martedì 16 novembre 2010

Il Papa, l’agricoltura, gli stili di vita. La vecchia fatica e il nuovo compito (Marina Corradi)

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Le memorie scomode del cardinale Biffi (Magister)

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Vittadini: il Papa sceglie persona e sussidiarietà (Sussidiario)

Vietato pregare (e anche lamentarsi). La persecuzione anticattolica nella Spagna repubblicana (Osservatore Romano)

La tua firma per salvare Asia Bibi e il Pakistan (AsiaNews)

Abusi, in missione per conto del Papa in Irlanda (Galeazzi)

"Caritas in Veritate", anche nel mondo sanitario (Villa)

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Nel preconcistoro il neo-Card. Burke potrebbe svolgere una critica espressa dell'ecumenismo alla Kasper

Mons. Leonard apre una parrocchia di Bruxelles all'apostolato della Fraternità di San Pietro

Irlanda. Al via la visita apostolica del cardinale O'Malley (R.V.)

Sanità, Mons. Zygmunt Zimowski (Santa Sede): la lotta all'Aids ed il problema dei migranti siano fra le priorità (Izzo)

Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la salute: equità e umanità nella cura dei pazienti (R.V.)

Le parole del Papa all'Angelus nel commento dell'economista Stefano Zamagni (Galeazzi)

Messa a Roma per i cristiani iracheni uccisi il 31 ottobre a Baghdad

La riflessione economica del Papa all'Angelus: il commento del prof. Dell'Arringa (Radio Vaticana)

Il Papa ai vescovi brasiliani: "La Conferenza episcopale promuove l'unione di sforzi e di intenzioni dei vescovi, divenendo uno strumento che permette loro di condividere gli oneri; deve però evitare di collocarsi come una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ognuno dei vescovi, vale a dire che non deve mutare il suo rapporto con la rispettiva Chiesa particolare e con il collegio episcopale né costituire un intermediario fra il vescovo e la Sede di Pietro" (Discorso)

Il Papa ai vescovi brasiliani: Le Conferenze Episcopali non esproprino il ruolo dei vescovi. I Cristiani siano un punto di riferimento per la società civile. Benedetto XVI fa gli auguri al Brasile: riscopra l'identità nel Vangelo (Izzo)

Il Papa: contro la crisi economica cambiare gli stili di vita (Giansoldati)

Iraq, Frattini: pronta una risoluzione Onu per difendere i Cristiani (Apcom)

Manifestazioni a sostegno dei Cristiani iracheni a Parigi, Lione, Bruxelles, Stoccolma (La Croix)

Padre Samir Khalil Samir: La fuga dei cristiani dal Medio Oriente, e quindi la loro scomparsa da questa regione, sarebbe una doppia perdita: prima per il Cristianesimo ma anche e soprattutto per il mondo islamico (Sir)

Inizio Visita Apostolica a Dublino, card. Sean O’ Malley: "Sono venuto per ascoltare il vostro dolore, la vostra rabbia, ma anche le vostre speranze e aspirazioni" (Sir)

Inizio Visita Apostolica in Irlanda, Mons. Martin: “Non c'è mai rinnovamento nella Chiesa, senza pentimento e conversione” (Sir)

Nuova composizione del Collegio Cardinalizio (Radio Vaticana)

Il Papa: l'ambiente montano ci fa sentire piccoli, ci restituisce la giusta dimensione del nostro essere creature. Sempre in agguato il rischio di manipolare la natura (Izzo)

Sarà annunciato a breve il passaggio alla Chiesa Cattolica di 50 sacerdoti anglicani e centinaia di fedeli. Previsto il raddoppio dopo la costituzione del primo Ordinariato (Telegraph)

Il Papa ai maestri di sci: non idolatrare il corpo potenziandolo con mezzi illeciti. Lo sport contribuisce a stimolare la costanza nel perseguire gli obiettivi, a superare le difficoltà rispettando le regole (Izzo)

Il Papa: "Mediante l’attività sportiva, la persona comprende meglio che il suo corpo non può essere considerato un oggetto, ma che, attraverso la corporeità, esprime se stessa ed entra in relazione con gli altri. In tal modo, l’equilibrio tra la dimensione fisica e quella spirituale porta a non idolatrare il corpo, ma a rispettarlo, a non farne uno strumento da potenziare a tutti i costi, utilizzando magari anche mezzi non leciti" (Discorso)

Il nunzio in UK si è dimesso per motivi di salute. L'appello di Damian Thompson per un nuovo nunzio in sintonia con il Santo Padre anche nell'ottica della scelta dei vescovi

