mercoledì 3 febbraio 2010

Benedetto XVI e lo scrittore Joseph Ratzinger ("Lo Svizzero")


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Il Papa: "La vita consacrata testimonia ed esprime in modo "forte" proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un "ponte" verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio. E tutto questo in forza della mediazione di Gesù Cristo, il Consacrato del Padre. Il fondamento è Lui! Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina" (Omelia Vespri)

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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

INDISCREZIONI

Benedetto XVI e lo scrittore Joseph Ratzinger

di Lo Svizzero

Ratzinger fa due con il suo secondo libro riguardante il Cristo. Non si sa ancora quando sarà stampato; dunque in Curia e altrove, gli ecclesiastici si apprestano a iniziare il tempo dell’attesa. Che non sarà molto breve e forse, avrà il contrassegno della curiosità.
C’è da dire che il da farsi di un papa non finisce praticamente mai; sta di fatto che, da quattro anni o giù di lì, da quando è stato eletto sovrano assoluto della Santa Sede, deve rispolverare questioni e problemi di notevole spessore e di grande importanza, sia spirituale sia materiale.
Si può ben sostenere che egli fino a oggi lo ha fatto e continua a farlo con notevole capacità e instancabile impegno, malgrado le non poche difficoltà e i rilevanti obblighi pubblici che intasano le sue giornate, malgrado ancora i notevoli ostacoli che incontra e le non scarse obiezioni che gli vengono avanzate tutti i giorni e da diversi esponenti del suo regno.
Vero è, che le indiscrezioni su questo libro non si fermano e non diminuiscono, anche perché, la Curia romana è una facitrice di “sacre chiacchiere” di vario spessore. Tra le più recenti, c’è quella riguardante appunto il suo secondo volume su Gesù. Lo ha concluso, pochi giorni addietro e ora lo ha mandato alle stampe, dando così l’avvio alla presentazione di una seconda manifestazione pubblicitaria di carattere davvero internazionale, per di più non esclusivamente religiosa, che si collegherà con talune sue esternazioni, come al solito di grande pregio. Ma ancora non si sa, quando si svolgerà la presentazione del libro e con quali personalità. Intanto, negli uffici curiali si sussurra che tra l’altro, si stanno impostando le grandi linee della cerimonia religiosa in onore della Madonna Vergine e Madre di Gesù, che avrebbe una sorta di legame con le varie esperienze che continuano a fiorire in tutto il bacino del Mediterraneo, trascinando alla grande masse di fedeli ed esponenti di una certa levatura della politica e delle istituzioni anche mediorientali.
Le indiscrezioni che scivolano in ambienti diplomatici all’ombra del Vaticano danno per estremamente probabile il lancio internazionale di codesta manifestazione per la prima decade del mese di dicembre di quest’anno. Ma, non per questo, è rallentata l’attività pontificia, anzi.
Un altro fronte, altrettanto concreto, potrebbe avere come indirizzo orientativo il “secondo tempo” della metamorfosi ratzingeriana, quello fatto di interventi ben determinati, e tutti con il sigillo tradizionalista, che è proprio come una seconda natura del pontefice bavarese. L’ultimo di questa tipologia ha dato una sorta di scudisciata alla tradizionalmente detta “Sacra rota”, denunciata come esplicitazione manufatta dei matrimoni falliti, che secondo l’orizzonte ratzingeriano dovrà trasformarsi in un tribunale dalla disciplina impeccabile, capace di salvare i matrimoni cattolici con la loro intatta indissolubilità. Ciò che ha maggiormente colpito però è stato l’avvertimento papale ai presuli d’Italia, in un momento istituzionale e politico che tiene il Vaticano in una posizione a dir poco ibrida, non essendo sempre graditi a Ratzinger certi comportamenti odierni dei vescovi italiani: anche per loro c’è stata una sorta di ammonizione esplicita affinché non si trasformino addirittura in “capi-partito”.
Insomma, la parola d’ordine è: niente politica e tutta Chiesa, ben lontani dunque dai “pasticciacci brutti” del politichese con tutte le sue magagne che i sacerdoti di ogni grado debbono evitare.
A ciò va aggiunto che anche il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, ha imposto per davvero ai sacerdoti della penisola, una qual certa neutralità in materia di comportamenti politici, in un momento sin troppo complicato come l’attuale.

© Copyright L'Opinione delle Libertà, 3 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

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