domenica 14 marzo 2010

È la linea che piace a Joseph Ratzinger, quella «tolleranza zero» e forse anche di più, che la Conferenza episcopale tedesca ha deciso di percorrere


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Alberto Bobbio

Città del Vaticano
Un Papa sgomento, con gli occhi velati di tristezza e profondamente emozionato ha ascoltato ieri mattina per 45 minuti il rapporto del presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Robert Zollitsch, sui casi di abusi sessuali in Germania che hanno coinvolto sacerdoti e religiosi. Quando monsignor Zollitsch incontra in Vaticano – al Collegio Teutonico, a due passi dal Palazzo della Congregazione per la dottrina della fede – i giornalisti di tutto il mondo e risponde davanti ad un muro di telecamere, scandisce le parole perché sia assolutamente chiara la linea della Conferenza episcopale tedesca, sulla quale ha avuto poco prima il pieno consenso del Papa: «Non sfuggiamo alle nostre responsabilità e non possiamo scusare nessuno dei casi accertati».
Ma Zollitsch va oltre e chiede dal Vaticano a chi ha commesso abusi, siano essi sacerdoti, religiosi o laici impegnati nella Chiesa, di «autodenunciarsi». E poi assicura: «Noi informeremo le autorità giudiziarie». Solo nel caso in cui la vittima lo chiedesse, i vescovi rinuncerebbero a farlo.
È la linea che piace a Joseph Ratzinger, quella «tolleranza zero» e forse anche di più, che la Conferenza episcopale tedesca ha deciso di percorrere. E da sola: «Non abbiamo bisogno di aiuto. Le norme che le diocesi tedesche hanno approvato per contrastare il fenomeno sono ottime, il Papa ha apprezzato il nostro piano di misure e ci ha incoraggiato a proseguire con coerenza».
La Conferenza episcopale tedesca aveva deciso di elaborare un piano di lotta alla pedofilia nella Chiesa già nel 2001, e le norme sono state emanate poco dopo. Hanno fatto tutto da soli, a differenza dei vescovi americani per il cui decalogo chiesero aiuto alla Santa Sede. Oggi ogni sito internet delle diocesi tedesche porta nella homepage i numeri, gli indirizzi mail e i nomi degli psicologi e degli esperti a cui rivolgersi. È quanto ha fatto da qualche giorno anche la diocesi di Bolzano, che ha aperto un indirizzo mail: molestie@bz-bx.net . Monsignor Zollitsch ai giornalisti ha detto, con una punta di teutonico orgoglio, che «nessun Paese ha queste direttive»: «Siamo i primi insieme all'Austria».
Sarebbero 19 su 27 le diocesi tedesche dove si sono registrati abusi. Ma Zollitisch non ha confermato, né ha precisato il numero dei preti coinvolti, né delle vittime. Spiega: «Abbiamo inviato un questionario in ogni diocesi. Quando avremo dati certi li pubblicheremo». Anche la trasparenza fa parte della «tolleranza zero». Il presidente dei vescovi ripete: «Prendiamo la nostra responsabilità molto sul serio». Anche quando gli chiedono dei risarcimenti non si sbilancia: «Stiamo offrendo alle vittime e alle loro famiglie ogni aiuto. E stiamo valutando se aggiungere qualche altro aiuto». Le norme tedesche prevedono che la Chiesa sostenga le autorità giudiziarie.
L'argomento è delicato, perché alcuni hanno accusato la Chiesa di fare i processi canonici per nascondere la polvere sotto il tappeto. Zollitsch spiega che non è così e le procedure «vengono continuamente presentate in modo errato». Ha davanti la stampa di tutto il mondo. È l'occasione per precisare: «In caso di sospetto di abusi sessuali esiste una procedura penale e una ecclesiastica, ma riguardano diversi ambiti giuridici e sono del tutto separate e indipendenti. Evidentemente il procedimento ecclesiastico non è superiore a quello statale e l'esito della procedura ecclesiastica non ha alcuna influenza su quella dello Stato, né sul sostegno della Chiesa alle autorità giudiziarie statali».
Insomma i vescovi devono denunciare sempre tutto alle procure. Zollitsch ripete più volte che la Chiesa tedesca è quella che ha le norme più chiare, e spiega che ne ha discusso anche con i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede. Non sa se quello tedesco sarà un modello che verrà adottato, ma riferisce di uno studio che sta facendo la Congregazione per adeguare le norme delle varie conferenze episcopali: «Il Papa ha dato il pieno appoggio alle nostre misure, non so se saranno estese ad altri Paesi, ma sappiamo che esse stanno dando ottimi risultati». Ratzinger, secondo il presidente dei vescovi tedeschi, ha anche dato il suo sostegno alla decisione alla collaborazione con l'autorità giudiziaria senza che essa precluda le indagini interne alla Chiesa.
In Germania i vescovi hanno dunque deciso di far luce su tutto senza riguardi per nessuno, ma ripetono che la pedofilia non è solo un problema per la Chiesa e che il celibato non c'entra. Zollitsch ha assicurato che prenderà parte alla tavola rotonda organizzata dal governo sugli abusi in Germania, e non solo nella Chiesa, prevista per il 23 aprile, e ha aggiunto che con il ministro della Giustizia di Berlino, che ha accusato più volte la Chiesa di aver nascosto il fenomeno e di non fare abbastanza, si cercherà «un colloquio».

© Copyright Eco di Bergamo, 13 marzo 2010

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