domenica 21 marzo 2010

Il Papa non cerca scusanti e non scarica su altri le responsabilità dei crimini. Il commento di Giacomo Galeazzi


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IL TESTO DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI CATTOLICI D'IRLANDA

LETTERA PASTORALE DEL SANTO PADRE AI CATTOLICI D'IRLANDA: LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Le scuse di Benedetto per gli abusi d’Irlanda
“Proviamo vergogna”


GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Ispezioni a tappeto nelle diocesi, nelle congregazioni religiose, nei seminari. Spazzando via inveterate resistenze in Curia e negli episcopati nazionali, Benedetto XVI avvia la «tolleranza zero», sfogando dolore e rabbia per gli abusi dei preti pedofili e il peccato dei vescovi che li hanno coperti.
Nella Lettera pastorale ai fedeli irlandesi, il Papa condanna le violenze del clero sui minori(«risponderanno a Dio e ai tribunali»), dà voce alla «vergogna che tutti proviamo», punta l’indice contro i casi insabbiati nelle diocesi.
Intanto all’ex Sant’Uffizio l’arcivescovo spagnolo Ladaria sta ultimando per il segretario di Stato Bertone il «pacchetto» di misure con cui la Chiesa fronteggerà in tutto il mondo lo scandalo-pedofilia (rimozione immediata dall’incarico, riduzione allo stato laicale, denuncia obbligatoria alla magistratura civile, abolizione della prescrizione per gli abusi sui minori).
«All’appello del Pontefice seguiranno provvedimenti concreti per unificare in ogni nazione la risposta delle gerarchie ecclesiastiche all’emergenza», spiegano nei Sacri Palazzi. «Per il buon nome della Chiesa e per evitare scandali non c’è stata tutela delle persone» a causa di una «preoccupazione fuori luogo» dei vescovi.
«Possano portare frutti di grazia la nostra tristezza, le lacrime, lo sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato e il fermo proposito di correzione», auspica Joseph Ratzinger in un documento mai scritto prima da un Papa. «Non cerca scusanti e non scarica su altri le responsabilità dei crimini», sottolinea il portavoce vaticano Lombardi.
Alle vittime Benedetto XVI esprime «vergogna e rimorso», ai vescovi rimprovera di «aver mancato, a volte gravemente» tenendo nascosti gli abusi. Ai fedeli d’Irlanda raccomanda preghiere e uno sforzo congiunto per «rinnovare» la Chiesa e «raddrizzare gli errori del passati». Ai colpevoli impartisce un preciso ordine: «Dovete rispondere di ciò che avete fatto davanti a Dio onnipotente, come davanti a tribunali debitamente costituiti».
Una diagnosi «lucida e severa», commenta l’Osservatore Romano, anche se alcune associazioni di vittime si sono dette «deluse» per quello che definiscono un «mero richiamo al rispetto del diritto canonico», mentre «la responsabilità dell’insabbiamento della verità è di un meccanismo che arriva fino ai vertici del Vaticano».
Per spazzare via la «sporcizia» dalla Chiesa, il Papa propone un cammino di «guarigione, rinnovamento, riparazione», mettendosi dalla parte dei fedeli «profondamente turbati» dagli scandali,e delle vittime che «hanno sofferto tremendamente». Benedetto XVI chiede loro di «non perdere la speranza», né la fede in una «Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale». Una purificazione che passerà da un esame di coscienza, un’ammissione di colpa, la consegna alla giustizia civile, con la quale anche i vertici della Chiesa sono chiamati a cooperare. Ma anche dalla preghiera, perché tutto deve cominciare da un cambiamento interiore. Così in Irlanda, per volontà del Pontefice, le penitenze del Venerdì santo dureranno un intero anno, fino alla Pasqua del 2011. Digiuni e opere di misericordia serviranno a «ottenere la grazia della guarigione». E, come nella bufera dei «Legionari di Cristo» (messi sotto osservazione dalla Santa Sede per gli abusi sessuali del fondatore Maciel), Benedetto XVI affiderà ai suoi incaricati in Irlanda una «visita apostolica» con il mandato di «aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento». La speranza del Papa è che vescovi e sacerdoti «riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell’ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici», giungano «ad un più profondo apprezzamento delle rispettive vocazioni in modo da riscoprire le radici della fede in Cristo».
Il secolarismo e un «frainteso» approccio al Vaticano II (incluse «le procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio») sono il contesto in cui è esplosa la pedofilia nel clero. «Molto sovente sono state disattese le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede, come la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali», evidenzia Benedetto XVI stigmatizzando «la tendenza a evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari». Quindi, «lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi ha contribuito all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti».

© Copyright La Stampa, 21 marzo 2010

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