giovedì 20 maggio 2010
Il Papa, i cardinali, i gesuiti. Tre risposte allo scandalo (Magister). Monumentale
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Il papa, i cardinali, i gesuiti. Tre risposte allo scandalo
La via maestra tracciata da Benedetto XVI. Gli affondo di Schönborn e O'Malley contro Sodano. Il ruolo di Bertone e di padre Lombardi. La battaglia della "Civiltà Cattolica" contro la "cultura della pedofilia"
di Sandro Magister
ROMA, 20 maggio 2010 – Allo scandalo degli abusi sessuali commessi da sacerdoti, la gerarchia cattolica sta reagendo in tre modi.
Il primo per iniziativa del papa. Il secondo ad opera di alcuni cardinali. Il terzo grazie ai dotti gesuiti della "Civiltà Cattolica", con l'imprimatur della segreteria di Stato vaticana.
1. LA STRADA MAESTRA
La strada maestra è quella tracciata dal papa. La Chiesa – ha detto Benedetto XVI in più occasioni, a partire dalla sua lettera del 19 marzo ai cattolici dell'Irlanda – deve capire che la sua più grande tribolazione non nasce da fuori, ma dai peccati commessi dentro di lei. E quindi la penitenza è il suo primo dovere, per aprirsi alla conversione e infine alla grazia rigenerante di Dio.
Le sollecitazioni più forti a percorrere questa strada il papa le ha date in coincidenza con il suo pellegrinaggio a Fatima. Il messaggio delle apparizioni di Maria ai pastorelli si riassume infatti proprio in questa parola: "Penitenza!". E il papa teologo non ha avuto timore, anzi, di congiungersi lì alla pietà popolare.
Ma anche dopo il suo ritorno a Roma dal Portogallo papa Joseph Ratzinger ha insistito nel battere questa strada. L'ha fatto con un messaggio e con un saluto.
Il messaggio era quello indirizzato al Kirchentag, la kermesse ecumenica di cattolici e protestanti tedeschi tenuta a Monaco di Baviera dal 12 al 16 maggio.
Il testo papale porta la data del 10 maggio ed è stato letto in apertura dell'evento. Ma vista la scarsa attenzione che esso ha ricevuto in Germania, la sala stampa vaticana ha provveduto a distribuirlo ai media di tutto il mondo sabato 15 maggio, con tanto di traduzione italiana dall'originale tedesco.
Il messaggio è visibilmente scritto di suo pugno dal papa. È un invito a "esser lieti in mezzo a tutte le tribolazioni", perché se nella Chiesa c'è tanta zizzania, questa non riuscirà comunque a soffocare il buon grano. E se bastavano dieci giusti per risparmiare Sodoma dal fuoco, "grazie a Dio nelle nostre città ci sono molto più di dieci giusti".
Quanto al saluto, è quello che Benedetto XVI ha rivolto domenica 16 maggio a mezzogiorno, dopo la recita del "Regina Cæli", ai 200 mila fedeli che gremivano piazza San Pietro e le vie adiacenti, accorsi da tutta Italia a manifestare la loro adesione al papa (vedi foto).
"Noi cristiani non abbiamo paura del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni", ha detto loro Benedetto XVI, perché "il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa".
I due testi sono riprodotti integralmente più sotto e il primo, in particolare, è di assoluto rilievo.
È sicuro che Benedetto XVI tornerà sull'argomento il 10 e 11 giugno prossimi, nella veglia di preghiera e nella messa con cui chiuderà l'Anno Sacerdotale da lui voluto proprio per ridare forza spirituale al clero.
2. LO SCONTRO NEL SACRO COLLEGIO
Mentre papa Benedetto traccia la linea maestra, tra i suoi cardinali c'è però anche chi ne trae le conseguenze a livello di governo della Chiesa.
I porporati usciti allo scoperto sono l'austriaco Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, e l'americano Sean O'Malley, arcivescovo di Boston.
Il primo con dichiarazioni diffuse il 4 maggio dall'agenzia Kathpress, il secondo con un'intervista del 14 maggio a John L. Allen per il "National Catholic Reporter".
Sia l'uno che l'altro hanno colpito duro il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato di Giovanni Paolo II e poi dello stesso Benedetto XVI nel primo anno di pontificato.
L'hanno accusato di aver a lungo ostacolato l'opera di pulizia intrapresa dell'allora cardinale Ratzinger nei confronti di personalità del peso di Hans Hermann Gröer, arcivescovo di Vienna, e di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, entrambi accusati di abusi sessuali e infine, troppo tardi, riconosciuti colpevoli.
