mercoledì 10 marzo 2010

Il celibato dei sospetti, la fermezza disciplinare di Benedetto XVI sulla pedofilia e la percezione di una curia che non appare a lui fedele (D.G.)


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Perché solo la Chiesa ammette i propri peccati? La pedofilia e la strada (inconsueta) della trasparenza (Accattoli). Da incorniciare!

Perché l’abolizione del celibato, intesa come mezzo per sradicare la piaga dei preti pedofili, sarebbe assolutamente inutile anzi controproducente

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A proposito del dibattito sugli abusi sessuali: nota di padre Lombardi

Su segnalazione di Eufemia ed Alessia leggiamo:

Il celibato dei sospetti

Filippo Di Giacomo

Anche in Germania, come negli Usa e in altri Paesi europei, i vescovi cattolici hanno obiettato sullo smantellamento dello stato sociale. A una Merkel intenzionata a svendere il welfare per i trenta denari versati dai liberali all’attuale coalizione di governo, i vescovi hanno ricordato il significato che la dizione “cristiano-sociali” ha sempre rappresentato per l’identità e le politiche del partito in nome del quale è stata eletta. A stretto giro di posta è arrivata la risposta dei “liberali” tedeschi: la Chiesa farebbe meglio a occuparsi dei problemi al suo interno. E quale problema mediaticamente parlando, è più spendibile delle intemperanze sessuali del clero?
Circola per il mondo un manipolo di avvocati anglosassoni specializzati nella bisogna, e il loro sbarco in Italia è già programmato per i prossimi mesi.
Probabile quindi che dopo quella irlandese, tedesca, austriaca e olandese, avremo diritto a una puntata italiana sui luoghi comuni dell’ormai poco originale dibattito su ciò che la Chiesa è, e su ciò che dovrebbe fare.
In questi giorni già si leggono argomentazioni tese a dimostrare come gli atti di pedofilia clericali sarebbero ricollegabili al celibato dei preti, ad una indotta regressione sessuale risalente alla formazione impartita nei seminari minori (praticamente scomparsi da quarant’anni), secondo un modello imposto dal concilio di Trento, nella seconda metà del millecinquecento.
In realtà, il celibato esiste dal 306, dal Concilio di Elvira (nome di Granada nella Hispania romana), nella Chiesa d’Occidente è diventata regola indiscussa già nel IV secolo, quando Agostino suggerì l’adozione della disciplina monastica a tutti i suoi preti. Ha dato prova di poter garantire una struttura psichica che favorisce l’indipendenza e la disponibilità esistenziale, e continua a rappresentare uno dei carismi che la Chiesa Cattolica testimonia nel cristianesimo globale. E anche nel sacerdozio celibe, gli uomini sani non hanno mai conosciuto lo sviluppo di attrazioni erotiche nei confronti dei bambini come risultato dell’astinenza.
Negli oltre ottanta casi di abusi denunciati nella diocesi di Boston, la prima circoscrizione cattolica ad essere arrivata sui media in odore di pedofilia diffusa, solo quattro sono stati riconosciuti colpevoli. In Irlanda, le due commissioni governative che hanno investigato sui circa 2800 casi denunciati, ne hanno considerati fondati solo il 10 %. Ciò vuol dire che il 90% delle accuse, benché fortemente mediatizzate, erano false. C’è una latente, oscura vena fascista in questo accanito tentativo di voler esorcizzare in salsa clericale un problema, quello dell’uso e dell’abuso dei bambini, che a livello globale è beceramente strutturato in ogni categoria professionale e abbraccia la pedofilia così come la pornografia, il turismo sessuale, la prostituzione, lo sfruttamento del lavoro minorile, la mendicità schiavistica. Non per nulla ieri Padre Federico Lombardi ha ricordato che: «In Austria, in uno stesso periodo di tempo, i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati 510 in altri ambienti. È bene preoccuparsi anche di questi».
Si può notare come l’ondata europea di massmediatizzazione degli abusi cattolici avvenga in un contesto ambiguo.
Da un lato, è ormai certo che Benedetto XVI ha dispiegato sulla materia una fermezza disciplinare che non lascia dubbi né dentro né fuori la Chiesa, dall’altro la virulenza degli attacchi anticattolici risultano enfatizzati dall’immagine di isolamento del Pontefice, dovuta verosimilmente a una macchina curiale e amministrativa che non appare a lui fedele e che viene descritta all’opinione pubblica come da lui non controllata.
Nella pubblicistica ecclesiologica e canonistica d’Oltralpe è dalla fine degli anni Settanta che ci si chiede (famoso il saggio che aveva significativamente il titolo L’Eglise à l’heure du management, La Chiesa all’epoca del management) se il cattolicesimo abbia ancora bisogno di una curia che occupa circa 2800 persone, impermeabile ai volenterosi tentativi fatti da Paolo VI e Giovanni Paolo II per renderla ecclesialmente compatibile con la Chiesa reale, capace (come dimostrano le vicende di certi “gentiluomini” del Papa) solo di internazionalizzare gli atavici privilegi e vizi. Nell’editoriale del settembre 1997 l’allora direttore di Jesus, (mensile dei Paolini), fece rimbalzare in Italia una proposta molto seria avanzata da alcuni vescovi statunitensi: abolire la curia senza ulteriori indugi. Allora, il direttore perse il posto.
Ora se il suo sogno si avverasse, a battere le mani sarebbe, probabilmente, la Chiesa intera.

