giovedì 10 giugno 2010
L'importante visita di Benedetto XVI a Cipro: il commento di Gianteo Bordero
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L'importante visita di Benedetto XVI a Cipro
di Gianteo Bordero
mercoledì 09 giugno 2010
La presenza cristiana in Medio Oriente, il rapporto con gli ortodossi, la pace. E' attorno a questi tre temi che è ruotato il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro, svoltosi dal 4 al 6 giugno. Era la prima volta che un Pontefice faceva sosta sull'isola che duemila anni or sono fu la prima tappa della grande predicazione di San Paolo alle genti.
Una terra che oggi deve però a fare i conti con la difficile situazione interna (sia dal punto di vista politico che religioso) che si protrae da almeno mezzo secolo, cioè da quando, ottenuta l'indipendenza dalla Gran Bretagna, Cipro è divenuta teatro di tensioni e scontri tra la maggioranza di origine greca (e cristiana) e la minoranza di origine turca (e musulmana). Una divisione documentata dall'esistenza, all'interno del territorio dell'isola, di due Repubbliche: una greco-cipriota, ufficialmente riconosciuta dalla comunità internazionale e membro dell'Unione Europea, e l'altra turco-cipriota, sorta nel 1974 in seguito all'invasione del nord del paese da parte dell'esercito di Ankara. Il simbolo visibile di tale divisione è la «Linea Verde» che taglia in due la città di Nicosia e che delimita la zona cuscinetto tra i quartieri greci e quelli turchi. Oggi presidiata dai Caschi Blu dell'Onu, la barriera è stata definita l'«ultimo muro» che ancora resiste in Europa dopo la caduta di quello di Berlino. Nonostante i vari tentativi messi in campo per raggiungere un compromesso che porti alla nascita di un'unica entità statale di tipo federale, la situazione segna ancora il passo, soprattutto dopo che un mese fa il leader turco-cipriota Mehmet Talat, più aperto al confronto, ha perso le elezioni ed è salito al potere Dervis Eroglu, contrario allo Stato federale e fautore di una più blanda Confederazione tra due Stati.
Di fronte a questo spinoso contesto, Benedetto XVI ha sùbito messo in chiaro, sin dalla conferenza stampa tenuta durante il volo di trasferimento da Roma a Paphos, che la sua visita avrebbe avuto principalmente un carattere spirituale e religioso, e si sarebbe posta come prosecuzione ideale del pellegrinaggio in Terra Santa dello scorso anno e di quello a Malta di un mese fa. Ciò non significa, però, che il Papa abbia fatto finta di niente ed abbia eluso i nodi da sciogliere per un miglioramento dei rapporti tra le diverse comunità presenti sull'isola e in vista di una soluzione ragionevole delle controversie politiche in corso. Egli è anzi andato al cuore dei problemi, ma lo ha fatto a suo modo, ricordando che è proprio un messaggio religioso come quello di cui la Chiesa è latrice che può servire, più di ogni altra cosa, per «preparare maggiormente le anime a trovare l'apertura per la pace». Infatti - ha aggiunto - «queste non sono cose che vengono dall'oggi al domani, ma è molto importante non solo fare i necessari passi politici, ma soprattutto anche preparare le anime per essere capaci di fare i passi politici necessari, creare quell'apertura interiore per la pace, che, alla fine, viene dalla fede in Dio e dalla convinzione che siamo tutti figli di Dio e fratelli e sorelle fra di noi». La Chiesa, insomma, non propone specifiche soluzioni politiche, ma indica agli uomini la via di quel rinnovamento spirituale che solo può garantire un'autentica e duratura pace tra i popoli e le nazioni.
Ciò non significa una irenica neutralità, un lavarsene pilatescamente le mani, soprattutto di fronte a situazioni come quelle denunciate dall'arcivescovo ortodosso Chrysostomos, che ha ricordato da un lato la sistematica violazione dei simboli e delle testimonianze della storia cristiana di Cipro nella parte settentrionale occupata dai musulmani e, dall'altro lato, l'operazione demografica con cui i turchi stanno tentando di diventare maggioranza nel paese. Benedetto XVI era ed è consapevole di tutto ciò, e lo ha detto chiaramente durante la cerimonia di congedo del 6 giugno, all'aeroporto di Larnaca, rivolgendosi con queste parole al presidente della Repubblica Christofias: «Ho potuto vedere di persona qualcosa della triste divisione dell'isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un'eredità culturale che appartiene a tutta l'umanità. Ho potuto anche ascoltare ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste». Inoltre il Papa, nei suoi discorsi, non ha mai citato la Repubblica turco-cipriota, proprio per non fornire a tale entità alcun appiglio per rivendicare quella legittimazione internazionale a tutt'oggi negatagli. Ma quello che stava a cuore al Pontefice, come detto, non era in primis la disputa politica, bensì l'indicazione di una via spirituale alla pace che proprio i cristiani sono chiamati a costruire per il Medio Oriente, proprio partendo da Cipro.