In più, Schönborn e O'Malley hanno rimproverato a Sodano di aver declassato a "chiacchiericcio" le accuse scagliate dai media contro la Chiesa a motivo della pedofilia, con ciò facendo un "danno immenso" alle vittime degli abusi. Sodano si era espresso effettivamente così, nell'atto di omaggio da lui letto a Benedetto XVI il giorno di Pasqua a nome dell'intero collegio cardinalizio: atto di omaggio non richiesto nè tanto meno "mendicato" dal papa, come ha tenuto a precisare padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.
Queste accuse all'insipiente Sodano, contrapposto al lungimirante Ratzinger, gettano un'ombra anche sul pontificato di Giovanni Paolo II, durante il quale gli abusi sessuali tra il clero toccarono il picco, senza un'efficace opera di contrasto.
Ma Schönborn e O'Malley non arrivano a questo. Papa Karol Wojtyla, dicono, era troppo vecchio e malato per prendere in pugno la questione. E attorno "gli facevano da scudo protettivo" i suoi collaboratori, i quali si illudevano che la faccenda riguardasse l'America e non il resto del mondo. A giudizio di O'Malley, Sodano e altri capi di curia agivano così "più per ignoranza che per malizia".
Sta di fatto che Sodano è oggi il decano del collegio cardinalizio, come lo fu Ratzinger quando morì Wojtyla. Nell'eventualità di un conclave, sarebbe quindi lui a presiedere l'interregno, con i media di tutto il mondo che implacabili lo metterebbero alla gogna, con disastro d'immagine per tutta la Chiesa. È anche per scongiurare questo esito che due cardinali di primo piano come Schönborn e O'Malley hanno sferrato l'affondo. Vogliono che Sodano esca definitivamente di scena, il più presto possibile.
Ma non è tutto. L'offensiva dei due cardinali trova in curia il sostegno, di fatto, del successore di Sodano alla segreteria di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone.
Bertone era segretario della congregazione per la dottrina della fede, al fianco di Ratzinger, quando questi era "ostacolato" da Sodano e sodali. E oggi mostra di voler arrivare anche lui a una resa dei conti, contro la vecchia guardia curiale.
Lo si vede dalla severità con cui Bertone sta conducendo l'operazione di "pulizia" dei Legionari di Cristo, la congregazione fondata dall'indegno Maciel, difeso ed esaltato fino all'ultimo non solo da Sodano, ma anche dall'allora segretario personale di Giovanni Paolo II, Stanislaw Dziwisz, e da altri capi di curia.
Lo si è visto, inoltre, da come il 15 aprile Bertone ha sconfessato – con un tagliente comunicato del portavoce vaticano Lombardi – una lettera scritta nel 2001 dall'allora prefetto della congregazione per il clero, cardinale Darío Castrillón Hoyos, a sostegno di un vescovo francese condannato per aver rifiutato di denunciare un suo prete colpevole di pedofilia.
Castrillón Hoyos si è difeso dicendo di aver fatto leggere quella sua lettera a Giovanni Paolo II e di averne avuto l'approvazione. Ma sta di fatto che oggi quel suo comportamento non è più ammesso. Sul penultimo numero della "Civiltà Cattolica", la rivista dei gesuiti stampata con il controllo previo della segreteria di Stato vaticana, sono portate ad esempio di buona condotta le diocesi di Monaco, Colonia e Bolzano, "dove i vescovi hanno assunto un atteggiamento che si potrebbe definire 'proattivo', cioè preventivamente collaborativo nei confronti delle autorità civili".
E con questo articolo della "Civiltà Cattolica" siamo alla terza modalità di reazione allo scandalo della pedofilia.
3. LA BATTAGLIA CULTURALE
Gli articoli propriamente sono due, in apertura dei numeri del 1 maggio e del 15 maggio 2010 della rivista. Gli autori, i padri gesuiti Giovanni Cucci e Hans Zollner, insegnano psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e affrontano la questione della pedofilia sotto il profilo psicologico-sociale.
Nel primo dei due articoli, intitolato "Osservazioni psicologiche sul problema della pedofilia", gli autori descrivono, sulla base della letteratura scientifica, le caratteristiche della pedofilia, la personalità degli autori di tali atti – che spesso da bambini sono stati vittime di abusi – e la loro incidenza tra il clero cattolico, in drammatico contrasto con l'alto profilo morale ed educativo che dovrebbe contraddistinguere tale vocazione.
