giovedì 11 marzo 2010

Manfred Lütz contro esagerazioni e minimizzazioni. Il teologo e psichiatra tedesco ci dice cose sagge sulla pedofilia tra i preti (Rodari)


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Manfred Lütz contro esagerazioni e minimizzazioni

Il teologo e psichiatra tedesco ci dice cose sagge sulla pedofilia tra i preti

di Paolo Rodari

In pochi conoscono la situazione della chiesa tedesca e il problema dei preti pedofili come Manfred Lütz.
Teologo e psichiatra, dirige l’ospedale psichiatrico di Colonia. Il suo lavoro è apprezzato in Vaticano dove, oltre a essere membro del Pontificio consiglio per i laici, è nel consiglio direttivo della Pontificia accademia per la vita e consultore della Congregazione per il clero.
Col Foglio, Lütz, torna su un argomento già affrontato in un articolo pubblicato il 17 febbraio sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung e dedicato alla pedofilia nel clero tedesco.
Spiega Lütz: “La prima cosa da fare è non sminuire il problema. Perché prima di ogni altra considerazione va ricordato che gli abusi su minori perpetrati da sacerdoti e religiosi cattolici sono un crimine particolarmente ripugnante. Sono un male da denunciare e da non occultare. Il sacerdote, infatti, ha un ruolo paterno nei confronti del minore e quindi purtroppo il suo atto criminoso ha in sé qualcosa d’incestuoso. Inoltre questi crimini minano la fiducia in Dio dei bambini che li subiscono”. Lütz, tuttavia, dice anche altro. E in particolare che “occorre non drammatizzare troppo”. Sia perché “prima di esprimere giudizi si devono conoscere i fatti, sia perché un’eccessiva drammatizzazione non giova alle vittime. Queste, spesso, hanno un rapporto ambivalente con i persecutori. Provano affetto per loro e insieme si sentono offesi. E’ una situazione molto delicata e se si drammatizza troppo non si aiuta chi è vittima a uscire allo scoperto”.
Il problema della pedofilia ovviamente non è circoscritto soltanto alla chiesa: “Tutte le professioni e le istituzioni che in qualche modo hanno a che fare con minori – dice Lütz – sono toccate dal fenomeno. Perché certe professioni attirano i pedofili, è inevitabile. Occorre vigilare”. Sono tanti gli indizi che dovrebbero portare a indagini approfondite: “Nei seminari, ad esempio, un caso che sempre meriterebbe attenzione è quello di candidati al sacerdozio che hanno facilità di rapporto coi bambini ma non ne hanno con gli adulti”. Ma non bisogna accettare le semplificazioni come invece fanno alcuni anche nella chiesa: “Alcuni dicono che c’è un legame tra pedofilia e celibato e che se si eliminasse il celibato si risolverebbero tanti problemi. Scientificamente questa teoria non ha nessun fondamento. Nel 2003 organizzai in Vaticano, all’interno della Pontificia accademia per la vita, un summit con diversi scienziati (molti non credenti) sul tema ‘abuso di minori da parte di sacerdoti e religiosi’.
Tutti concordarono sul fatto che scientificamente non c’è alcuna relazione tra pedofilia e celibato.
L’astinenza sessuale, in particolare, non provoca atti di abuso. Uno scienziato ateo molto noto in Germania ha detto che la possibilità che un prete commetta abusi è 36 volte minore rispetto a un padre di famiglia”.
In questi giorni è la chiesa tedesca a essere nell’occhio del ciclone dei media. In Germania, dice, “la chiesa ha preso importanti provvedimenti negli ultimi anni. Nel 2002 i vescovi tedeschi hanno approvato un regolamento molto chiaro. Si tratta di un insieme di procedure alle quali ogni diocesi deve attenersi. Tra queste, il fatto che ogni diocesi sia stata dotata di una persona che fa da riferimento per le vittime. Attraverso un numero telefonico appositamente dedicato, ogni vittima può contattare questa persona, denunciare quanto ha subìto e farsi aiutare. Questo regolamento ha prodotto una conseguenza notevole: dopo il 2002 nel nostro paese casi di abusi significativi da parte di preti non si sono verificati. Questa è una cosa importante da dire, perché significa che la trasparenza, il fatto che la chiesa per prima non stia nascondendo il fenomeno ma anzi lo stia pubblicizzando, funziona”.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

© Copyright Il Foglio, 10 marzo 2010 consultabile online anche qui.

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