domenica 14 marzo 2010

Il Papa: Il prete non è un «operatore sociale» (Bobbio)


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Il prete non è un «operatore sociale».
Benedetto XVI incontra 50 vescovi e 500 sacerdoti che partecipano a un convegno sulla figura del sacerdote alla Pontificia università lateranense e spiega il decalogo del buon sacerdote. Poi ribadisce il «valore» del celibato sacro e lo definisce un «carisma», segno «della consacrazione con il cuore indiviso del Signore». Le parole del Papa mettono fine a ogni discussione sul celibato che in questi giorni è apparsa sulla stampa di tutto il mondo, e indicano la via che il sacerdote deve percorrere per offrire a tutti una «limpida testimonianza».
Ratzinger osserva che nella nostra epoca si tende a «sfumare ogni tipo di concezione identitaria», perché la si considera «contraria alla libertà e alla democrazia». E questo vale anche per il sacerdozio con la «tentazione di ridurlo alle categorie culturali dominanti». Il prete appare un «estraneo» nella società moderna, che esclude «progressivamente Dio dalla sfera pubblica» e anche «dalla coscienza sociale condivisa». Ma si tratta di «pericolosi riduzionismi», che si applicano di più alla funzione del sacerdote piuttosto che al suo essere. Così va bene se il prete è una sorta di volontariato con più tempo a disposizione degli altri, appunto un «operatore sociale».
Invece, ammonisce Ratzinger, c'è bisogno di preti che «parlino di Dio al mondo e presentino a Dio il mondo». Come devono essere i sacerdoti? Benedetto XVI risponde che devono essere uomini «non soggetti ad effimere mode culturali» e che nel modo «di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo» devono trarre la forza dalla certezza di saper vivere un sacramento. Ma questo vale anche nel modo di vestire – il Papa parla di «abito» – e nel modo di mettersi in relazione con le persone. Insomma il prete deve «porre ogni cura nel sottrarsi alla mentalità dominante». Se invece si occupa più della funzione che non del suo essere misconosce «l'opera di Dio».
Ecco perché, aggiunge il Papa, quella del sacerdote è una «altissima vocazione», un «dono prezioso», che i «nostri limiti e le nostre debolezze devono indurci a vivere a custodire con profonda fede». Benedetto XVI è preoccupato soprattutto della formazione dei preti, perché sia il più possibile fedele alla missione del Signore. E parla di «vita profetica», da condurre «senza compromessi» per «servire Dio e il mondo». Per questo motivo spiega che la formazione del seminario non basta, ma occorre una «radicale continuità» tra quanto vien fatto nei seminari e la formazione «permanente», durante tutta la vita sacerdotale.
Al. Bo.

© Copyright Eco di Bergamo, 13 marzo 2010

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