martedì 7 settembre 2010
Il 16 settembre inizia dalla Scozia il viaggio nel Regno Unito. La terra di san Niniano attende Benedetto XVI. Il commento del card. O'Brien
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Il 16 settembre inizia dalla Scozia il viaggio nel Regno Unito
La terra di san Niniano attende Benedetto XVI
di Keith Michael Patrick O'Brien
Cardinale, arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh,
presidente della Conferenza episcopale di Scozia
Benedetto XVI arriverà a Edimburgo il 16 settembre per una visita di quattro giorni nel Regno Unito. La capitale della Scozia è anche la sede dell'arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, che accoglierà il Papa. Immediatamente dopo l'arrivo, il Pontefice sarà condotto al palazzo reale di Holyrood House, dove avrà un incontro storico con Sua Maestà la Regina Elisabetta, alcuni membri del Governo, parlamentari e altre autorità provenienti dalla Scozia, dall'Inghilterra, dal Galles e dall'Irlanda del Nord.
I cattolici di Scozia sono orgogliosi di poter dare il benvenuto al Pontefice all'inizio della sua visita, nel giorno della festa di san Niniano di Galloway, apostolo della Scozia. La tradizione narra di come Niniano avesse viaggiato da Roma, dove era stato ordinato vescovo, e fosse arrivato in Scozia più di millecinquecento anni fa, nel 397. Egli fondò una piccola comunità cristiana nella punta all'estremo sud della Scozia, che denominò White House e oggi nota con il nome di Whithorn, secondo la corruzione dialettale. Essa oggi rivendica di essere la prima cittadina scozzese e una delle prime colonie del Paese.
Sebbene la mancanza di tempo, in un programma di visita molto serrato, non consentirà a Benedetto XVI di visitare Whithorn, san Niniano sarà ugualmente presente nel corso della giornata. Mentre il Papa si troverà a Holyrood Palace, una parata si svolgerà nel centro di Edimburgo per ricordare la festa del santo, con la partecipazione di bambini provenienti dalle scuole di tutta la Scozia. Ci sarà uno spettacolo teatrale storico all'aperto, che farà rivivere importanti momenti dello sviluppo del territorio oggi conosciuto con il nome di Scozia; il patrimonio culturale scozzese sarà celebrato con la tradizionale musica delle cornamuse.
Dopo essersi congedato dalla Regina Elisabetta, Benedetto XVI attraverserà con la papamobile il centro di Edimburgo, dove sarà festeggiato da bambini e da altre persone riunite per assistere a un evento storico. Dopo la pausa pomeridiana, Benedetto XVI si dirigerà alla volta di Glasgow. Anche qui passerà di nuovo tra la folla a bordo della papamobile diretto a Bellahouston Park, dove celebrerà la messa davanti a più di centomila persone, alle quali si uniranno milioni di altre in tutto il mondo, che assisteranno all'evento attraverso la televisione o via internet.
I cori riuniti di parecchie centinaia di cantanti, insieme ai musicisti accompagnatori, coadiuveranno la celebrazione della messa per la festa di san Niniano. Attendiamo con trepidazione di sentire le parole che il Papa ci rivolgerà nella sua omelia.
In vista della sua recente decisione di istituire un Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, le parole che egli rivolgerà al popolo scozzese assumeranno un valore particolare. Viviamo in una terra dove più di millecinquecento anni fa furono gettati i primi semi del Vangelo. Essi ne fecero una terra di santi e di studiosi, nota per avere dato i natali a missionari come Columba, a sante donne e uomini come Margherita, regina di Scozia, a studiosi come Giovanni Duns Scoto, e per essere la sede di rinomate comunità monastiche, quali le Border Abbeys, e di famosi centri di istruzione sviluppatisi grazie alla fondazione da parte della Chiesa di grandi università nel periodo tardomedievale.
Una grande rottura con il passato si verificò nel sedicesimo secolo a causa della riforma protestante, quando quasi tutta la popolazione della Scozia continentale e di molte delle isole abbandonò gradualmente la fede cattolica dei propri antenati per abbracciare il presbiterianesimo. La celebrazione della messa venne proibita e i sacerdoti furono perseguitati ed espulsi.
Un caso famoso fu quello del sacerdote gesuita John Ogilvie, arrestato mentre celebrava per la minuscola comunità cattolica di Glasgow. Fu imprigionato e giustiziato nel 1615. E nel 1976 fu canonizzato da Paolo VI.
