giovedì 30 settembre 2010

Ettore Gotti Tedeschi: ecco il suo pensiero (Angela Ambrogetti)

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Il Papa: intensificare la nostra amicizia con il Signore

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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Ettore Gotti Tedeschi: ecco il suo pensiero

POSTATO DA ANGELA AMBROGETTI

[30/09/2010 09:32]

In primavera ho incontrato nel suo studio allo IOR il professore Ettore Gotti Tedeschi. Abbiamo parlato della Caritas in Veritate e la conversazione è diventata una intervisata pubblicata sul mensile Inside the Vatican. Mi sembra utile riproporne ora delle parti al pubblico italiano

Che cosa è la economia del dono, la economia di comunione.

Il rapporto economico tra noi e gli altri è regolato da leggi. Il papa parla molto nella enciclica di esigenza della distribuzione della ricchezza. Questo è un papa che forse non è economista ma è talmente intelligente e preparato che ha dimestichezza con tutto il pensiero logico, e non dimentichiamo che l'economia era una branca della filosofia fino a San Tommaso.
Il rapporto con il prossimo è regolato innanzi tutto da leggi economiche cui implicitamente il papa fa riferimento nella enciclica. Una è la distribuzione. Se non si distribuisce la ricchezza si compie un errore non tanto di mancanza di carità cristiana o di solidarietà, quanto di carattere economico perché non permetto ad una fascia di popolazione di accedere allo sviluppo economico e conseguentemente di essere parte di produzione, di domanda e di generazione e di risparmio. Quindi non distribuire la ricchezza è un errore di carattere economico. E del resto è uno dei tre grandi obiettivi dell'economia che il papa fa capire nella enciclica. Quali sono i compiti dell'economia? Tradizionalmente sono tre a partire dalla gestione delle risorse naturali senza sprecarle. E questa è una legge economica non una morale fine a se stessa. Sprecare le ricchezze naturali crea povertà invece che ricchezza.
Un principio che sembra molto poco condiviso nel mondo contemporaneo
Certo. Quale è il bene più grande? L'uomo. Ebbene noi sviliamo noi stessi, la vita, sviliamo la nostra natura, quindi figuriamoci se non sviliamo e non maltrattiamo le cose che ci circondano.

E gli altri obiettivi?

L'economia deve assicurare uno sviluppo integrale all'essere umano, uno sviluppo non solo materiale, perché l'uomo non è solo materia. Lo sviluppo non solo legato alla possibilità di consumare, e il nichilismo consumistico è male e non è sviluppo integrale. Poi la ricchezza deve essere distribuita, perché si resta ricchi se tutti diventano ricchi. Non si può restare ricchi si molti o troppi sono poveri. E queste sono leggi economiche.
Il dono poi come dice il papa è il bene che noi facciamo a noi stessi. Quando noi ci priviamo di qualcosa che è anche essenziale, assicuriamo a noi stessi la coscienza del distacco dalle cose. E il dono , che non è soltanto amore per il prossimo, ma è anche la comprensione chiara che tutto quello che abbiamo, lo abbiamo ricevuto. Anche i nostri talenti la capacità di diventare ricchi, di esprimersi bene, di capire le cose, tutto questo è un dono.

Un concetto forse specificamente cristiano. E' condivisibile anche da economisti di diversa formazione?

Dialogo spesso di questo con amici banchieri non cristiani, non religiosi, con altre visioni della vita, eppure su questi principi ci troviamo perfettamente d'accordo. La capacità di capire il distacco dalle cose per noi ha un significato religioso, è il distacco dall' "idolo d'oro", ma una persona di buon senso capisce che l'attaccamento alle cose è un errore perché finisce per idolatrare le cose e a dar loro un valore superiore a quello che devono avere. Chi riesce a capire a fondo questo principio? Le persone che riflettono e che sono umili e semplici, che non hanno paura di confrontarsi con gli altri e no hanno troppi pregiudizi.
All'inizio del 2010 Benedetto XVI ha fatto un riferimento molto particolare agli economisti in modo inconsueto "Grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti. La nostra speranza è in Dio".