Infatti l'isola è stata scelta dal Papa come luogo-simbolo per consegnare ai vescovi mediorientali l'Instrumentum Laboris per la prossima assemblea sinodale, che avrà luogo a Roma dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema «La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza». Della presenza e del ruolo dei cattolici oggi nei luoghi che furono la culla del cristianesimo Benedetto XVI ha parlato anche durante la Messa celebrata a Nicosia il 5 giugno, con una splendida omelia sul significato della croce: per le comunità cattoliche mediorientali, che spesso si trovano a vivere come un piccolo gregge in terre fortemente ostili all'annuncio del Vangelo e al messaggio della salvezza, il fatto di non fuggire altrove è già di per se stesso una testimonianza cristiana mirabile, è portare assieme a Cristo la croce. «Dove i cristiani sono in minoranza - ha detto il Papa - dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione. La loro sola presenza è un'espressione eloquente del Vangelo della pace. Abbracciando la croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna». Come ha fatto monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia ucciso a Iskenderun, in Turchia, il 4 giugno (le ultime notizie al proposito parlano della possibilità di un omicidio secondo il rituale islamico): «La sua morte - ha affermato Benedetto XVI - è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto».
Proprio laddove i cristiani sono perseguitati, dove i loro diritti non di rado vengono calpestati, dove la libertà religiosa soccombe di fronte a un fondamentalismo asfissiante e violento, la loro presenza e la loro fedeltà al Vangelo assumono un valore paradigmatico: tale presenza e tale fedeltà divengono, infatti, oasi di vera umanità, di vero amore per il prossimo, di vera pace. Un esempio, questo, di cui tutti dovrebbero tenere conto, a partire dalla comunità internazionale, adoperandosi affinché le tensioni e i conflitti che ormai da tempo caratterizzano il Medio Oriente trovino ragionevole e giusta soluzione. Altrimenti - ha ammonito Papa Ratzinger - il rischio è quello di uno «spargimento maggiore di sangue».
Infine, per quanto riguarda l'altro punto centrale della visita di Benedetto XVI a Cipro, e cioè il rapporto tra cattolici e ortodossi, si è potuto registrare un clima di grande cordialità e comunione tra il Papa e l'arcivescovo Chrysostomos II, con il quale, negli ultimi anni, il Pontefice ha instaurato un dialogo fraterno e fecondo. Lo si è visto chiaramente durante la celebrazione ecumenica presso la chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa di Paphos, luogo-simbolo della predicazione paolina che qualche tempo fa la comunità ortodossa - la quale raccoglie la stragrande maggioranza dei cristiani ciprioti - hanno messo a disposizione di cattolici e anglicani, a testimonianza di un deciso e coraggioso cammino verso la piena comunione tra le diverse confessioni cristiane sull'isola. Nel suo discorso - e questo è l'elemento di rilievo da sottolineare - Benedetto XVI ha chiarito che il percorso ecumenico non può fondarsi soltanto sul confronto teologico, ma deve necessariamente partire, come nel caso di Cipro, dalla condivisione della comune eredità nata dalla predicazione apostolica. «Questa - ha detto il Papa - è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci». Il Pontefice ha anche annunciato che alla prossima assemblea del Sinodo per il Medio Oriente prenderanno parte i delegati delle altre Chiese cristiane. Una scelta importante, perché l'unità visibile di «tutti i discepoli di Cristo» può rafforzare la «testimonianza del Vangelo nel mondo d'oggi».
Per tutti questi motivi la presenza cristiana a Cipro, ponte tra Oriente ed Occidente, è davvero un segno di speranza non soltanto per i credenti, ma per tutti coloro che lavorano affinché il Medio Oriente possa trovare una pace autentica e stabile, possibile solo se a prevalere sarà quella «pazienza del bene» che il Papa ha indicato come strada maestra per la soluzione dei conflitti.
http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/201006092968/cristianesimo/l-importante-visita-di-benedetto-xvi-a-cipro.html
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6 commenti:
Il giornale è partito all'attacco di Papa Benedetto. Non si sa chi sia l'autore. Per ora.
http://www.ilgiornale.it/interni/un_paese_balia_doppie_verita/10-06-2010/articolo-id=451877-page=0-comments=1
Alessia
Trovato il nome dell'autore: Giancarlo Perna.
Alessia
Anche rep. riparte all'attacco con Pinotti & Gumpel. All'attacco dei due Papi.
REPUBBLICA GLI UOMINI D'ORO DEL VATICANO (PINOTTI FERRUCCIO, GUMPEL UDO) - a pag. 35/37
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=S5HGJ
Alessia
Dal Blog di Tornielli
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2010/06/10/pell-rinuncia-il-rebus-della-successione-al-cardinale-re/
cfr. con:
MESSAGGERO VATICANO, NUOVE NOMINE: VIA I CARDINALI KASPER E RE (GIANSOLDATI FRANCA) - a pag.15
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=S5BYT
Alessia
il fatto è che il giornale ha come linea quella di fomentare lo scontro di civiltà e per seguire questa linea non guarda in faccia a nessuno. il problema è che molti cattolici gli vanno dietro.
scusami f, ma anche a repubblica e co. molti cattolici "gli vanno dietro". E da quelle parti si fomenta lo scontro col Papa.
Se tutto va bene e si è ancora capaci di ragionare con la propria testa, i giornali schierati si neutralizzano a vicenda
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