venerdì 22 ottobre 2010

Il Papa all'ambasciatore dell'Ecuador: i vescovi non possono rimanere neutrali di fronte ai grandi problemi o alle aspirazioni dell’essere umano (Sir)

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BENEDETTO XVI: ALL’AMBASCIATORE ECUADOR, “I VESCOVI NON POSSONO RESTARE NEUTRALI”

I vescovi “sono consapevoli di non dover entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Però non possono nemmeno rimanere neutrali di fronte ai grandi problemi o alle aspirazioni dell’essere umano, né rimanere indifferenti quando è il momento di lottare per la giustizia”: lo ha detto oggi Benedetto XVI, parlando all’ambasciatore dell’Ecuador Luis Dositeo Latorre Tapia, durante la presentazione delle Lettere credenziali. “Le autorità ecuadoriane – ha affermato il Papa – presteranno un grande servizio al Paese contribuendo all’insigne patrimonio umano e spirituale, da cui trarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri di ogni comunità umana degna di questo nome, come la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, così come la altre libertà civili, per realizzare una autentica condizione di vera giustizia sociale”. Tutto ciò “a partire dall’appoggio e tutela, anche in termini giuridici ed economica, della cellula originaria della società, che è solo la famiglia fondata sull’unione matrimoniale tra uomo e donna”. Importanti, secondo il Papa, sono anche i programmi per “sradicare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo, la corruzione”.
A proposito della riforma educativa di cui sta discutendo molto in Ecuador, il Papa è intervenuto ricordando l’impegno della Chiesa “nell’istruzione dei bambini e dei giovani” soprattutto “nelle regioni più isolate e povere della nazione”. “E’ giusto non ignorare questo arduo compito ecclesiale – ha sottolineato Benedetto XVI -, esempio di una sana collaborazione con lo Stato”. L’autorità pubblica, ha precisato più avanti, “deve garantire il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose e i propri criteri etici”. In questa prospettiva, “è importante che l’autorità pubblica rispetti l’identità specifica e l’autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in sintonia con il modus vivendi sottoscritto più di settanta anni fa tra Repubblica dell’Ecuador e Santa Sede. D’altra parte, in virtù dei diritti educativi, i genitori devono poter contare sulla libertà di educazione promossa anche all’interno delle istituzioni scolastiche statali, dove la legge continuerà a garantire l’insegnamento della religione”.

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