Fra le lezioni da trarre dallo scandalo, gli autori insistono sulla preparazione dei candidati al sacerdozio, il cui equilibrio e maturità devono essere seriamente accertati.
Smentiscono che vi sia un nesso di causa ed effetto tra il celibato e la pedofilia.
E quanto alla richiesta di ridurre allo stato laicale i sacerdoti colpevoli di pedofilia osservano:
"Certo, questa può anche essere una procedura doverosa, prevista dal codice di diritto canonico, ma non è detto che sia la cosa migliore per le potenziali vittime, i bambini, e per lo stesso abusatore, che spesso ritorna in società senza alcun controllo e, lasciato a se stesso, torna a commettere abusi. Questo è stato il caso di James Porter, sacerdote della diocesi di Fall River (Massachusetts): una volta dimesso, non fu affatto perseguito dalle autorità civili, si sposò e poco dopo venne incriminato per le molestie commesse verso la baby siiter dei suoi figli".
Nel secondo articolo, intitolato "Contrastare la cultura della pedofilia", Cucci e Zollner denunciano lo "strano silenzio" che si registra sulla questione non solo da chi opera nel mondo dell'educazione (genitori, insegnanti, eccetera) ma soprattutto da chi sarebbe più titolato a parlarne con cognizione di causa: psicologi, psichiatri, psicoterapeuti.
La letteratura scientifica sul tema appare reticente e incerta. I maggiori dizionari ed enciclopedie dedicano alla pedofilia poche righe in migliaia di pagine. E altrettanto succede per l'efebofilia. Nel dibattito pubblico, di conseguenza, si sostituisce alla competenza il "sentito dire". E si alimenta quel "panico morale" che distorce le reali dimensioni del problema.
In un'opinione pubblica così confusa, Cucci e Zollner rimarcano che "si oscilla tra la criminalizzazione e la liberalizzazione". Citano numerosi casi in cui si è difesa la pedofilia in nome della libertà sessuale. Ricordano un documento e un convegno finalizzati a questo, ad opera del partito radicale italiano, nel 1998. Richiamano la costituzione in Olanda, nel 2006, di un partito pro-pedofilia. Fanno notare che l'attuale ministro della giustizia del governo federale tedesco, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, oggi tra i più accesi critici della Chiesa, faceva parte del direttivo della Humanistische Union quando questa organizzazione si batteva per liberalizzare tutti gli atti sessuali "consensuali", inclusi quelli con minorenni.
"Queste osservazioni – concludono i due autori – richiederebbero di rimettere in discussione un contesto culturale più ampio e spesso acriticamente accettato, che approva le trasgressioni e le perversioni come manifestazioni di libertà e di spontaneità". Per essere riconosciuta come una perversione e contrastata, la pedofilia "richiede il riconoscimento di una norma etica e psicologica, prima che giuridica".
Quindi la battaglia deve essere anche culturale. Una battaglia nella quale la Chiesa di papa Benedetto è in prima fila.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1343359
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9 commenti:
essere vecchi e malati non è una scusante.
il papa non può delegare il suo potere.
è ora di ricostruire storicamente il pontificato precedente.
Buongiorno Raffaella,
articolo interesante, quello che mi risulta difficile da inquadrare e' Schönborn.
Non mi piacerebbe il dover urlare al vento dei media argomentazioni assurde (ordinazione donne preti sposati ecc ecc...) solo per tenere desta l'attenzione sul caso Sodano. Prima che se ne va meglio e' - quello e poco ma sicuro - ma meglio non manipolare i fatti, per evitare di ritrovarci dopo un altro caso Mixa, solo con un peso molto piu' grande.
La verita' cerca un assenso ad essa, non ha bisogno della nostra difesa - anche perche' ma cosa mai ci crediamo di essere per reputarci cosi' "indispensabili" per difendere il Padreterno? La Chiesa prima di tutto la porta avanti Lui, mica noi... dipendesse da noi (come solo istituzione umana) da mo' che sarebbe andata a scatafascio! Atti 5,38-39 ci torna sempre utile:
"Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
poche balle!
in questa foto l'allora papa non era nè vecchio nè malato:
http://ncronline.org/news/accountability/how-fr-maciel-built-his-empire
Ciao Raffa.
dal Foglio:
Metanoia e tradozione, per Vian ...
di Andrea Monda
L'agenda dei controriformisti di P. Rodari (prima parte)
Segreti papali di F. Agnoli
Alessia
Gp II era anche troppo vecchio e malato all'epoca dello scandalo IOR, Emanuela Orlandi, ecc.?
