sabato 2 gennaio 2010

Senza Dio non c'è vero umanesimo: così il Papa per la memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno (Radio Vaticana)


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Senza Dio non c'è vero umanesimo: così il Papa per la memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Si celebra oggi la memoria di due grandi vescovi e dottori della Chiesa: San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno. Due santi che furono anche grandi amici, condividendo le travagliate vicende del IV secolo in Cappadocia, l’attuale Turchia. Il Papa ha dedicato ai due Padri della Chiesa quattro catechesi durante le udienze generali nell’estate del 2007. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Il Papa guarda al messaggio che Basilio e Gregorio Nazianzeno lanciano a noi oggi. Vivono nel 300: la Chiesa è da poco uscita dalle catacombe ma nuove difficoltà la minacciano. Gli imperatori romani cercano di strumentalizzare la fede: appoggiano l’eresia ariana secondo la quale Cristo è solo un uomo. Una dottrina considerata politicamente corretta e più utile a compattare l’impero.
Basilio e Gregorio, grandi teologi, amano la vita monastica ma sono consacrati vescovi, accettando – come dice il Papa - di essere portati dalla Provvidenza là dove non vorrebbero andare. Difendono, contro l’opinione della maggioranza, il Mistero della Trinità e Gesù, vero Dio e vero uomo. E poi la Chiesa, Corpo di Cristo. Da qui nasce il senso profondamente spirituale della giustizia e della solidarietà cristiana: l’altro è parte di Cristo e parte di me, non posso non interessarmi del prossimo. Se soffre, è Cristo stesso che soffre e sono io stesso a soffrire. Basilio crea un monachesimo aperto alla società, fonda i primi ospedali della storia, guarda verso gli ultimi:

“Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati; intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede”. (Udienza generale del 4 luglio 2007)

Basilio ammonisce quanti vivono la fede in modo settoriale separando liturgia, preghiera e carità: tutte queste dimensioni vanno insieme. Il motore di tutto è l’Eucaristia: raccomanda la Comunione frequente, anche quotidiana. Un particolare aspetto della sua dottrina è l’educazione dei giovani cristiani: devono crescere – dice - nella libertà e nel discernimento, non isolati dal mondo ma aperti a quanto di buono c’è nella cultura pagana del tempo. Ecco in sintesi il messaggio di Basilio per noi:

“Anzitutto, questa partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore, Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un mondo giusto e fraterno”. (Udienza generale del primo agosto 2007)

Anche per San Gregorio Nazianzeno “senza Dio non c’è vero umanesimo”: anima sensibile fino alla timidezza, è chiamato a difendere con forza l’unità e la pace nella Chiesa lacerata da discordie ed eresie:

“Si ripeteva quello che Gregorio aveva già lamentato… con parole accorate: «Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo divisi l’uno dall’altro!»” (Udienza generale dell’8 agosto 2007)

La sua forza – ricorda il Papa – è la preghiera: «è necessario ricordarsi di Dio – afferma Gregorio - più spesso di quanto si respiri», “perché la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui”. Il Nazianzeno – sottolinea il Papa – è stato un grande teologo, un grande oratore e un fine poeta: ma è ben conscio di essere poca cosa. Eppure teme continuamente di insuperbire e cadere in basso per il troppo presumere del suo “io”:

“Gregorio, dunque, ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio per superare la stanchezza del proprio io. Ha sperimentato lo slancio dell’anima, la vivacità di uno spirito sensibile e l’instabilità della felicità effimera. Per lui, nel dramma di una vita su cui pesava la coscienza della propria debolezza e della propria miseria, l’esperienza dell’amore di Dio ha sempre avuto il sopravvento. Hai un compito, anima – dice san Gregorio anche a noi –, il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua vita. E la tua vita è incontrarti con Dio, che ha sete della nostra sete”. (Udienza generale del 22 agosto 2007)

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