giovedì 23 settembre 2010

Da oggi in libreria "La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato" di Aldo Maria Valli. La recensione di Marco Roncalli


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il pamphlet

Ratzinger? Dà fastidio perché parla della verità

Un volume del vaticanista Aldo Maria Valli ricostruisce alcuni casi in cui i mass media hanno voluto colpire la figura del Papa: da Ratisbona alla pedofilia

DI MARCO RONCALLI

Semplice coincidenza, consapevolezza ormai diffusa, o qualcosa di più…, arrivano in libreria diversi saggi che raccontano l’assedio cui da tempo è sottoposto mediaticamente - l’attuale pontefice. E che lo fanno offrendo spunti per coglierne le motivazioni apparenti e quelle nascoste, per individuare i principali artefici o gli involontari complici, per valutarne gli effetti immediati e le reali conseguenze.
Dopo Attacco a Ratzinger. Accuse e scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI di Andrea Tornielli e Paolo Rodari (Piemme), e mentre si attende Viva il Papa! Perché lo attaccano, perché difenderlo di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro ( Vallecchi), ecco ora La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato, un’analisi di Aldo Maria Valli (Lindau, pagine 180, euro 12)) che giunge in libreria nei giorni del viaggio papale nel Regno Unito.
Incredulo davanti alle tesi del complotto, ma certo di una convergenza di interessi di matrici culturali e politiche refrattarie al messaggio cristiano indicato senza sosta dal Papa, il vaticanista del Tg1 parte dal caso dei preti pedofili, dichiarando - dopo averlo condannato senza attenuanti - che gli è «impossibile tacere sul fatto che questo insieme di peccati e reati è stato strumentalizzato al fine di realizzare una delle più imponenti operazioni anticattoliche mai condotte, con l’obiettivo di screditare non solo la Chiesa ma anche e soprattutto l’attuale Papa».
Da qui il suo viaggio di cronista dentro questa e altre vicende che hanno visto nel mirino Joseph Ratzinger.
Attingendo ai suoi taccuini di questi ultimi anni, Valli torna qui sui diversi fronti in cui il pontefice si è messo al lavoro: «Sta cercando di eliminare abusi ed errori liturgici nati da letture troppo disinvolte del Concilio, sta facendo ogni sforzo per riportare nell’ovile i tradizionalisti lefebvriani, ha accolto gli anglicani desiderosi di tornare in comunione con Roma e sta proseguendo il dialogo con l’universo ortodosso.
Inoltre, nell’impostare il confronto con le altre religioni, ha fatto capire che la consapevolezza della propria identità non è un ostacolo per il dialogo ma il suo presupposto…». Se è pur vero che per il Papa non sono mancati momenti difficili - dalle frizioni con il mondo ebraico per la causa di beatificazione di Pio XII, allo scompiglio seguito alla revoca della scomunica al vescovo lefebvriano negazionista Williamson; dalle polemiche con settori oltranzisti dell’islamismo in seguito al discorso di Ratisbona alla mancata visita alla Sapienza, o agli attacchi subiti per il no al preservativo come mezzo per prevenire l’Aids - il saggio rende conto anche di successi indiscutibili per il pontefice. Come il viaggio in Turchia, la mano tesa ricevuta attraverso una lettera da 138 intellettuali islamici, la visita alla sinagoga romana. Nota in proposito l’autore: «È significativo che i successi siano scaturiti spesso proprio da quelle circostanze e da quelle parole che gli osservatori pregiudizialmente ostili al Papa hanno voluto far passare». Così fra falsi scoop e presunti scandali da prima pagina, stravolgimenti di 'lezioni' tenute o mancate, esibizione di pregiudizi anticristiani, resoconti impietosi di fatti come quelli del Belgio, dissolvendo su più d’un passaggio, Valli finisce per riproporre l’immagine del Benedetto XVI che ha messo al cuore del suo magistero la parola chiave verità -«la verità esiste e l’uomo è tale se la cerca e la riconosce»- e quella di un pontificato che - parole di Alain Besançon - «ha contro l’insieme della società moderna, quella nata dalla crisi degli anni ’60, con la sua nuova morale e la sua nuova religiosità».
Non solo. Valli finisce anche per disegnare qui -ostentandola - l’immagine della Chiesa che ora gli pare necessaria: quella con «i santi come punto di riferimento anziché il dibattito democratico», «la comunione con Gesù anziché il meccanismo delle maggioranze».

© Copyright Avvenire, 16 settembre 2010

6 commenti:

gemma ha detto...

