Un vescovo per la Torino di domani (Galeazzi)

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Un vescovo per la Torino di domani

Giacomo Galeazzi

Benedetto XVI è tornato da Torino con l’immagine di una «comunità ordinata e sinceramente fedele», ma anche con l’idea che potrebbe servire uno «scossone». Insomma, da un lato la visita alla Sindone ha rafforzato nel Pontefice l’apprezzamento per la solida impostazione ecclesiale piemontese, dall’altro prende corpo tra i suoi più stretti collaboratori la sensazione che per far fronte alle nuove sfide della secolarizzazione vadano mobilitate energie fresche.
Un «colpo a sorpresa» per smuovere una Chiesa ben organizzata però un po’ ripiegata su se stessa rispetto agli anni del fermento culturale e della creatività pastorale di Pellegrino e Ballestrero.
Da qualche tempo nella Curia romana la successione al cardinale Poletto non è più considerata materia di esclusiva pertinenza del piemontese Tarcisio Bertone. «La partita per la sede cardinalizia di Torino (importante anche in futura ottica di conclave) non è chiusa - assicura un influente ministro vaticano -. La scelta sarà presa personalmente dal Papa». Se per assegnare la cattedra di San Massimo, Joseph Ratzinger dovesse rivolgersi «fuori regione» il nome dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte appare l’unico in grado di scardinare la terna «made in Piemonte» caldeggiata dal segretario di Stato e composta dai tre «bertoniani» Versaldi, Bertello, Miglio).
Un esito inatteso, dunque, sulla traccia di quanto accadde all’inizio del pontificato di Karol Wojtyla, quando per Milano spuntò a sorpresa il nome di Carlo Maria Martini. Monsignor Forte è il teologo di fiducia di Benedetto XVI, che lo ha consacrato vescovo e lo ha voluto ai vertici dei massimi organismi teologici della Chiesa mondiale e italiana, ma soprattutto è figura carismatica di intellettuale in grado di scaldare sia il cattolicesimo sociale delle associazioni «non profit» sia il raffinato laicato piemontese. «L’ipotesi più accreditata resta quella di una soluzione “interna” - spiegano in Vaticano -. Però non è un mistero che per Torino il Papa sta pensando a un arcivescovo più giovane e con maggiori margini di progettualità rispetto a candidati come Versaldi e Miglio».
Dopo il «bravo pastore» Poletto, Benedetto XVI vedrebbe bene un «defensor civitatis» in grado di «accendere nuove speranze e di trasformare la comunità diocesana in un laboratorio post-moderno per la dottrina sociale della Chiesa», osservano Oltretevere. Un identikit che sembra corrispondere al «ratzingeriano doc» Forte.

© Copyright La Stampa (Torino), 4 maggio 2010