martedì 14 settembre 2010

Il glossario demenziale dei vescovi inglesi sulla messa: “E’ uno show” (Rodari)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Il glossario demenziale dei vescovi inglesi sulla messa: “E’ uno show”

Paolo Rodari

Cos’è la messa? Uno “spettacolo”, anzi uno “show di musica”. Cos’è l’altare? “Un tavolo”. L’eucaristia? “Un po’ di pane e un po’ di vino” che “vengono fatti uscire” in un momento preciso dello show. I liturgisti? Sono un po’ degli “artisti” e un po’ degli “attori”. La sagrestia? Il “backstage” della messa. Non si tratta di un libro per bambini. E non è nemmeno uno scherzo di cattivo gusto. Si tratta invece di un glossario che i vescovi cattolici di Scozia e Inghilterra hanno stampato in forma ufficiale per spiegare ai non cattolici le varie celebrazioni che Papa Benedetto XVI terrà nel loro paese in occasione dell’imminente viaggio apostolico (da giovedì prossimo a domenica). Un glossario che in queste ore sta facendo molto discutere non soltanto il mondo inglese, ma anche oltre il Tevere dove la trovata dell’episcopato britannico non è piaciuta a tutti. Dice al Foglio un monsignore della curia romana: “Il Papa cura sempre nei minimi dettagli le sue celebrazioni. Queste sono il cuore della vita di fede. Attraverso i sacramenti correttamente vissuti i fedeli incontrano il trascendente. Dire che la messa è come un concerto rock o, di più, che i celebranti sono come degli attori o degli artisti significa far sì che i non credenti non capiscano nulla della fede cattolica. E significa confondere le idee a chi già crede”.
Il glossario è uscito da pochi giorni. Ha l’imprimatur ufficiale della chiesa cattolica britannica e in particolare del team che da Londra lavora per la visita, l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols in testa. L’opuscolo è arrivato nelle stanze del Foreign Office. Anche qui, dove due mesi fa era stata partorita una nota che ironizzava sulla “visita ideale” del Papa in Gran Bretagna, il testo è stato ritenuto potenzialmente offensivo per la chiesa e per la sua guida. I giornali inglesi riportano in queste ore il commento di un vescovo del loro paese. Dice l’anonimo presule: “E’ sempre la solita storia. Le gerarchie inglesi cercano d’essere ‘trendy’ ma così facendo si espongono al ridicolo e insieme mettono in serio pericolo la credibilità del viaggio”. Un pensiero, quest’ultimo, condiviso da molti anche oltre il Tevere.
La chiesa cattolica inglese ha provato a reagire. La risposta è arrivata attraverso il portavoce di Westminster che ha detto: “L’opuscolo è stato pensato per i non credenti ma anche per coloro che devono garantire il servizio d’ordine durante gli eventi ai quali partecipa il Papa. Qui c’è molta gente che non conosce la vita della chiesa e occorreva offrire parametri comprensibili a tutti. Per questo abbiamo voluto far capire che l’attenzione che si deve dare a una messa è la medesima che si deve prestare quando c’è un concerto e così via”. Tentativi di chiarimento a parte, le polemiche non mancano. L’organizzazione del viaggio messa in campo dalla chiesa inglese non soddisfa molti. Sempre in Vaticano non è piaciuta a tutti l’idea di mettere in vendita dei biglietti per accedere alle manifestazioni più importanti. Il problema, infatti, è principalmente uno: chi compra i biglietti? A oggi molti sono invenduti. Tanto che Westminster sta correndo contro il tempo per trovare più acquirenti possibili.

Pubblicato sul Foglio martedì 14 settembre 2010

© Copyright Il Foglio, 14 settembre 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.

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