sabato 9 gennaio 2010
Rosarno, card. Bertone: no alla violenza. Gli immigrati sono gravemente sfruttati
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Su segnalazione di Maria e Gemma leggiamo:
Il segretario di Stato vaticano è intervenuto sugli scontri di Rosarno
Il card. Bertone: «Preoccupano le condizioni in cui lavorano»
«La violenza è sempre da bandire ma loro offrono un servizio prezioso all'agricoltura e alla comunità locale»
CITTÀ DEL VATICANO - Gli effetti degli scontri di Rosarno superano di gran lunga i confini della Calabria e «preoccupano» anche il Vaticano, soprattutto per «le gravi condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli immigrati», ma «lo strumento della violenza è da bandire».
Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, a margine di una messa celebrata nella cappella del governatorato della Città del Vaticano in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario.
I fatti di Calabria - ha detto - «preoccupano e affliggono tutti, soprattutto per le gravi condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli immigrati, che pure offrono un servizio prezioso all'agricoltura e alla comunità locale». La soluzione, a questo punto, secondo il segretario di Stato, è «un riscatto di vita secondo giustizia. Credo che in questo senso il salmo 71, che invita al rispetto della giustizia e del diritto, aiuti tutti ad agire con modalità positive, ad osservare le leggi, agire secondo giustizia e riportare pace e riconciliazione».
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Rosarno/ Bertone: No violenza, immigrati gravemente sfruttati
"Rendono servizio prezioso a agricoltura ed economia legale"
Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, fa appello alla cessazione della violenza a Rosarno e denuncia le "gravi condizioni di lavoro" alle quali sono sottoposti gli immigrati.
"La situazione in Calabria preoccupa e affligge tutti - ha detto il cardinale Bertone - soprattutto per le gravi condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i migrati, che pure rendono un servizio prezioso all'agricoltura e all'attività locale". Interpellato dai giornalisti a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, il porporato ha sottolineato che "la giustizia diventa ingiustizia quando si adotta la violenza" ed ha auspicato un "riscatto di vita secondo giustizia". Il cardinale Bertone ha citato il salmo 71 per invitare tutti alla "osservanza delle leggi" all'agire "secondo giustizia" e alla necessità di promuovere "pace, riconciliazione e accoglienza reciproca".
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Rosarno/ Vicario diocesi Palmi: Assenza totale governo-istituzioni
Mons. Demasi: Regione poteva fare una legge sull'accoglienza
In Calabria "c'è l'assenza totale del Governo centrale, della Regione e delle amministrazioni locali, prendono la scusa che sono clandestini e che non esistono per legge, ma lì ci sono tremila persone, che esistono!": è l'accusa di cui si fa interprete monsignor Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi, commentando la rivolta degli immigrati a Rosarno. "Il problema dell'immigrazione in Calabria - dice il prelato alla 'Radio Vaticana' - va inquadrato nel grande problema della liberazione dall'oppressione mafiosa. Da una parte c'è infatti la 'ndrangheta, che cerca di sopraffare questi cittadini, sfruttandoli al massimo, costringendoli ad abitare in quei luoghi, sottopagandoli e sottoponendoli a minacce, dicendo loro 'chiamiamo i Carabinieri', sapendo che la gran parte di loro sono clandestini; c'è poi l'altra faccia della Calabria, quella della gente buona, che fa a gara per creare una rete di solidarietà attorno a loro". Monsignor Demasi è critico verso le istituzioni. "Già dall'anno scorso - afferma - esisteva questo problema. La Regione avrebbe potuto fare certamente una legge sull'accoglienza per gli stagionali. Io credo che il problema vada risolto intanto in termini di giustizia e soprattutto con l'impegno delle Amministrazioni locali per fare in modo che questi immigrati non vivano in condizione di sfruttamento da parte della delinquenza organizzata. Credo che anche il gesto di ieri - conclude il presule - non sia il gesto di ragazzini scalmanati, che sono andati a sparare due colpi di carabina, ma credo che sia certamente inserito in una logica di qualche azione punitiva, una dimostrazione dell'ndrangheta che vuole dire 'io esisto, io faccio quello che voglio e voi dovete sottostare a me'".
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