giovedì 4 febbraio 2010

Nella Chiesa c'è chi cerca solo carriera e potere. Il Pontefice: «Molti lavorano per se stessi e non per la comunità» (Gasparroni)


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Nella Chiesa c'è chi cerca solo carriera e potere

Il Pontefice: «Molti lavorano per se stessi e non per la comunità»

Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO

Anche tra gli uomini di Chiesa, specialmente tra chi è investito di responsabilità, allignano i mali del carrierismo e della ricerca del potere personale. Le parole di Benedetto XVI, pur pronunciate con tono quasi sommesso, sono risuonate come una forte denuncia, dinanzi ai circa cinquemila fedeli riuniti ieri mattina nell'Aula Paolo VI per l'udienza generale.
«Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa?», si è chiesto il Papa durante la catechesi dedicata alla figura di San Domenico di Guzman, fondatore dell'ordine dei frati domenicani.
Il Papa ha quindi ricordato quanto da lui detto il 12 settembre scorso durante la cerimonia di consacrazione di cinque nuovi vescovi: «Non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi. Sappiamo come le cose nella società civile, e, non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità».
Il Pontefice era partito dalla considerazione che quando il giovane Domenico, appena ordinato sacerdote, fu eletto canonico del capitolo della cattedrale della sua diocesi di origine, Osma, in Spagna, «anche se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nella Chiesa e nella società, egli non la interpretò – ha sottolineato Papa Ratzinger – come un privilegio personale, né come l'inizio di una brillante carriera ecclesiastica, ma come un servizio da rendere con dedizione e umiltà».
Non è la prima volta che Benedetto XVI parla chiaramente del carrierismo e degli altri mali che indeboliscono la missione della Chiesa cattolica: prima ancora delle forti parole pronunciate nel settembre scorso durante la consacrazione dei nuovi vescovi, in marzo, in piena tempesta per il «perdono» concesso ai vescovi lefebvriani (tra cui il negazionista Richard Williamson), aveva scritto una lettera aperta in cui, riprendendo le parole dell'apostolo Paolo ai Galati, constatava che anche oggi, nella comunità ecclesiastica, «ci si morde e ci si divora a vicenda».
Nell'udienza di ieri, tra l'altro, alla denuncia contro chi nella Chiesa cerca solo carriera e potere, ha fatto da netto contraltare proprio l'accento sull'alto esempio di San Domenico. «Questo grande santo – ha osservato Benedetto XVI – ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione». «Ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti – pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali – che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo», ha concluso.
Intanto, continua a suscitare polemiche la presa di posizione del Papa sulle leggi britanniche sull'uguaglianza e contro le discriminazioni verso gli omosessuali: quasi 8.000 firme sono state raccolte in poco più di due giorni contro la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, in programma a settembre. La petizione contro la visita papale è stata lanciata online dalla National Secular Society, per la quale la visita del Pontefice costerà ai contribuenti britannici 20 milioni di sterline. Per la Nss, lo stato non deve sobbarcarsi questa spesa, visto che il Papa «probabilmente attaccherà ''eguaglianza dei diritti e promuoverà le discriminazioni».

© Copyright Gazzetta del sud, 4 febbraio 2010

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