Del comportamento di Maciel si vociferava già alla fine degli anni? Gli ultimi 5/10 anni Wojtyla sarà anche stato in cattive condizioni di salute, ma non era stupido, la malattia non aveva intaccato le sue facoltà. Perché non è stata impedita la scandalosa farsa della benedizione pubblica di Maciel a fine 2004, che tanto disgustò l'allora card. Ratzinger?
Alessia
Ma anche con Giovanni Paolo II gli strumenti giuridici per far fronte allo scandalo della pedofilia c'erano ed erano efficaci. Si potrà discutere sull'atteggiamento del card. Sodano… ma con prudenza e moderazione. Non conosciamo tutte le problematiche che hanno determinato il Segretario di Stato a mantenere questo atteggiamento nei confronti degli scandali della pedofilia. Non dimentichiamo, inoltre, che tanti sacerdoti sono stati accusati e vilipesi ingiustamente, vittime dello stesso feroce accanimento mediatico che colpisce oggi il Santo Padre e la Chiesa.
Gli scandali sessuali del clero era il cavallo di battaglia della propaganda comunista e lo sono tutt’ora per quella massonica…
Inoltre, separare Ratzinger da Giovanni Paolo II è pericolosissimo. Ratzinger, lo sappiamo tutti, è stato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II.
La prudenza secondo san Tommaso è la virtù regina perché indica il giusto mezzo. Perciò certi cardinali troppo loquaci come l’Arcivescovo di Vienna e troppo impulsivi come Bertone dovrebbero stare più in silenzio. Bertone, poi, ha già procurato parecchi guai al Papa….
Alessia e Fabio,
esprimete due commenti interessanti:
"Perché non è stata impedita la scandalosa farsa della benedizione pubblica di Maciel a fine 2004, che tanto disgustò l'allora card. Ratzinger?"
"Bertone, poi, ha già procurato parecchi guai al Papa…."
Sulla prima frase ci sarebbe da vedere il ruolo di Sodano e Dziwisz a fondo: metti il caso di due contro uno, Wojtila di avrebbe dovuto fidarsi? E' un elemento molto critico da vagliare, e certamente gli attori non sono stati solo tre. Metti nel mucchio anche Rode' e predecessore come capi della Congregazione per i religiosi - e che ora si sa bene quanto stavano bene insieme a Maciel - e si puo iniziare a scorgere che il card. Ratzinger fosse in posizione di minoranza.
Ovviamente ci sono tutto un botto di conseguenze da tirare, e chi di dovere avra' molto da fare.
Sulla seconda frase: gia' scrissi illo tempore fa qui dentro il grosso sospetto di una segreteria di stato poco "fedele" all'attuale segretario (Bertone) e piu' devota al precedente (Sodano); il macello capitato sul caso Williamson e la risposta pesantissima di B16 ("bastava farsi un giro su Internet per scoprire le cose come stavano) e' stato molto significativo sul cortocircuito totale capitato nei Sacri Palazzi, quindi prima di attibuire a Bertone dei guai volontari ci andrei cauto. Ci vuole poco a combinare disastri quando quelli che in teoria dovrebbero essere persone fidate in realta' non lo sono, e poi succedono i macelli.
non scherziamo: su Maciel gravava l'ombra dal 1956 e testimonianze negative continuavano ad arrivare. il vero problema in radice è proprio ciò che ha fatto chiudere volontariamente gli occhi, un autoaccecamento spirituale: la mentalità curiale, l'omertà in porpora, l'incapacità di autocritica, la demonizzazione a priori di ogni messa in dubbio, la non-volontà di conoscere il vero perché già convinti di possederlo, il confidare nell'efficenza e nelle strutture umane piuttosto che nel Vangelo, il concepire la Chiesa come un regno terreno invece che come il corpo mistico di Cristo composto da uomini sempre bisognosi di conversione
JP
JP,
purtroppo il 1956 era periodo di guerra fredda e, come abbiamo avuto tutti modo di leggere piu' volte, il discorso "prete pedo" era usato tantissimo per squalificare persone scomode ai regimi.
Peccato che dentro a tanta falsita' un briciolo di vero c'era, ed e' passato non-considerato.
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