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L’allarme del Papa
«I giovani, vittime della precarietà sul lavoro»
GIACOMO GALEAZZI
Altolà del Papa alla precarietà del lavoro: «I giovani sono vittime della cultura dell’incertezza».
Commemorando il predecessore «sociale» Leone XIII, Joseph Ratzinger esorta le nuove generazioni a radicarsi nei «saldi» valori della fede, mentre oggi «si esalta l’incertezza, la mobilità, la volubilità e una cultura indecisa riguardo ai principi in base ai quali orientare e regolare la propria vita».
I cattolici siano «radicati in Cristo e aperti al dialogo». Il giovane è «come un albero in crescita e per svilupparsi bene ha bisogno di radici profonde, che, in caso di tempeste di vento, lo tengano ben piantato al suolo». L’edificio in costruzione «esige valide fondamenta perché la casa sia solida e sicura». Benedetto XVI invita i credenti a «una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura». E’ questa, secondo il Papa, la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni. No, quindi, al lavoro precario e alla scappatoia di un futuro senza solide fondamenta.
© Copyright La Stampa, 6 settembre 2010
1 commento:
Uno che ha "compreso in pieno" l'esortazione del Papa, a radicarsi nei saldi valori della fede, è stato Don Romano Frigo, giovane e brillante parroco di un paese del Padovano, Cervetara, che sembra abbia decisamente preferito l'amore di una neo laureata, giovane e carina, a quello di Cristo, per cui probabilmente verrà dispensato dal ministero. Pare che il Vescovo di Padova lo avesse invitato "ad un periodo di riflessione" (ipocrito lessico linguistico religioso per rimediare, se possibile, alla devianza da sesso), ma sembra che il prete-ciclista preferisca le intimità femminili all'amore spirituale per Cristo e la Chiesa.
Il Veneto è regione che ha sempre dato molti presbiteri alla Chiesa Cattolica; ultimamente ha prodotto anche diversi preti cedevoli alle lusinghe del sesso.
I fedeli sono sconcertati, magari disponibili a "perdonare" le debolezze umane dei presbiteri, ma pocco convinti della loro predicazione, per il divario evidente tra la predicazione e le opere.
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