mercoledì 18 agosto 2010

Padre Marzio Calletti racconta il suo incontro con Benedetto XVI a Loreto (Carini)


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“Il Papa e i santi senza aureola, i miei ricordi”

Arianna Carini

Loreto
Frate cappuccino di 53 anni, rettore uscente della Basilica di Loreto e fondatore della Fraternità di San Francesco di Pesaro. Dietro la lunga barba sale e pepe e uno sguardo vivo e profondo, si nasconde il dono della parola e del discernimento spirituale che ha conquistato i fedeli lauretani. Con il suo modo forte e diretto di relazionarsi, ha saputo sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dell’universo giovanile, parlando con un linguaggio semplice e concreto veicolato dalla voce imponente. Dopo sei anni, padre Marzio Calletti lascia Loreto per una nuova missione.

Il sagrestano della Basilica riceve centinaia di telefonate ogni settimana: fedeli che chiedono il calendario delle sue celebrazioni.

In molti la seguono anche da lontano. Famoso per le sue prediche, la chiamano il “frate dei giovani”, tanti ragazzi si sono avvicinati alla fede dopo averla ascoltata. Qual è il suo segreto, padre Marzio?

“E’ l’immediatezza che crea la vera comunione: bisogna essere diretti, semplici, umani, schietti. Queste sono le cose che contano, non i discorsi ufficiali che non hanno sapore. Ho sempre combattuto a favore della fede e contro la religiosità fine a se stessa: dobbiamo essere uomini veri, sinceri e conditi di ideali belli. Poi sarà la grazia di Dio ad elevare l’umanità a spiritualità”.

Sei anni come rettore della basilica e tanti incontri importanti. Tre vescovi e due papi.

“Ho iniziato la mia missione a Loreto con la benedizione del Santo Padre, nell’ultimo viaggio di Giovanni Paolo II in occasione del pellegrinaggio dell’Azione Cattolica. Era il 5 settembre del 2004. Ci fu solo un incrocio di sguardi. Il Santo Padre era sfinito, provato dalla stanchezza e dalla malattia.
Poi la visita di Benedetto XVI, l’1 e 2 settembre 2007 durante l’Agorà dei giovani. Da protocollo lo attendevo sulla porta della Basilica. Ero emozionato. Mi sono inginocchiato sotto lo sguardo del Santo Padre che sorridendo indicava la mia lunga barba ed esclamava ‘Finalmente un vero cappuccino!’. Incontro straordinario”.

Ci sono stati momenti tristi?

“La scomparsa improvvisa di tre fratelli cappuccini in due mesi e mezzo. Il sacrista ammalatosi a seguito della rottura del femore, il vicario del vescovo morto in un incidente stradale e il cuoco venuto a mancare per un infarto fulminante. Poi è stata la volta del vescovo Danzi. Anche se era malato da tempo ed eravamo preparati al peggio, la morte del pastore è sempre un momento di smarrimento per il gregge”.

Loreto è meta di migliaia di pellegrini ogni anno. Per molti è un viaggio di speranza. C’è qualche episodio che l’ha colpita particolarmente?

“Su tutte la testimonianza delle mamme coraggio dell’Unitalsi, ogni anno in pellegrinaggio a Loreto con i propri bimbi malati. Il loro è un silenzio che racconta più di mille parole, con un coraggio che urla dritto al cuore. Sono queste le donne di cui ha bisogno il mondo”.

Chissà quante piccole grandi storie.

C’è l’incontro con tante persone semplici, umili e sconosciute ma con una profondità d’animo e una grandezza spirituale davanti alla quale inchinarsi. Sono questi i ‘santi senza aureola’, che non saranno canonizzati e che nessuno ricorderà ma che faranno la vera storia. Come Carla Zichetti, fondatrice dell’associazione Briciole di Speranza. Una donnina malata sulla sedia a rotelle, ma con una vivezza d’animo e una straordinaria qualità umana. Ho nel cuore i giovani smarriti e demotivati: ne vengono tanti a Loreto con quel vuoto dentro. Qui incontrano la Madonna anche attraverso i frati. Bisogna sapersi porre in loro ascolto e non scandalizzarsi di niente: solo così si diventa strumenti di Dio per avviare un cammino nuovo”.

Si avvicinano le elezioni amministrative a Loreto. Che rapporto ha avuto con l’amministrazione uscente e quale invito rivolge a chi guiderà in futuro la città?

“Con l’amministrazione lauretana ho sempre avuto un bel rapporto, fatto di sincera collaborazione e di reciproco sostegno. Mi auguro che si continui in questa direzione che ad oggi ha portato buoni frutti. E invito chi verrà a non dimenticare mai che Loreto è prima di ogni altra cosa una città santuario. Tutto deve ruotare attorno a questa realtà internazionale, punto di riferimento per i fedeli”.

Quale sarà ora la sua nuova missione?

“Resterò a Loreto fino alla festa della Madonna dell’8 settembre. Poi andrò a Fossombrone, dove sono stato chiamato a ricoprire l’incarico di responsabile del settore dell’evangelizzazione nel convento del Beato Benedetto Passionei. Riprenderò a predicare a tempo pieno, una sorta di ritorno alle origini”.

Un saluto alla comunità lauretana?

“Ci distacchiamo fisicamente ma tutto quello che abbiamo vissuto, le cose vere che ci hanno accompagnato, non tramonteranno mai. E’ una realtà che continua quando si è vissuti nell’autenticità dei rapporti”.

© Copyright Corriere Adriatico, 18 agosto 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho avuto modo di conoscere ed ascoltare più volte le omelie di P.Marzio, mi spiace che lasci Loreto. Un frate schietto e difensore della vera fede. Ricordo una volta che, con la basilica piena, propose ai fedeli di accostarsi alla Santa Comunione per riceverla sulla bocca e non sulla mano. Dicendo senza mezzi termini che qualcuno profittava del caos per profanare il corpo di Nostro Signore. Coraggio P. Marzio, il Signore la custodisca.