mercoledì 17 febbraio 2010

Il magistero di Benedetto XVI sugli abusi sessuali di sacerdoti (Mercedes de la Torre)


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Il magistero di Benedetto XVI sugli abusi sessuali di sacerdoti

Interventi di fronte a casi di Stati Uniti, Australia e Irlanda

di Mercedes de la Torre

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 17 febbraio 2010 (ZENIT.org).

Di fronte agli abusi sessuali da parte di sacerdoti, Benedetto XVI ha elaborato nel suo pontificato un magistero di insegnamenti basati su tre principi: aiutare le vittime, ristabilire la verità e la giustizia, fare di tutto perché questi casi non si ripetano.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, durante la conferenza stampa concessa questo martedì al termine della riunione sulla questione dei 24 Vescovi diocesani irlandesi con il Papa, ha spiegato che si può comprendere il suo atteggiamento nei confronti di questi scandali rileggendo gli interventi che ha pronunciato sull'argomento. In totale sono stati sette, ha sottolineato, riferendosi in particolare a casi verificatisi in Irlanda, Stati Uniti e Australia.
Il Papa aveva già affrontato la questione degli scandali in Irlanda il 28 ottobre 2006 ricevendo i Vescovi del Paese in occasione della loro visita “ad limina apostolorum”.
“Le ferite causate da simili atti sono profonde, ed è urgente il compito di ristabilire la confidenza e la fiducia quando queste sono state lese”, ha detto allora il Papa. “Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo efficace questo problema, è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”.

Il 15 aprile 2008, in risposta a una domanda del giornalista John Allen nel volo verso gli Stati Uniti, il Papa ha confessato la propria costernazione di fronte a questi fatti: “Se leggo i resoconti di questi avvenimenti, mi riesce difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini. Sono mortificato e faremo tutto il possibile per assicurare che questo non si ripeta in futuro”.
“Credo che dovremo agire su tre piani: il primo è il piano della giustizia e il piano politico. Non voglio in questo momento parlare dell’omosessualità: questo è un altro discorso. Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote. Ecco, a questo primo livello possiamo fare giustizia ed aiutare le vittime, che sono profondamente provate. Questi sono i due aspetti della giustizia: uno è che i pedofili non possono essere sacerdoti e l’altro è aiutare in ogni modo possibile le vittime”.
“Poi, c’è il piano pastorale – proseguiva –. Le vittime avranno bisogno di guarire e di aiuto e di assistenza e di riconciliazione. Questo è un grande impegno pastorale e io so che i Vescovi ed i sacerdoti e tutti i cattolici negli Stati Uniti faranno il possibile per aiutare, assistere, guarire. Abbiamo fatto delle ispezioni nei seminari e faremo quanto è possibile perché i seminaristi ricevano una profonda formazione spirituale, umana ed intellettuale. Solo persone sane potranno essere ammesse al sacerdozio e solo persone con una profonda vita personale in Cristo e che abbiano anche una profonda vita sacramentale”.
“Io so che i Vescovi ed i rettori dei seminari faranno il possibile per esercitare un discernimento molto, molto severo, perché è più importante avere buoni sacerdoti che averne molti. Questo è il nostro terzo punto, e speriamo di potere fare e di avere fatto e di fare in futuro ogni cosa sia in nostro potere per guarire queste ferite”.

Il 16 aprile 2008, celebrando i Vespri con i Vescovi degli Stati Uniti nel santuario nazionale dell'Immacolata Concezione di Washington, il Santo Padre ha chiesto loro “di fasciare le ferite causate da ogni violazione della fiducia, di favorire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e di accostare con amorevole preoccupazione quanti sono stati così seriamente danneggiati”.
Il Papa ha riconosciuto che a volte gli episcopati hanno affrontato questo dramma “in pessimo modo”, ma ha ricordato che “la stragrande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi in America” svolge “un’eccellente opera nel recare il messaggio liberante del Vangelo alle persone affidate alle loro premure pastorali”.

Nell'omelia della Messa che ha presieduto il 17 aprile 2008 nel Nationals Stadium di Washington, il Pontefice ha chiesto a tutti i cattolici “di amare i vostri sacerdoti e di confermarli nel lavoro eccellente che fanno”. “E soprattutto pregate affinché lo Spirito Santo effonda i suoi doni sulla Chiesa, i doni che conducono alla conversione, al perdono e alla crescita nella santità”.

Il 12 luglio 2008, nel volo verso l'Australia per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù, rispondendo alla domanda del giornalista australiano Auskar Surbaktiel, il Papa ha affermato che “è di fondamentale importanza per la Chiesa riconciliare, prevenire, aiutare e anche riconoscere le colpe in questi problemi”.
“Dobbiamo chiarire tre aspetti – ha spiegato –: il primo è il nostro insegnamento morale. Deve essere chiaro ed è sempre stato chiaro fin dai primi secoli che il sacerdozio, essere un sacerdote, è incompatibile con questo comportamento, perché il sacerdote è al servizio di Nostro Signore, e Nostro Signore è la Santità in persona che sempre ci insegna”.
“Dobbiamo riflettere su quanto è mancato nella nostra educazione, nel nostro insegnamento negli ultimi decenni”, ha aggiunto. “Esistono cose che sono sempre cattive, e la pedofilia è sempre cattiva. Nella nostra educazione, nei seminari, nella formazione permanente che offriamo ai sacerdoti dobbiamo aiutarli a essere veramente vicini a Cristo, a imparare da Lui e quindi ad aiutare e non a combattere i nostri amici umani, i cristiani”.
“Quindi, faremo tutto il possibile per chiarire qual è l'insegnamento della Chiesa e per aiutare nell'educazione, nella preparazione al sacerdozio, nell'informazione e faremo tutto il possibile per guarire e riconciliare le vittime. Penso che questo sia il senso fondamentale del 'chiedere scusa'. Penso che sia meglio e più importante il contenuto della formula e penso che il contenuto debba spiegare in cosa il nostro comportamento è stato carente, che cosa dobbiamo fare in questo momento, in che modo prevenire e come guarire e riconciliare”.

Il 19 luglio 2008, nella Cattedrale di Sydney, il Papa ha ricordato che l'abuso di minori rappresenta una delle più dure condanne di Gesù nel Vangelo.

Il Vescovo di Roma ha preparato il suo incontro con i Vescovi irlandesi con un intervento pubblico pronunciato l'8 febbraio davanti all'assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia, in cui ha spiegato che “la Chiesa, lungo i secoli, sull’esempio di Cristo, ha promosso la tutela della dignità e dei diritti dei minori e, in molti modi, si è presa cura di essi. Purtroppo, in diversi casi, alcuni dei suoi membri, agendo in contrasto con questo impegno, hanno violato tali diritti: un comportamento che la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e di condannare”.

“Le dure parole di Gesù contro chi scandalizza uno di questi piccoli (cfr Mc 9,42) impegnano tutti a non abbassare mai il livello di tale rispetto e amore”, ha sottolineato.

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