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Il Papa all’Angelus: San Vincenzo de’ Paoli e Chiara “Luce” Badano, esempi di amore che porta alla felicità. Giovedì il rientro in Vaticano
“Dio ama i poveri” e il “destino eterno”, ma anche la felicità di ciascuno dipende dalla sua volontà di saper fare altrettanto nel corso della vita. All’ultimo Angelus da Castel Gandolfo – giovedì prossimo farà rientro a Roma – Benedetto XVI mette in luce un atteggiamento tipicamente cristiano, ispirato dal Vangelo della domenica, che presenta la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. E di modelli di carità vissuta il Papa ha parlato prima della preghiera mariana, riferendosi a San Vincenzo de’ Paoli, a 350 anni dalla morte, e a Chiara “Luce” Badano, la giovane piemontese beatificata ieri a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:
L’egoismo inaridisce un’anima fino a perderla. L’amore – ma non un superficiale sentimento, bensì la carità che arriva al servizio dei poveri – la fa vivere e le guadagna l’immortalità. Il bianco e il nero della celebre parabola, Lazzaro che si ciba degli avanzi del ricco e insensibile Epulone, fanno riecheggiare un messaggio che non lascia adito a compromessi. Il messaggio, ha affermato Benedetto XVI, non parla solo dell’uso giusto o sbagliato che si può fare della ricchezza, ma sottolinea che “il Signore ci parla mediante le Scritture” e che bisogna “vivere secondo la sua volontà, altrimenti dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi”:
“Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.
Da duemila anni, esempi di persone che abbiano vissuto in piena coerenza con questo ideale di carità illuminano la storia della Chiesa. Il Papa ne ha citate due, una antica e una recentissima. La prima figura è stata quella di San Vincenzo de’ Paoli, al centro della memoria liturgica di domani e soprattutto di celebrazioni che ne ricordano i 350 anni dalla nascita. San Vincenzo, ha ricordato il Pontefice, fondò le “Figlie della Carità”, prima congregazione femminile a vivere la consacrazione “nel mondo”, in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi ed è il patrono delle organizzazioni caritative cattoliche:
“Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette “Charitées”, le “Carità”, cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”.
Il secondo esempio, da poche ore elevato a modello dalla Chiesa, è quello di Chiara Badano, la giovane italiana morta a 19 anni nel 1990 dopo un’inguaribile e dolorosa malattia, che innamorata di Cristo e della Chiesa pur nella sua breve vita “è stata per tutti – ha detto il Papa – un raggio di luce, come dice il suo soprannome: “Chiara Luce”:
“La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: “Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono”. Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita.
Nei saluti in sei lingue, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari ai vari gruppi vincenziani presenti all’Angelus e ai Fratelli della Società dell’Apostolato Cattolico (Pallottini). Un saluto in lingua italiana è andato anche agli studenti dell’Aquinas College di Sydney, ai quali il Papa ha detto di conservare “un ricordo sempre vivo” per la città e per la “memorabile” Giornata mondiale della Gioventù. E un “arrivederci” conclusivo Benedetto XVI lo ha rivolto agli abitanti di Castel Gandolfo, annunciando per giovedì prossimo il rientro al Palazzo Apostolico in Vaticano.
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