gli attacchi li subiscono tutti coloro che ricoprono cariche rilevanti prima o poi, l'importante è l'impostazione della difesa. Io anzichè meravigliarmi degli attacchi onestamente mi sono sempre meravigliata dell'inerzia nella difesa quando addirittura della non difesa. E mi sono sempre chiesta, perchè è avvenuto questo? Perchè il Papa non è stato difeso ma spesso è stato lasciato solo a farsi carico di spettri del passato?
Ieri sera ho partecipato ad una discussione per me molto sgradevole, con persone piene di pregiudizi e notevole dose di anticipo di antipatia nei suoi confronti. Strada facendo hanno ammesso di non aver mai letto un suo discorso, ma, testuali parole: "ciò che sappiamo è quanto riportato dai giornalisti". Come dargli torto, soprattutto nei primi tempi del pontificato, quelli in cui ci si fa l'opinione iniziale delle persone, spesso quella utile per stabilire un feeling. Mi hanno snocciolato confronti, frasi fatte che non si sono inventati, perchè le conosco, di una strana messa in latino che nessuno celebra ma che tutti vedono restaurata. D'altronde, come dargli torto? Le rettifiche alle esagerazioni dei titoli o alle inchieste del new york times non ci sono mai..
Mi pare molto puerile e inutile gridare all'attacco ora, mi ricorda tanto quei "coccodrilli" con le sequenze migliori che tengono in rai. Ormai il danno è stato fatto e non si ricuce. E personalmente non ne leggerò nessuno di questi libri ormai tardivi, anche perchè impossibili trovarli. La grande distribuzione lo ignora Ratzinger e tutto ciò che lo riguarda, a meno che non sia scritto dai discepoli di verità e onestamente quando capito a Roma preferisco riempire la borsa coi libri suoi.
Oggi sono molto amara forse, ma gli voglio molto bene, e non perchè al Papa si deve voler bene, oltre al fatto che l'istigazione all'antipatia nei confronti delle persone la ritengo un danno morale

mariateresa ha detto...

sì cara, penso che tu sia un po' troppo amara.E' vero che certi ambienti sono un pochino refrattari a cambiare idea, li conosco, li frequento, ma cerco di non generalizzare.
Il mondo è grande vivaddio. E il mondo cattolico in particolare. Certo noi viviamo in un preciso punto della carta geografica e in un preciso periodo storico, ma non si decide certo tutto qui nei pochi chilometri quadrati dove viviamo noi.
Io non la vedo così nera: non credo che esistano cose irreversibili(a parte, purtroppo, certe malattie).Le opinioni vanno e vengono.Guardate Obama.
Certo io sorrido quando sento certi sermoni che non sono altro che ripetizioni a pappagallo di cose che ho letto sui "loro" giornali di riferimento.In quel caso chiedo: Che c'è? Mi vuoi convincere?O vuoi convincerti tu stesso?".A volte sembrano venditori di spazzole.
I libri sugli attacchi al Papa non li leggo nemmeno io.Le disgrazie non mi va di ripassarle , mi basta averle viste succedere.
Però il fatto che ci sono questi libri vuol dire che qualcuno li compra e c'è domanda e che ,soprattutto ,la misura è colma ed è evidente.
Sì, fa male vedere accadere certe evidenti ingiustizie, sì, ma non c'è niente di irreparabile e soprattutto non c'è niente di così volatile come l'opinione pubblica.

mariateresa ha detto...

eppoi, quando, avrai voglia di vedere il bicchiere dalla parte piena, potremo fare un discorso su tutte le cose positive che sono accadute. Forse non nella cerchia dei tuoi amici, ma sulla rete per esempio.

Anonimo ha detto...

Basta solo guardare cosa è successo in GB dove Protest the Pope ha fatto l'mpossibile, fallendo miseramente, per mandare a rotoli la visita. Eppure la gente era per le strade festante, i giovani, principalmente. Il Papa è stato ascoltato, capito, riconosciuto come credibile maestro e testimone, alla faccia di quelli che gli vogliono male. A coloro che lo criticano con me, e ci vuole un certo coraggio perché non ci vado leggera, chiedo sempre se hanno letto i suoi libri, ascoltato le sue catechesi, seguito i suoi viaggi apostolici. La risposta è invariabilmente no. Il mio consiglio allora è di dimostrare di avere un cervello pensante, liberarsi dai pregiudizi, informarsi e, eventualmente, criticare, ma dopo, non a priori solo perché lo scrive repubblica. Ebbene noto che sempre più vanno modificando le loro posizioni. Ha ragione Mariateresa, nulla è sempre uguale e nulla, grazie a Dio è più modificabile della opinione pubblica. Vedi Obama, appunto :-)
Alessia

mariateresa ha detto...

inoltre bisogna considerare chein Italia pochi leggono i giornali di carta e infatti fanno schifo. ha molto più peso la televisione.
Ora nella gente comune è più facile che prenda piede il pregiudizio perchè è tedesco il nostro Papa piuttosto che per gli editoriali di Scalfari.Poi, in un certo mondo è vero si leggono solo certi giornali, certi libri e certi autori. E così di autismo in autismo si resta cronioli e impassibili nelle proprie convinzioni.Fino a quando non si passa a miglior vita.
Ma questi qui non cambierebbero opinione perchè lo dice la Santa Sede , perchè padre Lombardi rettifica o smentisce o anche facesse Fregoli per l'interventismo. No no. Questi cambiano idea solo se i giornali di riferimento lo dicono.Solo se lo detta la linea.
Guardate io ho amici così e il Papa la fa giusta solo se lo hanno letto su Repubblica nel qual cosa me lo comunicano con condiscendenza.
Cosa volete che vi dica.Anche questi sono casi umani.

mariateresa ha detto...

solo una cosa poi non rompo più.
Guardate la home di repubblica. C'è la solita raccolta di firme, non discuto adesso l'oggetto della mobilitazione, non ne ho voglia eppoi non ha importanza l'oggetto. Se l'oggetto fosse "Mio nonno si fa le pere" io credo che le solite 200.000 firme le raccolgono lo stesso.
Questo gruppone di persone pensa in collettivo, agisce in collettivo e ha venduto il senso critico a un'asta televisiva.