sabato 13 marzo 2010
La storia di «H.», nella diocesi del cardinale Ratzinger: la ricostruzione di Alberto Bobbio
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Vi invito a leggere l'illuminante commento di Mariateresa...
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Pedofilia: quello che il Cardinale Schönborn ha effettivamente scritto
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Valori e motivazioni del celibato ecclesiastico. Innaturale è solo il vuoto spirituale (Manfred Lütz)
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La storia di «H.», nella diocesi del Papa
Ma Ratzinger volle fosse assistito
Città del Vaticano
Altroché complice, altroché silente.
Joseph Ratzinger è stato tirato in ballo ieri sera per aver coperto un caso di pedofilia nella diocesi di Monaco di Baviera durante gli anni in cui ne fu arcivescovo e cardinale. Ma non è affatto così.
Anzi, ricostruendo la vicenda sulla scorta delle informazione messe immediatamente in rete sul sito diocesano, risulta che già allora il futuro Benedetto XVI aveva ben presente il problema e si adoperò per far curare il sacerdote colpevole.
La notizia arriva in serata dal quotidiano di Monaco, uno dei più autorevoli della Germania, «Sueddeutschen Zeitung», e viene immediatamente rilanciata da tutte le agenzie internazionali.
Ma la realtà è diversa. Nel giro di pochi minuti compare una nota sul sito della diocesi, dove si spiega che «su indicazione» del quotidiano, il gruppo di lavoro sulla pedofilia ha accertato un vecchio caso risalente agli Anni Ottanta. Era accaduto che dalla diocesi di Essen era stato chiesto a quella di Monaco di accogliere un prete accusato di abusi sessuali. Ad Essen non erano preparati per farlo. Ratzinger era stato informato e aveva deciso di accogliere la richiesta e di ospitare il sacerdote in una casa parrocchiale perché fosse curato con un adeguata terapia.
Il prete viene indicato nella nota con H. Lì però qualcuno sbaglia e permette al sacerdote di dare una mano nel frattempo anche nella cura d'anime. La responsabilità è di monsignor Gehrard Gruber, allora vicario generale. Lo dice la diocesi di Monaco e lo ha precisato subito ieri sera anche il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. H. arriva a Monaco a gennaio del 1980 e fino al 31 agosto 1982 nessuno ha da dire sul suo comportamento. Ma le indagini vanno avanti e il 29 agosto 1985 viene sollevato dall'incarico. L'anno dopo H. viene condannato dal tribunale di Ebersberg, per abusi su minori, a 18 mesi con la condizionale e a una multa di quattromila marchi.
La pena viene trasformata in cinque anni di prova, durante i quali doveva seguire una stretta psicoterapia. Fa il cappellano in una casa per anziano e poi fino al 2008 il coadiutore in una paese di montagna. È allora che il nuovo vescovo di Monaco Reinhard Marx lo solleva dall'incarico e lo mette a lavorare in un ufficio di curia. La decisione è proprio il frutto delle nuove norme dei vescovi tedeschi. La responsabilità è tutta del vicario episcopale Gruber, che ha preso la decisione senza informare il suo diretto superiore, cioè il cardinale Ratzinger, il quale anzi aveva disposto ritiro e cura per il sacerdote, segno evidente che la linea della «tolleranza zero» era già stata inaugurata dal futuro Papa.
Ieri sera sul sito della diocesi di Monaco si potevano leggere le parole di Gruber: «È stato un mio errore grave, me ne assumo la piena responsabilità e deploro nel modo più profondo che con questa mia decisione. H. poté continuare negli abusi. Mi scuso con tutti per i danni causati». Resta da rispondere ad una domanda: perché H. non venne denunciato subito dal vescovo di Essen, prima di essere mandato da Ratzinger, poiché a Essen non erano in grado di gestirlo?
Al. Bo.
© Copyright Eco di Bergamo, 13 marzo 2010
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