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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
B-XVI e l’arte come via al Trascendente
Francesco Antonio Grana
«L’arte – diceva Herman Hesse – significa: dentro a ogni cosa mostrare Dio». Né è la prova il dialogo tra la Chiesa e gli artisti sviluppatosi in duemila anni di cristianesimo. Un dialogo, come ricordava Giovanni Paolo II, «non dettato solamente da circostanze storiche o da motivi funzionali, ma radicato nell'essenza stessa sia dell'esperienza religiosa che della creazione artistica». In questo spirito, l’Arcidiocesi di Napoli ha organizzato la mostra “Icone riflesso della bellezza divina”. Nella Chiesa Cattedrale, fino al 27 maggio, saranno esposte le opere dell’artista Angelo Vaccarella e di collezioni private.
Nella sua Lettera agli artisti Giovanni Paolo II ricordava che l’arte è per sua natura una appello al Mistero. «Persino quando scruta le profondità più oscure dell’anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione». Per Benedetto XVI la bellezza può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio. La sintonia che si può stabilire tra percorso di fede e itinerario artistico, l’attesta un incalcolabile numero di opere d’arte che hanno come protagonisti i personaggi, le storie, i simboli di quell’immenso atlante iconografico per eccellenza che è la Bibbia.
Come ha ricordato il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, monsignor Gianfranco Ravasi, «l’arte ha lasciato il tempio, ha relegato su uno scaffale polveroso le grandi narrazioni bibliche, i simboli, le figure, le parabole sacrali e si è avviata lungo le strade “laiche” della contemporaneità. Ha abbandonato la concezione secondo la quale l’opera artistica incarna una visione trascendente dell’essere, anzi, “crea un mondo”, per usare le parole del filosofo Heidegger, e si è sostanzialmente dedicata a sperimentazioni di linguaggio, a complesse ricerche stilistiche, a elaborazioni autoreferenziali e persino a pure e semplici provocazioni».
Giovanni Paolo II, che definiva gli artisti “geniali costruttori di bellezza”, sottolineava che la Chiesa per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo ha bisogno dell’arte. Ma, si domandava, è vero anche il contrario, e cioè che l’arte ha bisogno della Chiesa? Il grande Papa voleva così sollecitare gli artisti a ritrovare nell’esperienza religiosa, nella rivelazione cristiana, nel “grande codice” che è la Bibbia una sorgente di rinnovata e motivata ispirazione.
È l’invito che Benedetto XVI ha voluto rivolgere agli artisti. «Non abbiate paura – ha affermato il Papa – di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente».
© Copyright L'Avanti, 19 maggio 2010
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