venerdì 5 novembre 2010

Il Papa a Santiago de Compostela. Riflessione dell'arcivescovo, Julián Barrio Barrio (Osservatore Romano)

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Intenzione di preghiera in occasione della visita del Papa in Spagna
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Santiago de Compostela

di Julián Barrio Barrio
Arcivescovo di Santiago de Compostela

La Chiesa in Spagna, e in particolare a Santiago de Compostela, rende grazie a Dio ed esprime la sua immensa gioia e il suo entusiasmo per la presenza fra noi di Papa Benedetto XVI, che ha voluto visitare la città dell'apostolo in questo Anno santo compostelano 2010. La famiglia cristiana e molte persone di buona volontà, adulti, giovani e bambini, lo accoglieranno con cuore totalmente aperto.
La comunione visibile con il successore di Pietro, fisicamente presente in mezzo a noi, ci offrirà ancora una volta la possibilità di esprimere spontaneamente l'amore per la sua persona, il suo magistero e il suo servizio universale e di fedeltà alla Chiesa. Nella ricca lingua castigliana non c'è parola migliore, per ricambiare questo dono di Dio, di "grazie".
Questa visita apostolica è un evento di grazia per la nostra Chiesa particolare di Santiago de Compostela e per tutta la Chiesa in Spagna. Il Papa viene principalmente come "pellegrino della fede" e così potrà incontrare l'espressione viva del popolo cristiano. Quando il Papa si fa pellegrino, nella sua qualità di Pastore universale della Chiesa, di fatto è la Chiesa intera a farsi pellegrina insieme a lui. Per questo motivo il suo pellegrinaggio assume un grande significato pastorale, dottrinale e spirituale. Benedetto XVI viene per la prima volta nella città dell'Apostolo Giacomo il Maggiore. Questa non è più il finis terrae, come era chiamata nell'antichità. Oggi è il punto d'arrivo d'infiniti cammini attraverso i quali giungono ad essa pellegrini da tutti gli angoli dell'universo.
La diocesi compostelana è l'unica, fra quelle spagnole, a essere fondata sulla memoria e sulla presenza di uno degli apostoli: Giacomo il maggiore, "patrono delle Spagne", cardine dell'articolazione cristiana della Spagna, unita strettamente attorno a questo apostolo nel corso della storia. È così che Santiago de Compostela rifulge a capo della Spagna cristiana e anche dei vasti mondi nei quali la presenza evangelizzatrice degli spagnoli è stata una realtà.
Il flusso costante di pellegrini, che non è solo dei nostri giorni, grazie ai nuovi fattori che trasmettono dinamismo alla vita e alle comunicazioni umane, sta registrando un aumento significativo. Oggi i punti di partenza del cammino di Santiago si trovano in tutti gli angoli dell'Europa e del mondo.
Dante Alighieri ha scritto che il pellegrinaggio a Santiago è il più bel pellegrinaggio che un cristiano possa fare prima della sua morte. Santiago de Compostela, in momenti difficili per i pellegrinaggi nei luoghi santi, iniziò a essere conosciuta come "la Gerusalemme d'Occidente", entrando così a far parte della triade sacra e storica composta proprio da Gerusalemme, Roma e Compostela. Un'asse spirituale che ora il successore di Pietro rafforza, confermando la dimensione di universalità accanto a quelle di ispanità e di europeità che il cammino di Santiago possiede.
Parlare dell'apostolo Giacomo il maggiore significa parlare della fede degli spagnoli e, logicamente, della fede dei membri di questa Chiesa particolare compostelana. La figura storica e devozionale dell'apostolo fa sempre riferimento a questa fede. Termini o nomi come "promotore", "colonna", "difensore" e "condottiero" della nostra fede, appaiono nei testi liturgici, letterari o popolari che hanno generato, in tanti secoli, la tradizione giacobea. Si potrebbe dire che se vogliamo che "l'oggi dei cristiani spagnoli" si avvicini o si accordi meglio "all'oggi di Dio", abbiamo bisogno dell'ardore e del coraggio di una nuova evangelizzazione che ravvivi, stimoli e riaccenda la nostra fede, scuotendoci con forza dal nostro torpore.
C'è una percezione ampiamente condivisa del momento di crisi della fede cristiana ai giorni nostri. Lo si percepisce nel magistero personale o collettivo dell'episcopato spagnolo e nel magistero ordinario di Papa Benedetto XVI. È una realtà che traspare nel deficit morale della nostra cultura, riducendo la realtà a pura artificialità nelle cosmovisioni moderne. Negli studi su "l'oggi degli spagnoli", si segnala come il progressivo allontanamento da Dio generi la proliferazione degli idoli, propri di una società che sta perdendo i suoi punti di riferimento teologici. In ogni caso, la debolezza indotta nel cattolicesimo spagnolo lede seriamente le radici cristiane della Spagna, uno dei cui prototipi è la tradizione giacobea, che è un canto all'evangelizzazione. L'apostolicità che Compostela emana si deve al soffio evangelizzatore dell'apostolo Giacomo, testimone e martire precoce del Vangelo di Gesù Cristo.
D'altro canto, Papa Benedetto XVI viene a Santiago perché conosce molto bene la situazione storica e quella attuale dell'Europa e sa cosa hanno significato il cammino di Santiago, il pellegrinaggio giacobeo e la tomba dell'apostolo nella costruzione della civiltà europea. Come scrisse giustamente Goethe: "L'Europa si fece pellegrinando a Compostela". Il cammino di Santiago è stato crogiolo di culture, centro di trasmissione e di scambio d'idee e di correnti artistiche, punto d'incontro in pace e armonia di lingue e popoli.
In definitiva, "un asse portante della prima coscienza comune d'Europa" e un fattore di unità nella diversità. Preoccupato per la situazione in Europa, il Papa va incontro all'apostolo Giacomo per chiedergli che questo continente riscopra che solo attraverso questo cammino di conversione percorso dai pellegrini si possono recuperare le radici cristiane. Papa Benedetto XVI vuole rendere reale ed efficace il desiderio di una nuova evangelizzazione. La storia e il carisma della città dell'apostolo fanno di essa una singolare e affermata piattaforma per rafforzarci in quella evangelizzazione che la fede cristiana attende ed esige. Proprio qui si manifestano e si sommano le categorie di apostolicità e di universalità per fare appello a quella nuova evangelizzazione che potrebbe avvicinare in modo considerevole "l'oggi contemporaneo" all'"oggi eterno di Dio".
La presenza del Papa a Santiago fa di lui un pellegrino fra gli altri pellegrini, come testimone qualificato di Cristo risorto, rivelando la sua preoccupazione di unire cammini alla ricerca di quel cammino che è Via, Verità e Vita, in un tempo di crisi, di perplessità, e per alcune persone persino di un certo timore di fronte al futuro.
Desideriamo camminare con il Papa e sappiamo che lui vuole camminare con noi, soprattutto nel campo della missione della Chiesa, che deve essere svolta con autenticità, con verità, con responsabilità. Le sue parole ci serviranno per vivere il momento attuale della Chiesa in Spagna e in Europa con una prospettiva di futuro pieno di vera speranza. Il rinnovato sforzo evangelizzatore dei cristiani, sostenuto dalla grazia di Dio, porterà veramente una nuova primavera con grandi frutti non solo per la Chiesa, ma anche per tutta l'umanità del XXI secolo.

(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2010)

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