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Al Sinodo per il Medio Oriente, l'intervento di due esponenti musulmani. Puntare alla comprensione reciproca tra Cristianesimo e Islam
Presenza significativa, oggi, al Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, in corso in Vaticano sulla tema della “comunione e testimonianza”. Nel pomeriggio, infatti, sono intervenuti in Aula due esponenti musulmani: il sunnita Al-Sammak, consigliere politico del Gran Mufti in Libano, e lo sciita Ayatollah Damad, docente di diritto all’Università di Teheran. Al centro dei loro discorsi, pronunciati alla presenza del Papa, il dialogo tra l’Islam e la cristianità. Il servizio di Isabella Piro:
Comprensione reciproca. Questo il filo conduttore degli interventi dei due esponenti islamici per descrivere i rapporti tra cristiani e musulmani. In particolare, lo sciita Damad ribadisce: la stabilità del mondo si può raggiungere solo se tutti possono vivere senza paura dell’altro. Ed è quindi essenziale che i fedeli di ogni religione possano esercitare i propri diritti senza vergogna. Certo, continua l’invitato speciale, nel corso del tempo ci sono stati momenti bui nei rapporti tra cristiani e musulmani e sussistono ancora punti di vista reazionari, ma ci sono Paesi islamici in cui i cristiani vivono fianco a fianco con i musulmani. Ed è questa la strada da seguire. Gli fa eco il sunnita Al-Sammak: condividiamo la sofferenza dei cristiani, dice, soprattutto dopo l’11 settembre che ha scatenato una fobia dell’Islam. Ma ora siamo chiamati a lavorare insieme nel rispetto dei diritti e dei doveri, nella lotta all’estremismo, nella promozione della cultura dell’amicizia e del perdono. Perché una presenza cristiana in Oriente che opera insieme all’Islam è una necessità per il mondo intero. Ma il Sinodo è stato punteggiato anche da tanti altri temi, come l’immigrazione, definita un diritto inalienabile, in linea con il rispetto della libertà e della dignità umana, l’urgenza di potenziare la comunicazione guardando anche alla tecnologia digitale, l’ecumenismo, vera sfida della Chiesa contemporanea ed il recupero della famiglia come Chiesa domestica.
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