venerdì 26 marzo 2010

La sofferenza per quanto si sta ingiustamente abbattendo su Benedetto XVI è diffusa e profonda nel popolo di Dio (Casavola)


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LA FORZA DELLA VERITÀ

di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

DOPO LA lettera agli irlandesi, in cui il Papa manifesta la indignazione e la condanna della Chiesa per gli episodi di pedofilia imputati a sacerdoti cattolici, dopo le manifestazioni di sfiducia dei cattolici tedeschi nei confronti della Chiesa cui si rifiuta la destinazione dell’otto per mille, sopraggiunge, propalato dal New York Times, il caso del sacerdote americano Lawrence C. Murphy, che avrebbe abusato di bambini affidati ad una scuola per sordi e dunque menomati tra il 1950 ed il 1974.
Il sacerdote non avrebbe mai ricevuto sanzioni, ma sarebbe stato soltanto trasferito in segreto in varie parrocchie e scuole, finché non è morto nel 1998. Sul caso, intervistato dal quotidiano di New York, padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha fornito elementi di conoscenza in fatto e in diritto, escludendo peraltro che siano intervenuti divieti di denuncia. Lo scandalo dei preti pedofili, che sta attraendo l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, va presentando diversi profili quanto ai suoi effetti. Il primo è quello di suscitare indignazione e allarme generale per la sorta di minori, che portano poi nell’età adulta e fino alla fine della vita il marchio indelebile di una esperienza subita di depravazione e di violenza. La pietà qui si combina con la richiesta della massima possibile tutela della integrità dei minori. La punizione dei colpevoli perché eserciti una funzione preventiva di deterrenza deve essere tempestiva, e considerata credibile ed affidabile solo se realizzata dall’autorità civile. Il secondo profilo è quello di eccitare, tra i non credenti, avversione verso la fede cattolica, le sue istituzioni educative, i metodi di governo della sua autorità sollecita più della immagine pubblica della religione, protetta dalla riservatezza se non talora dal segreto su comportamenti riprovevoli di appartenenti al clero. Il terzo si muove all’interno della comunione ecclesiale.
La sofferenza per quanto si sta ingiustamente abbattendo sull’attuale pontefice, proprio sull’uomo che ha più vibratamente stigmatizzato la sporcizia nella Chiesa, è diffusa e profonda in tutto il popolo di Dio, che lo ama ed è da lui guidato.
Ma questo dolore dei fedeli non è soltanto un dato sentimentale. Contiene anche riflessioni ed argomenti critici. La vita cristiana appare troppo disarticolata tra quotidiano richiamo all’esercizio di virtù, sino a pienamente realizzarsi nell’amore del prossimo spinto all’abnegazione e sacrificio di ogni personale interesse, e le logiche giuridiche di identificazione del lecito, dell’illecito, della gravità delle trasgressioni, ora come peccato, ora come delitto, della persecuzione del reo e del suo perdono. Quando si violano diritti nella persona di cittadini deve intervenire l’autorità civile. La Chiesa dovrebbe ritrarsi dinanzi ad una competenza altrui. Quanto ai sacerdoti colpevoli, fermo restando che trasferimenti, isolamenti, esoneri dalle funzioni sono misure motivate dall’intento di preservare con il segreto la dignità del sacerdozio, parti non minime dell’opinione pubblica, raggiunta sia dalla cultura laica che libera, sia da quella maturata nella tradizione cristiana, ritengono che essi siano sconfessati dai loro propri comportamenti, di cui devono render conto fuori della comunità da cui non sono più degni di ricevere ulteriore tutela. Forse occorreranno predisposizioni di nuove norme canoniche o di governo pastorale, forse no. La Chiesa è vissuta, lungo i millenni del suo cammino, anche di persuasioni morali delle moltitudini che hanno in lei creduto. Le società del mondo contemporaneo sono le meno idonee a rispettare i segreti. La verità non può nascondere la realtà. Se taluno immagina di servire la verità, tacendo la realtà, si rende responsabile di un errore contro la verità, esponendosi ad un giudizio di riprovazione della comunità di fede, senza appello. Svilendo nel contempo l’autorità della Chiesa come maestra di verità e di vita, anche nelle coscienze dei non credenti. Perché una delle fonti della morale sociale è stata ed è storicamente la Chiesa cattolica, insieme alle altre confessioni cristiane, soprattutto in questa parte del pianeta che chiamiamo Occidente. Per superare dunque l’angoscia delle vicende ora venute alla luce, occorre che la luce non si spenga, non solo su altre che potessero accadere, ma proprio perché altre non ne accadano mai più.

© Copyright Il Messaggero, 26 marzo 2010 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Avevo dato l'otto per mille ai valdesi (all'epoca del caso Welby). In buonafede, forse sbagliavo non so. Quest'anno lo voglio dare a Benedetto perche' ha dato testimonianza di umilta', di non reagire alle offese ricevute: insomma testimonianza cristiana...
Alberto 2

Raffaella ha detto...

L'otto per mille va alla cei non al Vaticano.
:-)
R.

Anonimo ha detto...

:-) comunque se riesco (dato che sono impedito con sti 730) li riindirizzo alla chiesa cattolica!
alberto 2