lunedì 8 marzo 2010

La Santa Sede vuole fare chiarezza sui casi di abusi sessuali e auspica che altrettanta chiarezza sia fatta anche all’interno di altre istituzioni


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Roma
La Santa Sede vuole fare chiarezza sui casi di abusi sessuali su minori con l’«obiettivo principale» di «rendere giustizia alle vittime», e auspica che «altrettanta chiarezza venga fatta anche all’interno di altre istituzioni».
È quanto si legge in un commento pubblicato su L’Osservatore Romano in calce a un comunicato del vescovo di Ratisbona nel quale è spiegato che i casi di abusi avvenuti nell’ambito dei «Domspatzen» non riguardano il periodo in cui monsignor Georg Ratzinger era direttore del coro.
«La Santa Sede – si legge nella nota – appoggia la diocesi nella propria disponibilità ad analizzare la dolorosa questione con decisione e in modo aperto, ai sensi delle direttive della Conferenza episcopale tedesca.
L’obiettivo principale del chiarimento da parte della Chiesa è di rendere giustizia alle eventuali vittime. Essa, inoltre, è grata per questo impegno di chiarezza all’interno della Chiesa e auspica che altrettanta chiarezza venga fatta anche all’interno di altre istituzioni, pubbliche e private, se veramente sta a cuore di tutti il bene dell’infanzia». Non è specificato quali siano queste istituzioni, si può ipotizzare scuole, istituti, ospedali, centri sportivi come pure le stesse famiglie: in Germania dal 1995 sono stati denunciati 210mila casi di reati contro minori. I casi sospetti avvenuti nell’ambito della Chiesa cattolica sono 94. Questo non toglie nulla loro gravità, dato che si tratta di delitti ancor più abominevoli in quanto compiuti da religiosi.
Le parole della breve nota sembrano riecheggiare quanto disse nell’ottobre scorso l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente alle Nazioni Unite di Ginevra: «Come la Chiesa Cattolica si è data da fare per fare pulizia in casa, sarebbe bene che altre istituzioni e autorità, dove la maggior parte degli abusi sono stati segnalati, potessero fare lo stesso, e ne informassero i media».
Tomasi, citando ha citato le statistiche di «Christian Scientist Monitor», ricordava come negli Usa le chiese più colpite da accuse di abusi verso i bambini fossero quelle protestanti, e che vi erano casi anche nelle comunità ebraiche, anche se nel mirino sembra esserci soltanto la Chiesa cattolica.
Per quanto riguarda il caso del coro di Ratisbona, il vescovo della diocesi Gerhard Ludwig Müller, ha scritto che «Le sezioni di cui si compone il Regensburger Domspatzen sono tre: il Liceo, gestito da un Direttore laico; il Convitto, gestito da un Sacerdote, assistito da educatori e pedagoghi; il Coro, diretto dal maestro della Cappella del Duomo. La Scuola elementare in Etterzhausen, ora in Pielenhofen – continua il vescovo – è un’istituzione indipendente dai Domspatzen; c’è una collaborazione solo su alcuni punti specifici nel campo dell’educazione musicale (perciò viene anche denominata scuola preliminare dei Domspatzen)». È in quest’ultima istituzione che avvenne il caso di abuso del 1958, commesso dal vice-direttore della scuola preliminare, subito rimosso e condannato anche penalmente. Nel secondo caso, «si tratta di una persona che lavorò nel 1958 per sette mesi presso i Domspatzen. Dopo 12 anni, fu condannata per un caso di abuso sessuale. Attualmente, si sta esaminando se ciò riguardi pure fatti accaduti durante quel periodo di sette mesi presso i Domspatzen». Il vescovo infine precisa che «ambedue i casi erano pubblicamente noti già all’epoca e sono da considerarsi chiusi in senso giuridico. Non coincidono con il periodo dell’incarico del Maestro Prof. Georg Ratzinger (1964-1994)».

© Copyright Il Giornale, 7 marzo 2010 consultabile online anche qui.

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