venerdì 20 agosto 2010

La Chiesa ricorda San Bernardo. Il Papa: ci insegna che la vera teologia è l’incontro con Gesù (Radio Vaticana)


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La Chiesa ricorda San Bernardo. Il Papa: ci insegna che la vera teologia è l’incontro con Gesù

La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Bernardo di Chiaravalle, definito “l’ultimo dei Padri della Chiesa”. Vissuto nel XII secolo, San Bernardo è uno dei massimi esponenti della teologia monastica. Alla sua figura e ai suoi insegnamenti, Benedetto XVI ha dedicato due udienze generali. Da questo Santo, ha affermato il Papa, siamo esortati a cercare Dio con la preghiera e la contemplazione piuttosto che con il mero esercizio della ragione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Promuovere l’esperienza viva e intima di Dio”: è questo l’unico scopo che la teologia deve avere secondo San Bernardo di Chiaravalle. La teologia, per il monaco francese, sottolinea Benedetto XVI, deve dunque essere “un aiuto per amare sempre e di più e sempre meglio il Signore”:

“Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo ... vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!” (Udienza generale, 21 ottobre 2009)

San Bernardo, ricorda il Papa, era un innamorato di Gesù e di Maria. A Lui Dante Alighieri, nella Divina Commedia, attribuisce la sublime preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio”. Un amore che, osserva il Pontefice, anche oggi i teologi dovrebbero tenere in considerazione:

“A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità”. (Udienza generale, 21 ottobre 2009)

Insieme a Bernardo di Chiaravalle, è l’esortazione di Benedetto XVI, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio “con la preghiera che con la discussione”:

“Alla fine, la figura più vera del teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro”. (Udienza generale, 21 ottobre 2009)

Il Papa rammenta che alla “teologia del cuore” di Bernardo si contrapponeva la “teologia della ragione” che aveva in Abelardo il suo esponente più insigne. Il monaco di Chiaravalle contesta Abelardo e quanti con lui “sottoponevano la verità della fede all’esame critico della ragione”, un esame che comportava a suo avviso il “grave pericolo” dell’intellettualismo, “la relativizzazione della verità, la messa in discussione delle stesse verità della fede”:

“Inoltre, occorre mettere in evidenza che, tra le motivazioni che indussero Bernardo a 'schierarsi' contro Abelardo e a sollecitare l’intervento del Magistero, vi fu anche la preoccupazione di salvaguardare i credenti semplici ed umili, i quali vanno difesi quando rischiano di essere confusi o sviati da opinioni troppo personali e da argomentazioni teologiche spregiudicate, che potrebbero mettere a repentaglio la loro fede”. (Udienza generale, 4 novembre 2009)

Quel confronto teologico tra Bernardo e Abelardo, tuttavia, si concluse con una piena riconciliazione tra i due. Abelardo, ricorda il Papa, “mostrò umiltà nel riconoscere i suoi errori, Bernardo usò grande benevolenza”. Una vicenda da cui trarre un insegnamento particolarmente attuale:

“In entrambi prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità”. (Udienza generale, 4 novembre 2009)

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