venerdì 22 ottobre 2010

Il Papa riceve gli ambasciatori di Romania e Corea del Sud: «Vita e famiglia, al centro dello sviluppo» (Liut)

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Il Papa: «Vita e famiglia, al centro dello sviluppo»

Ricevendo gli ambasciatori di Romania e Corea del Sud

DI MATTEO LIUT

Il rispetto della dignità umana, la difesa della famiglia e della vita, l’educazione e l’attenzione agli ultimi sono i pilastri su cui ogni società deve fondarsi per costruire il proprio futuro. E in tutti i Paesi del mondo la Chiesa cattolica offre il proprio servizio per promuovere e far crescere questi valori. Lo ha ricordato ieri mattina Benedetto XVI, che, in due distinti incontri, ha ricevuto i nuovi ambasciatori della Corea del Sud e della Romania, che hanno presentato le loro lettere credenziali.

Romania: educare per guarire le ferite

Davanti all’ambasciatore romeno Bogdan Tataru- Cazaban, il Papa ha ricordato che «l’eredità lasciata dal comunismo è difficile da gestire a causa della disintegrazione della società e dell’individuo che esso ha favorito». Per questo nel processo di rinnovamento per superare le «profonde ferite» dopo «oltre 40 anni di privazioni» «occorre affrontare molte nuove sfide al fine di evitare che la società romena non sia basata unicamente sulla ricerca del benessere e sull’attrazione del guadagno». In questo processo di ricostruzione del vincolo sociale, inoltre, «la famiglia è al primo posto», ha sottolineato il Pontefice. E «con la famiglia, è importante favorire l’esistenza di un sistema educativo che incoraggi le giovani generazioni e dia loro la formazione alla quale hanno diritto». La famiglia e l’educazione, insomma, per Benedetto XVI «sono il punto di partenza per combattere la povertà e per contribuire anche al rispetto di ogni persona, al rispetto delle minoranze, al rispetto della famiglia e della vita stessa. Sono l’humus in cui si radicano i valori etici fondamentali e in cui può crescere la vita religiosa». Proprio per quanto riguarda quest’ultima dimensione «è opportuno porre rimedio alle ingiustizie ereditate dal passato – ha detto il Papa –, senza aver paura di rendere giustizia ». In questo contesto «la Chiesa cattolica desidera continuare a offrire alla Romania un contributo specifico», sia coltivando il dialogo «con comunità cristiane non cattoliche», sia favorendo la crescita delle relazioni con lo Stato. E a questo proposito il Papa ha auspicato la ripresa dei lavori della Commissione mista istituita nel 1998.

Corea del Sud: una crescita solidale e fraterna

Contesto diverso ma analogo ruolo pubblico per i cattolici anche in Corea del Sud: nel discorso all’ambasciatore Han Hong-soon Benedetto XVI, infatti, ha ricordato che anche in questo Paese «la Chiesa locale contribuisce ad alimentare e a promuovere valori di solidarietà e fraternità che sono essenziali per il bene comune di qualsiasi comunità umana». La Corea, ha notato il Papa, ha conosciuto una notevole crescita economica, che l’ha resa non più «mero destinataria di aiuto » ma anche «Paese donatore». «Vi sono pericoli impliciti nella rapida crescita economica – ha detto Ratzinger –, che fin troppo facilmente può trascurare considerazioni etiche cosicché gli elementi più poveri nella società tendono a essere esclusi dalla giusta condivisione della prosperità della nazione». Per questo occorre «rinnovare i fondamenti etici di tutta l’attività politica ed economica». Il Pontefice ha poi esortato a un «impegno a garantire che la giustizia sociale e la sollecitudine per il bene comune crescano accanto alla prosperità materiale». Un impegno nel quale la Chiesa è «pronta e desiderosa di collaborare con il Governo», come dimostra il recente Congresso del laicato cattolico asiatico svoltosi a Seul e nel quale è già impegnata «per mezzo della sua rete di scuole e dei suoi programmi pedagogici», con «l’attività caritativa» a favore degli ultimi. Quest’opera implica «un impegno esplicito a difendere la vita umana in ogni suo stadio, dal concepimento alla morte naturale, a promuovere una vita familiare stabile secondo le norme del diritto naturale e a edificare giustizia e pace ovunque vi sia conflitto». A tal proposito il Papa ha riconosciuto un «ruolo attivo» alla Corea nella comunità internazionale a favore della pace.

© Copyright Avvenire, 22 ottobre 2010

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