Dalla morte di John Ogilvie fino all'arrivo degli immigrati cattolici dall'Irlanda all'inizio del xix secolo, non rimasero praticamente cattolici nelle città e nei paesi principali della Scozia. Gradualmente, però, cominciò a stabilirsi una popolazione cattolica. La maggior parte di queste persone era tuttavia povera e incolta. Il bisogno di istruzione dei figli degli immigrati cattolici era molto sentito e man mano che la popolazione cattolica cresceva, altrettanto aumentava il numero di sacerdoti, di religiose e religiose che giungevano per prendersi cura di loro. L'educazione cattolica veniva fornita accanto a quella impartita nelle scuole e ispirata a un'etica presbiteriana. Nonostante la qualità dell'istruzione ricevuta, i giovani cattolici trovavano praticamente impossibile avere accesso all'istruzione universitaria e alle professioni. Incoraggiata e sostenuta dalla perseveranza di sacerdoti, fratelli e, in misura molto significativa, di congregazioni religiose femminili, la piccola ma crescente comunità continuò a credere nel valore dell'educazione. Così, con lungimiranza e molti sacrifici, fu compiuto ogni sforzo per far sì che i bambini potessero frequentare la scuola cattolica. Un piccolo numero di membri illuminati della società più vasta sostenne tali sforzi fin dall'inizio, tanto che il sistema scolastico cattolico poté crescere e svilupparsi in parallelo con quello fornito dal Governo, finché nel 1918 lo Stato acconsentì ad assumersi la responsabilità finanziaria e amministrativa delle scuole cattoliche, permettendo allo stesso tempo alla Chiesa di mantenere la responsabilità direttiva, assicurando in questo modo, all'interno del settore statale, la gestione cattolica e l'identità delle scuole cattoliche, che continuano tutt'oggi.
La popolazione cattolica in Scozia continuò a crescere durante la seconda metà del xix secolo e la prima metà del XX. A quanti erano giunti dall'Irlanda si aggiunsero altri provenienti dall'Italia e dall'Europa centrale e orientale. Nel xx secolo i cattolici diedero un contributo sempre più grande all'intera società scozzese, nei luoghi di lavoro e nelle professioni. Hanno continuato a esserci forti legami con le altre comunità cattoliche, specialmente con l'Irlanda, dove ancora oggi molti dei sacerdoti che servono la Chiesa in Scozia hanno le loro radici. Legami con i cattolici scozzesi possono trovarsi in Canada dove, nella diocesi di Antigonish (il cui patrono è san Niniano), i discendenti cattolici degli immigranti scozzesi parlano ancora gaelico.
Altri legami possono essere ricondotti all'Australia ed è con grande gioia e orgoglio che i cattolici scozzesi, specialmente quelli della diocesi di Argyll and The Isles, attendono con trepidazione la canonizzazione, nell'ottobre di quest'anno, della beata Mary MacKillop, i cui genitori emigrarono dalla Scozia in Australia nel xix secolo.
Nel 1982 Giovanni Paolo II visitò la Scozia e lasciando un ricordo duraturo non solo tra i cattolici ma anche nella più vasta comunità cristiana e nell'intera società. Incoraggiò la Chiesa cattolica di Scozia ad avere un ruolo decisivo nella vita del Paese e specialmente ad andare avanti nel dialogo ecumenico con i fratelli e le sorelle cristiani.
In questo 2010 noi attendiamo con trepidazione la visita di Benedetto XVI mentre guardiamo al futuro con sicurezza. In anni recenti la comunità cattolica è diventata più ricca, grazie a una nuova ondata di immigrazione dall'Europa centrale e orientale, specialmente dalla Polonia, e dall'India meridionale. Il bisogno di un dialogo tra le religioni è diventato molto più pressante di quanto non fosse trent'anni fa. Confidiamo che la voce del Papa sarà ascoltata dai nostri fratelli e sorelle in Cristo, dalle genti di altre religioni e da tutte le persone di buona volontà.
Da parte nostra, come cattolici possiamo essere sicuri che egli ci confermerà nella fede e ci darà l'incoraggiamento e il sostegno di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfide del presente e continuare a testimoniare Cristo che è via, verità e vita.
(©L'Osservatore Romano - 8 settembre 2010)
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