venerdì 6 agosto 2010

Festa della Trasfigurazione. Il Papa: guardare le cose del mondo con gli occhi di Dio


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Festa della Trasfigurazione. Il Papa: guardare le cose del mondo con gli occhi di Dio

La Chiesa celebra oggi la Festa della Trasfigurazione del Signore. Una ricorrenza – spiegano le catechesi di Benedetto XVI – che c’invita a guardare le cose del mondo con la prospettiva di Dio. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Guardare le tenebre con gli occhi della luce: bisogna salire in alto per avere lo sguardo di Dio sulle vicende del mondo. Gesù “salì sul monte a pregare”, racconta il Vangelo odierno. “La montagna – sottolinea il Papa – è il luogo della vicinanza con Dio. E’ lo spazio elevato, rispetto all’esistenza quotidiana, dove respirare l’aria pura della creazione. E’ il luogo della preghiera”. E “la Trasfigurazione è un avvenimento di preghiera: pregando Gesù si immerge in Dio … e così la luce lo invade”: ma “non esce dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto nel mondo”:

“Per un cristiano … pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”. (Angelus del 4 marzo 2007)

Sul Tabor, Pietro, Giacomo e Giovanni fanno un’esperienza eccezionale: contemplano la gloria del Figlio di Dio, pregustano un pezzetto di Paradiso; qui il grano è ormai separato dalla zizzania:

“Si tratta in genere di brevi esperienze, che Dio a volte concede, specialmente in vista di dure prove. A nessuno, però, è dato di vivere ‘sul Tabor’ mentre si è su questa terra. L'esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell'ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio". (Angelus del 12 marzo 2006)

Sarebbe bello rimanere sul Tabor. Ma si sale sul monte con Gesù per imparare a vedere il male con gli occhi del bene:

"Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno di Dio”. (Angelus del 17 febbraio 2008)

La Trasfigurazione è un forte invito ad entrare nella preghiera: solo un rapporto vero con Gesù ci mostra che “la vera bellezza è l'amore di Dio” che “sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della morte nella luce irradiante della risurrezione”:

“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. (Angelus del 4 marzo 2007)

Sul mistero della Trasfigurazione ascoltiamo il commento di don Michele Giulio Masciarelli, preside dell’Istituto teologico abruzzese-molisano, al microfono di Federico Piana:

R. – La prima osservazione che farei è che si tratta di un mistero manifestato. Questo corregge il nostro concetto di mistero come verità semplicemente impervia alla ragione. Il mistero cristiano si manifesta, è un mistero visto, guardato. E’, dunque, un atto, un atto trinitario di Dio, che viene sperimentato, perché ci sono testimoni.

D. – Come si può attualizzare questa Festa, mons. Masciarelli?

R. – La Chiesa ha bisogno della Trasfigurazione, ha bisogno di rifarsi le vesti nuove (le vesti di Gesù vengono trasfigurate, illuminate), ma soprattutto il volto nuovo. La Chiesa è quindi chiamata a questa trasfigurazione, che intanto è una trasfigurazione possibile. Questa è la prima cosa che direi: è una Festa di speranza, perché la Chiesa può trasfigurarsi, il singolo cristiano può trasfigurarsi. C’è questa bellissima pedagogia, che viene sottolineata da questa Festa: la fine illumina l’inizio e anche il frattempo. Questa è una Festa che anticipa la Pasqua, quasi a dire: se non sapessimo come finisce il tutto - che finisce nella gloria e che ci attende un Dio pieno di gloria e un Redentore glorificato, assiso alla destra del Padre, potente, glorioso e in grado di salvarci – non potremmo affrontare la croce, non avremmo la forza di traversare la difficoltà dell’esodo, le difficoltà e le umiliazioni, anche quelle che la Chiesa di oggi vive. E’ importante questa solennità, perché dà alla Chiesa la prospettiva mentre vive i suoi dolori. Direi inoltre che questa festa è importante anche perché ci indica nuovamente la via della bellezza: la via della bellezza per noi è necessaria. Senza bellezza non si vive. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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