giovedì 15 luglio 2010

La Santa Sede ha pubblicato l'aggiornamento delle norme canoniche sui "delicta graviora" (Apcom)


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Pedofilia, giro di vite in Vaticano (Repubblica)

MODIFICHE INTRODOTTE NELLE NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS: LE NUOVE NORME E LA LETTERA DELLA CDF AI VESCOVI ED AGLI ALTRI ORDINARI E GERARCHI INTERESSATI

LE NORME DEL MOTU PROPRIO “SACRAMENTORUM SANCTITATIS TUTELA” (2001): INTRODUZIONE STORICA A CURA DELLA CDF (da leggere ed imparare!)

Breve relazione circa le modifiche introdotte nelle Normae de gravioribus delictis riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede

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Stretta del Vaticano contro i reati sessuali

Ma non c'è l'obbligo di denuncia alla polizia

Roma, 15 lug. (Apcom)

Giro di vite in Vaticano sui "delitti eccezionalmente gravi".
La Santa Sede ha pubblicato l'aggiornamento delle norme canoniche sui "delicta graviora" che, oltre all'attesa sezione dedicata alla pedofilia, stabilisce norme più dure in materie come l'ordinazione femminile e l'eresia. In particolare, il Vaticano attribuisce maggiore potere alla Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero responsabile dell'ortodossia cattolica guidata a lungo dall'attuale Papa Ratzinger.
"Più specificamente - spiega il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - sono stati inseriti: i delitti contro la fede (cioè eresia, apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti gli Ordinari, ma la Congregazione diventa competente in caso di appello; la registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni sacramentali, sulle quali già era stato emesso un decreto di condanna nel 1988; l'attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure esisteva già un decreto del 2007".
Nessuna modifica normativa da parte del Vaticano sul delicato tema della collaborazione tra giustizia canonica e giustizia civile nel caso un prete sia accusato di pedofilia.
La Santa Sede ha pubblicato l'aggiornamento delle vigenti norme in materia, senza modificare la normativa attuale, che non prescrive - né vieta - la denuncia alle autorità civili da parte di un vescovo o di un sacerdote a conoscenza di abusi sessuali su minori.
"Un punto che non viene toccato, mentre spesso è oggetto di discussione in questi tempi, riguarda la collaborazione con le autorità civili. Bisogna tener conto che le norme ora pubblicate sono parte dell'ordinamento penale canonico, in sé completo e pienamente distinto da quello degli Stati", ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
La Congregazione per la Dottrina della Fede "sta attualmente studiando come aiutare gli Episcopati del mondo a formulare e sviluppare in modo coerente ed efficace le indicazioni e direttive necessarie ad affrontare la problematica degli abusi sessuali di minori da parte di membri del clero o nell'ambito di attività o istituzioni connesse alla Chiesa, con riguardo alla situazione e ai problemi della società in cui operano".

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Come puo' esserci obbligo di denuncia? Il vescovo non e' un pubblico ufficiale.
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci sono diversi motivi per cui un obbligo generalizzato ed universale di denuncia all'autorità civile sarebbe assurdo e disumano. Pretenderlo è dimostrazione o di ignoranza demagogica o di malafede.
Cito solo alcuni motivi:
1) né il Vescovo né il Superiore religioso sono pubblici ufficiali (come hai sottolineato);
2) molti stati nel mondo hanno ordinamenti giudiziari barbari, privi delle minime garanzie processuali o addirittura persecutori nei confronti di alcuni o tutti i gruppi religiosi;
3) i rapporti omosessuali portano ufficialmente ancora alla pena di morte in sette nazioni: Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland e Yemen. In Iran nel 2005 sono stati impiccati due minorenni omosessuali. Considerata la qualità della giustizia in alcuni paesi, potrebbe facilmente essere condannato a morte non solo un sacerdote innocente accusato di abuso omosessuale ma addirittura la sua vittima minorenne, se il giudice ritenesse che il rapporto fosse stato consenziente.
4) molte volte, come abbiamo visto, le vittime preferiscono rivolgersi all'autorità canonica perché il sacerdote sia laicizzato o privato di funzioni pastorali, e non coinvolgere la magistratura civile. In questi casi l'obbligo di denuncia civile ostacolerebbe l'emersione dei fatti anziché agevolarla.

Alberto