venerdì 23 aprile 2010

Mons. Giuliodori: La Chiesa Italiana deve a Joseph Ratzinger anche l'indirizzo che ha portato a un nuovo modo di comunicare (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

PAPA: MONS. GIULIODORI, CI HA INSEGNATO NUOVO MODO DI COMUNICARE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 apr.

La Chiesa Italiana deve a Joseph Ratzinger anche l'indirizzo che ha portato a un nuovo modo di comunicare. "Quando nella relazione al convegno Parabole Mediatiche, l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede uso' l'immagine patristica degli intagliatori di sicomoro per spiegare il rapporto tra fede e cultura, tutti - ha ricordato questa mattina mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per la Cutura e le Comunicazioni Sociali nella sua relazione al Convegno 'Testimoni digitali' - restarono profondamente colpiti.
L'assemblea riunita nell'aula Paolo VI fu toccata certamente dall'efficacia dell'esempio ma ancor piu' dalla riflessione acutissima che il Card. Ratzinger offri' sulla necessita' che la cultura sia incisa in profondita' dalla fede per portare frutti saporiti". L'ex portavoce della Cei, oggi vescovo di Macerata, Giuliodori ha rilevato, usando le parole del card. Ratzinger, che "il Vangelo non sta accanto alla cultura.
No il Vangelo e' un taglio, una purificazione che diviene maturazione e risanamento..., che esige quindi sensibilita', comprensione della cultura dal suo interno, dei suoi rischi e delle sue possibilita' nascoste o palesi". E' dunque legato a questa visione "l'indiscutibile interessamento dimostrato dalla Chiesa italiana per i nuovi fenomeni culturali scaturiti dai processi mediatici", che accompagna - con i media che la Cei ha potenziato e l anuova presenza in rete - il cammino del Progetto Culturale scaturito, durante la presidenza del card. Camillo
Ruini, dal Convegno Ecclesiale Nazionale di Palermo del 1995 e ribadito a Verona nel 2006.
"Se gli strumenti e gli eventi promossi da allora sono stati numerosi e qualificati - ha aggiunto Giuliodori - non ci si puo' accontentare di dare una verniciatura digitale alla testimonianza cristiana illudendosi che sia sufficiente adottare qualche nuovo strumento di comunicazione per rendere l'azione pastorale piu' accattivante e accettata".
Per mons. Giuliodori, occorre ora domandarsi "verso quale umanesimo ci spinge la rete e il nuovo ambiente digitale?". "Mi sembra - ha risposto - che questo nuovo ambiente si caratterizzi in primo luogo per la sua capacita' di generare un "umanesimo omogeneizzato", nel quale "i diversi momenti della vita si intrecciano e si integrano, a volte si sovrappongono e si confondono". Il risultato puo' essere - secondo mons. Giuliodori - l'"assorbimento dell'esistenza nell'una o nell'altra dimensione in modo non piu' equilibrato e dinamico". C'e' dunque "il rischio di omogeneizzare l'esistenza attorno ad un aspetto che fagocita tutti gli altri o perlomeno li relativizza". Il mondo digitale "puo' favorire un umanesimo poliedrico e quanto mai ricco di conoscenze e competenze, ma anche dissociato e frantumato", ha poi affermato il presule, rilevando anche il rischio di "perdere l'ancoraggio gravitazionale e a girare in un orbita non piu' umanamente significativa". Ha parlato a questo riguardo di un "nuovo umanesimo sociale", quello che si va delineando con la diffusione dei "social network", "nuove piazze virtuali dove ci si incontra e si costruiscono relazioni piu' o meno stabili". Dopo aver evidenziato i rischi di spersonalizzazione e di relazioni deboli se non addirittura "false", mons. Giuliodori ha affermato la "necessita' di una 'ecologia della rete e dell'ambiente digitale' affinche' sia fruibile da tutti, non comporti rischi e pericoli, soprattutto per le categorie piu' esposte e meno attrezzate ad un uso appropriato e anche critico della rete". "L'universo digitale - ha concluso il vescovo citando ancora con gratitudine Papa Benedetto XVI, stavolta dall'enciclica 'Caritas in veritate' - puo' favorire liberta', sviluppo, democrazia solo a condizione che "siano centrati sulla promozione della dignita' delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carita' e siano posti al servizio della verita', del bene e della fraternita' naturale e soprannaturale. Infatti, nell'umanita' la liberta' e' intrinsecamente collegata con questi valori superiori".

© Copyright (AGI)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Papa va amato e seguito, oltre che ammirato per il suo stile comunicativo.
Non abbiamo letto una parola, neppure nella Diocesi di Mons. Giuliodori, a sostegno, nell'affetto e nell'amore, al Successore di Pietro.
Siamo stufi delle belle ed elette prose : desideriamo che sul Papa parli il cuore di un Vescovo e parlino i suoi occhi ricolmi di lacrime !
Non abbiamo bisogno dei discorsi perfetti ma della condivisione, nell'amore semplice e genuino, della sofferenza con il nostro Padre nella fede e Successore di Pietro.