© Copyright L'Unità, 10 marzo 2010 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Don Cristiano.
Cara Raffaella, potremmo evitare un plauso, ma all’autore dell’Articolo dobbiamo almeno un encomio! Filippo di Giacomo è un GRANDE! È uno dei pochi che sa analizzare gli avvenimenti ed audacemente individuarne l’essenza delle cause, e lo fa da “intra” e non da “extra” e dando fede di amare la Chiesa e il Papa. Il problema è il sesto comandamento oppure come la chiesa, intesa come istituzione, si sta ponendo di fronte alla miseria umana? Il CHIODO FISSO: Il nostro amatissimo Santo Padre si sta accorgendo dell’infedeltà (ma meglio chiamarlo tradimento) di alcuni dei suoi più stretti collaboratori che Lui ha scelto a cominciare dal capo della sacra corona in Vaticano, il sostituto nella segreteria dello stato Vaticano, mons. FILONI? Le figuracce fatte a danno della stessa persona del Papa, non insegnano nulla al nostro Sommo Pontefice che tutti veneriamo? Perché la stanza dei bottoni resta immutata? Perché per la pulizia non si cambia ramazza? Noi però non smettiamo di pregare per il nostro Santo Padre.

Anonimo ha detto...

2800 persone sono pochissime se paragonate a quelle imopiegate in una qualsiasi minore istituzione mondiale o italiana. Il problema è che questo Papa ha pensato di spostare equilibri consolidati e per questo avrebbe bisogno di una squadra compatta e determinata. Eufemia

euge ha detto...

Caro Don Cristiano purtroppo siamo uomini ed anche il Papa lo è nonostante sia Vicario di Cristo in terra e successore di Pietro. Anche a lei credo come a tutti noi almeno una volta nella vita, sarà capitato di fidarsi di propri collaboratori o comunque di persone che per lei hanno lavorato; dandole prova della loto fiducia e competenza. Quindi, senza dare per favore dello sprovveduto o dell'ingenuo al nostro Pontefice, evidentemente a lui è successa la stessa cosa non è la prima volta che proprio chi credevamo amici o collaboratori sinceri, si rivelano poi i peggiori nemici. Evidentemente, egli si è fidato di chi già ha lavorato con lui in altri ambiti ma, che probabilmente, venendo a contatto con il clima deleterio della Curia romana che ben tutti conosciamo, si è accorto improvvisamente di amare e di essere fedele più al potere ed al prestigio personale piuttosto che al Papa. Succede nelle migliori famiglie..... io poi aggiungerei anche che non essendo molta la cCuria Romana in linea con Benedetto XVI, la scelta per eventuali sostituzioni la vedo molto limitata.
Ribadisco non prendiamo il Papa per un ingenuo o per uno sprovveduto ne mettiamogli fretta; lui saprà sicuramente cosa fare e dove cercare in caso di sostituzioni.
Quindi lasciamolo lavorare in santa pace almeno noi ed aiutiamolo standogli vicino con le preghiere!

Anonimo ha detto...

Caro EUGE (nio), ambedue amiamo la Chiesa e il nostro Santo Padre. Convengo che stiamo parlando di un Papa che sta facendo crescere la storia. Il mie era un auspicio. Vorremmo tutti vedere che la stessa tempistica risolutiva ed ammirevole che il Papa usa in campo dottrinale-liturgico venisse adottata in campo ORGANIZZATIVO. E' vero, il Sommo Pontefice sa quello che deve fare, diamogli tempo! Ma aspettare che alcuni terminino il mandato naturale significa GOVERNARE? Le avversità che la Chiesa deve affrontare OGGI esigono DECISIONI RAPIDE! Perchè tolleranza zero per questioni morali extra muras e prudenza per questioni di fedeltà e giustizia intra muras?

euge ha detto...

Probabilmente, caro anonimo perchè credo che non sia semplice soprattutto per Benedetto XVI che fin da quando era cardinale non si sentiva legato ai poteri curiali, trovare personaggi ( perchè di questi si tratta) disposti a metterci la faccia per la giustizia, le fedeltà e l'obbedienza al Santo Padre, piuttosto che per il prestigio personale, il potere e tante altre belle cose che non dovrebbero essere della e nella chiesa. Le battaglie di Benedetto XVI non sono facili quindi non è facile trovare persone preparate e disposte a prendersi la valanghe di fango che invece il nostro Pontefice riceve quotidianamente in faccia in nome ed in difesa della verità. La Curia Romana è un luogo di potere ed il potere rende molto meglio che essere fedeli a Benedetto XVI. La prova è che ogni qualvolta si scatena un tempesta è sempre e soltanto Benedetto a prendersene il carico. Purtroppo, come ha detto spesso anche Raffaella, non esiste il Ratzinger di Ratzinger; poi diciamocelo francamente dove sarebbe questa grande gamma di cardinali e vescovi tra i quali il Papa potrebbe e dovrebbe scegliere i sostituti dei suoi attuali collaboratori anche in tempi brevi se non brevissimi?