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«Saldi nella fede e impegnati per la pace»
Il Sinodo del Medio Oriente prepara il Messaggio finale
DA ROMA SALVATORE MAZZA
Il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si appresta a lanciare «un appello al mondo per la pace» nella regione e «un richiamo ai cristiani a non temere, ad essere saldi nella fede», se necessario «fino al martirio», e «a non emigrare altrove». Sarebbe questo, secondo quanto anticipato all’agenzia Sir dal vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei in Iraq, monsignor Shlemon Warduni, il nucleo centrale del Messaggio finale del Sinodo, la cui bozza è al momento sottoposta alla valutazione dell’Assemblea, che lo renderà pubblico domani.
«Restare per cooperare con i propri Paesi per la giustizia e il bene comune», ha detto Warduni, il quale ha sottolineato come «ora che torneremo a casa racconteremo ai nostri fedeli ciò che abbiamo detto, e che abbiamo preso l’impegno di fare il nostro meglio per migliorare la situazione così che i cristiani possano vivere con tranquillità, dare testimonianza ai fratelli musulmani, forti della parola 'Io sarò con voi fino alla fine'».
Analoga anticipazione, nel corso di un briefing , è poi venuta da Dimitrios Salachas, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino residenti in Grecia, il quale ha confermato che nel Messaggio finale ci sarà un «appello alle istanze politiche per l’emigrazione e l’accoglienza di coloro che lasciano le loro terre e per invocare pace e giustizia».
Ieri mattina, intanto, è stato approvato alla XII Congregazione generale – alla quale era presente anche il Papa – l’'Elenco unico' delle Propositiones , ovvero le proposte che saranno votate sabato mattina e consegnate a Benedetto XVI. L’Elenco comprende 41 proposizioni ('sintesi', operata mercoledì scorso dalla segreteria, delle 194 consegnate dai gruppi di lavoro ristretti), che sono adesso nuovamente all’esame dei Circoli minori per gli eventuali emendamenti, e che torneranno in aula sabato mattina per l’approvazione finale. Secondo quanto anticipato da L’Osservatore Romano oggi in edicola, i principali argomenti proposti riguardano «l’importanza della presenza cristiana in Medio Oriente e il dovere di proteggere l’identità delle Chiese orientali cattoliche; il rafforzamento della comunione in seno alla Chiesa cattolica tra vescovi, clero e fedeli ( ad intra), e con le altre Chiese e comunità ecclesiali ( ad extra); il sostegno alle iniziative ecumeniche e al dialogo con ebrei e musulmani; l’attenzione ai problemi legati all’emigrazione e all’immigrazione da e verso i Paesi dell’area; la promozione della libertà religiosa, comprese quelle di culto e di coscienza».
Tra gli interventi in aula di ieri, c’è stato anche quello dell’arcivescovo ortodosso di Cipro Chrysostomos II, uno dei «delegati fraterni» invitati da papa Ratzinger in rappresentanza delle altre Chiese cristiane. Nel suo discorso letto in aula dal reverendo Demosthenis Demosthenous, è stato sottolineato come «Cipro è l’unica nazione dell’Unione Europea dove gran parte del proprio territorio si trova sotto occupazione, dove quasi la metà della sua popolazione, scacciata con violenza dalle case paterne, sono profughi, mentre 520 chiese e altri venerabili luoghi sacri e mete di fervente devozione vengono distrutti, saccheggiati e trasformati in centri di divertimento o addirittura in stalle per gli animali». Per questo, ha ribadito Chrysostomos II, «i cristiani di Cipro chiedono e aspettano di avere il vostro aiuto e il vostro sostegno per la giusta lotta per il ritiro dalla nostra isola dell’esercito invasore turco e dei coloni che si sono insediati in essa».
© Copyright Avvenire, 22 ottobre 2010
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