Il Papa, il Vaticano II e la Parola di Dio. L’esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini di Benedetto XVI. La riflessione di Massimo Introvigne

La liturgia nel Santuario celeste e nel tempo della Chiesa (Don Enrico Finotti)

L'Angelus di ieri nel commento di Salvatore Izzo

La lezione ecologista del Papa (Maurizio Ferrera)

Segnalazione del libro "L'opposizione al Motu Proprio Summorum Pontificum" di Alberto Carosa
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Il Papa, l’agricoltura, gli stili di vita

La vecchia fatica e il nuovo compito

Marina Corradi

A qualcuno sarà sembrato inattuale il richiamo di Benedetto XVI a una rivalutazione del lavoro nei campi; al ritorno addirittura dei giovani all’impresa agricola. Forse i più vecchi, ascoltando l’Angelus, avranno sussultato: i campi? Ma se noi da giovani dai campi siamo scappati, se siamo emigrati e abbiamo accettato qualsiasi manovalanza, pur di sottrarci a quel giogo. E ora che i nostri figli e nipoti vivono sul web e frequentano master dai complicati nomi in inglese, ora che la ricchezza, quella vera, viaggia sulle Borse di Tokyo e New York, e oscilla e si alza o svanisce quasi più virtuale che reale, adesso la Chiesa ci dice che dobbiamo rivalutare la vecchia fatica della terra?
Le parole del Papa cadono nel giorno di una ricorrenza, il giorno del Ringraziamento, di cui la grande maggioranza degli italiani ha perso la memoria. Ringraziamento del raccolto – dei granai pieni, del pane. Quanto arcaico sembra, a noi utenti di ipermercati, questo ricordo. Remote reminescenze, sui libri di scuola, di carestie; roba di altri evi, e altri mondi. Un adolescente di Milano o Parigi difficilmente ha mai conosciuto la fame; compra, in magazzini traboccanti di merce, vestiti fatti in Cina o a Taiwan, per pochi euro; e spesso ha già in tasca un Iphone che vale la metà dello stipendio di un operaio. Eppure, anche nell’apparenza di abbondanza delle nostre città sotto Natale qualcosa ci avverte che la china dei consumi del Primo mondo è insostenibile.
Fumi di discariche e maree nere ci passano davanti come fantasmi nei telegiornali, come il lato oscuro del nostro benessere. Ma, anche, una nuova inimmaginata povertà lambisce noi, nelle fabbriche chiuse per la delocalizzazione, nella disoccupazione dei figli, a mani vuote con tutti i loro master. E cos’è questo freddo vento di stenti che si annuncia, e stringe i cordoni dei sistemi sanitari pubblici verso antiche miserie in un’Europa prossima ventura, in cui saremo in troppi a esser vecchi?
Ciò che ha detto il Papa all’Angelus non è che un coerente ritorno alla Caritas in Veritate, dove scriveva: «L’attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune».
Non basterà produrre, e produrre ancora, cercando aree a più basso costo di manodopera, usando di maestranze disposte a tutto, ignorando scorie e veleni abbandonati. Non basterà vendere, incentivare, consumare. Prima o poi questi stili di vita si mostreranno insostenibili. E non solo in quel remoto mondo di poveri dove brucia «lo scandalo di diseguaglianze clamorose», come disse Paolo VI. La crisi già si è mostrata ai manager della City, si è ripercossa come un’onda su aree industriali occidentali che avevano dimenticato cosa fosse la disoccupazione. Occorre puntare, ripete il Papa, su un nuovo sviluppo sostenibile, su un nuovo equilibrio tra industria, servizi e agricoltura. Occorre reinventarsi l’economia mondiale: oltre la logica del puro profitto. In questo senso Benedetto XVI ha indicato una rivalutazione del lavoro nei campi; come una svolta culturale che sia segno di tempi di risveglio, e della sensibilità a un bene comune. A questa terra di cui viviamo e mangiamo, alla terra donata e abbandonata; alla fatica non virtuale di preparare un raccolto, alla misura profondamente umana di quella attesa.
"Bene comune"? Anche questa espressione suonerà forse strana a una generazione educata nell’individualismo e nel mito dell’avere. Che cose singolari dice il Papa, penseranno in molti, chini sul pc a compulsare sofisticate tesi di laurea in economia e finanza. Eppure quello della Chiesa, da Paolo VI a Giovanni Paolo II a Benedetto, è uno sguardo non miope, che vede più lontano degli strateghi e semidei di Wall Street. Sguardo tenace, e materno nel ripetere, come nella Gaudium et spes, che il primo capitale da salvaguardare, in verità, è l’uomo.

© Copyright Avvenire, 16 novembre 2010

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