martedì 19 ottobre 2010

È un testo personale e importante, quello che Benedetto XVI ha inviato ai seminaristi. Parole rivolte anzitutto ai futuri preti ma più in generale ai contemporanei (Vecchi)

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“I nazisti mi dissero che alla Germania non servivano preti”

di Gian Guido Vecchi

«Nel dicembre 1944, quando fui chiamato al servizio militare, il comandante di compagnia domandò a ciascuno di noi a quale professione aspirasse per il futuro. Io risposi di voler diventare sacerdote cattolico.
Il sottotenente replicò: allora lei deve cercarsi qualcos’altro. Nella nuova Germania non c’è più bisogno di preti».
La «nuova Germania» era quella nazista, allora Joseph Ratzinger aveva appena diciassette anni e Benedetto XVI, scrivendo ai seminaristi di tutto il mondo, ricorda: «Sapevo che questa "nuova Germania" era già alla fine, e che dopo le enormi devastazioni portate da quella follia sul Paese, ci sarebbe stato bisogno più che mai di sacerdoti».
Ecco il punto: la situazione, certo, «oggi è completamente diversa», dice il Papa. «In vari modi, però, anche oggi molti pensano che il sacerdozio cattolico non sia una "professione" per il futuro, ma che appartenga piuttosto al passato». E invece no, ai ragazzi che hanno deciso di entrare in seminario «contro tali obiezioni e opinioni» il pontefice scrive: «Avete fatto bene a farlo.
Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione», così come «il mondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori, oggi, domani e sempre, fino a quando esisterà».
È un testo personale e importante, quello che Benedetto XVI ha inviato ieri. Parole rivolte anzitutto ai futuri preti ma più in generale ai contemporanei, «per noi Dio non è un’ipotesi distante, non è uno sconosciuto che si è ritirato dopo il big bang: Dio si è mostrato in Gesù Cristo».
Ancora una volta il Papa richiama all’essenziale della fede, nel mondo in cui Dio è diventato per molti, specie nel «Primo mondo» occidentale, «il Grande Sconosciuto».
E, ancora una volta, come a mettere in evidenza quanto senta drammatica e pericolosa «l’esclusione di Dio», Joseph Ratzinger attinge ai propri ricordi, all’esperienza traumatica di chi ha passato infanzia e adolescenza sotto «la tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società».
Solo il mese scorso lo ha ripetuto quattro volte. Ai giovani della Gmg ha spiegato come lui e gli altri ragazzi si sentissero «rinchiusi dal potere dominante», sotto Hitler: «Il mondo senza Dio diventa un inferno».
Poi, all’ambasciatore tedesco, ha citato i martiri cristiani che si opposero al nazismo, «ci si potrebbe domandare se vi siano ancora oggi dei cristiani che, senza compromessi, si fanno garanti della propria fede».
E infine, durante il suo viaggio britannico, ha elogiato davanti a Elisabetta II la resistenza del Regno Unito ai nazisti, grazie alle sue «profonde radici cristiane»; e nel giorno della beatificazione di Newman, teologo della coscienza libera, ha rammentato la «Battle of Britain» e confidato la propria «commozione» nel trovarsi là, «per me, che ho vissuto e sofferto lungo i
tenebrosi giorni del regime nazista...».
Ecco perché il pontefice, nella lettera, è tornato a parlare del proprio «dolore» per le «distruzioni» provocate da quei «sacerdoti che hanno sfigurato il loro ministero con l’abuso di bambini e giovani».
Il mondo che «ha bisogno di Dio» ha bisogno di preti autentici: consapevoli che «il sacerdote non è l’amministratore di una qualsiasi associazione, di cui cerca di mantenere e aumentare il numero dei membri» ma «il messaggero di Dio tra gli uomini». Così il Papa invita i seminaristi allo studio e insieme alla sensibilità per «la pietà popolare», soprattutto li esorta a «non perdere mai il contatto interiore con Dio». L’abuso «è da riprovare profondamente», bisognerà essere «più vigilanti e attenti», ma tutto ciò «non può screditare la missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura», conclude Benedetto XVI: «Grazie a Dio, tutti conosciamo sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede, i quali testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si può giungere ad un’umanità autentica, pura e matura».

© Copyright Corriere della sera, 19 ottobre 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Caterina63 ha detto...

Un testo PERSONALE?????
ma per favore!!!!

NON è affatto un testo personale!!!
e' un testo MAGISTERIALE...
un testo verso il quale ogni Cattolico che dir si voglia, ed ogni Seminarista DEVE OBBEDIENZA FILIALE ED ECCLESIALE....