Questo è uno squisito passaggio intellettuale. Il papa ha spiegato che il futuro non è legato all'andamento estrapolabile di alcune variabili, c'è sempre quell'addendo, quella variabile in più, che è la Grazia. E la Grazia dove si trasfonde?

Non è che viene in modo miracolistico e sconvolgente, piuttosto la Grazia è nell'uomo. Per cui l'uomo modifica tendenze, estrapolazioni e previsioni, con il suo genio e il suo agire quotidiano. Molte previsioni fatte dagli economisti implicano delle decisioni di carattere economico, sociale o politico. Un esempio: in Cina dove non si deve fare più di un figlio a coppia ci si è resi conto dopo 20 anni di un gap di generazione incolmabile. Ecco la natura umana ha delle leggi non scritte che valgono per tutte le cose.
Il papa, quindi, nella Caritas in veritate non dice, fate l'economia buona per l'uomo, che sia morale, piuttosto dice fate economia, perché quella vera è di fatto buona per l'uomo.

Un richiamo che è nella Carver ma anche in tanti testi di Benedetto XVI è che noi dobbiamo arricchire il nostro pensiero?

Ecco un altro tema fondamentale: la sfida educativa. Se non siamo forti nel pensiero saremo deboli nel comportamento, e a poco a poco il comportamento rischia di influenzare anche il pensiero. Insomma se non il, pensiero che determina il comportamento, alla fine è il comportamento che determina il pensiero. Ed è un rischio tipico delle nostre società. Per questo il papa, con una frequenza incredibile fa emergere il problema della emergenza educativa, pone l'attenzione sulla incapacità delle nostre generazioni di educare e di essere educati. Un gap educativo che significa crollo delle idee forti, del pensiero forte, e che il comportamento cattivo scaccerà l'idea buona e influenzerà il pensiero.

Si arriva ancora una volta al dramma intellettuale che il papa ricorda sempre del relativismo e del nichilismo?

Il nichilismo, che toglie qualsiasi riferimento assoluto, qualsiasi verità assoluta, ha portato l'uomo a pensare di essere l'evoluzione di un bacillo, il frutto del caos. E allora che dignità può avere un uomo che si sente frutto dell'evoluzione di un bacillo? Se fosse così, se l'uomo non fosse il frutto di una volontà della divinità che l'ha creato, avrebbero ragione coloro che dicono che la scienza può rendere l'uomo felice, trasformandolo, togliendo dolore e malattie.

Nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede il papa ha detto che la crisi economica non è ancora finita, altri dicono il contrario. Ma cosa è una crisi economica per l'uomo al di là dei trend di mercato?

Tecnicamente siamo ancora nella crisi economica perché, pur se abbiamo superato delle soglie di rischio di carattere finanziario che esplodesse un sistema, però la gestione di questo rischio si trasferisce all'economia reale. Quando le banche finanziano con maggior prudenza la domanda di credito dell'industria, questa ne risente come capacità produttiva, si riduce la produzione e quindi l'impiego di mano d'opera. Questo vuol dire che soprattutto le classi e le categorie più deboli, i giovani che hanno appena iniziato a lavorare rischiano la disoccupazione e quindi non poter fare piani per il futuro, e si congela il sistema. Quindi la crisi per l'uomo significa aver paura del domani, di non poter pianificare economicamente le sua vita futura. Blocca la progettualità , e blocca il lavoro dell'uomo. E l'uomo che non lavora perde se stesso, la propria capacità intellettuale.
Il mondo di sviluppo e globalizzazione che abbiamo costruito dobbiamo con le nostra capacità migliorarlo per l'uomo di oggi senza essere utopisti, e non possiamo neanche pensare di creare uno stato etico come lo vorremmo noi. Noi siamo il sale della terra, cerchiamo di esserlo davvero e di dimostrarlo.

http://www.angelambrogetti.org/

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