martedì 7 settembre 2010

In mostra a Londra i cartoni e gli arazzi realizzati per la Cappella Sistina. Il Raffaello delle occasioni speciali (Mark Evans)


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In mostra a Londra i cartoni e gli arazzi realizzati per la Cappella Sistina

Il Raffaello delle occasioni speciali

L'8 settembre s'inaugura al Victoria and Albert Museum di Londra la mostra "Raphael: Cartoons and Tapestries for the Sistine Chapel" che, in collaborazione con i Musei Vaticani, riunisce cartoni preparatori e arazzi realizzati da Raffaello tra il 1515 e il 1516. Dal catalogo che accompagna la mostra (London, V&A Publishing, 2010) pubblichiamo un saggio di uno dei curatori insieme a Clare Browne e Arnold Nesselrath.

di Mark Evans

I Cartoni di Raffaello sono uno dei grandi tesori dell'alto Rinascimento, commissionati nel 1515 da Papa Leone X, membro della famiglia Medici. Si tratta di disegni preparatori a grandezza naturale che illustrano gli Atti dei santi Pietro e Paolo e che dovevano servire per la realizzazione di arazzi volti a rivestire la parte inferiore delle mura della Cappella Sistina. I disegni furono realizzati da Raffaello e dai suoi assistenti con la tecnica del guazzo su carta. Fra il 1516 e il 1521 quei disegni divennero dieci arazzi di lana, seta e fili dorati realizzati da Pieter van Aelst, a Bruxelles, il principale centro europeo della manifattura di arazzi.
Come gli eccezionali cantori francesi e la musica polifonica franco-fiamminga introdotti nella Cappella Sistina in quello stesso periodo, questi sontuosi arazzi avevano lo scopo di evidenziare la maestà papale di Leone X. Questi cartoni per arazzi furono una novità stilistica. Nel 1623, i sette disegni preparatori sopravvissuti, furono acquistati e utilizzati nel laboratorio tessile di Mortlake e quindi rimasero in Inghilterra. Nel corso del diciottesimo secolo, Raffaello raggiunse l'apice della fama e quei disegni furono annoverati fra i più famosi del mondo. Dal 1865 la Royal Collection li ha prestati al Victoria and albert Museum. Gli arazzi restarono nei Musei Vaticani.
Poiché gli arazzi erano eccessivamente dispendiosi in quanto soggetti a usura per esposizione alla luce e alla sporcizia, di solito venivano mostrati soltanto in occasioni speciali. Sette furono esposti per la prima volta il 26 dicembre 1519, festa di santo Stefano. Tutti continuarono a venir utilizzati soltanto nei principali giorni di festa.
Il 31 maggio 1787 il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, a Napoli per assistere all'eruzione del Vesuvio, scrisse nel suo diario: "Sono talmente determinato a recarmi a Roma per partecipare alla Festa del Corpus Christi e per vedere gli arazzi realizzati su disegno di Raffaello che nessuna bellezza naturale, per quanto magnifica, potrà dissuadermi dal preparare la partenza".
Il prestito di quattro arazzi al Regno Unito nel 2010, in occasione della visita di Papa Benedetto XVI, ha proseguito la tradizione di esporre queste opere soltanto nelle occasioni speciali. Ha anche consentito di riunire i cartoni e gli arazzi per la prima volta dalla loro realizzazione e di poter quindi fare un paragone fra loro.
I Cartoni di Raffaello utilizzano un linguaggio formale incisivo. Seguendo con accuratezza il testo degli Atti degli Apostoli, descrivono figure di rilievo che svolgono una serie di importanti incontri. Raffaello sembra aver semplificato le composizioni e magnificato le gesta dei protagonisti cosicché il loro messaggio possa essere letto con chiarezza, sebbene espresso nell'arazzo, che, in genere, ha un valore solo decorativo.
È probabile che Albrecht Dürer, contemporaneo tedesco di Raffaello, avesse visto i Cartoni, come si evince dall'opera anch'essa monumentale Quattro Apostoli del 1526, che reca l'ammonimento: "in questi tempi perniciosi tutti i governanti del mondo dovrebbero fare attenzione a non farsi fuorviare dall'uomo a proposito della Parola di Dio, perché Dio non vuole che si aggiunga o si tolga nulla alla Sua Parola. Ascoltate dunque quattro uomini eccellenti Pietro, Giovanni, Paolo e Marco, ascoltate il loro monito!".
Leone X, particolarmente interessato alla riforma della predicazione e di certo consapevole dei pericoli di eresia, è probabile che avrebbe sottoscritto questo consiglio, espresso da un cattolico moderato nonché ammiratore di Martin Lutero.
In virtù del loro straordinario contenuto narrativo e inoppugnabile, i Cartoni e le loro copie sotto forma di arazzi, dipinti, incisioni e infine fotografie, hanno dimostrato una capacità apparentemente infinita di affrontare l'onere di una serie di dibattiti.
La supremazia di Raffaello fu messa in dubbio per la prima volta nel 1851, quando l'influente critico inglese John Ruskin scrisse a difesa della Faternità preraffaelita di recente fondazione: "Dipingeranno sia quello che vedranno sia quello che supporranno potrebbero essere stati i fatti reali della scena che vorranno rappresentare (...) tutti gli artisti facevano questo prima di Raffaello, e dopo di lui non lo hanno più fatto, ma hanno cercato di dipingere figure perfette piuttosto che rappresentare la realtà vera e propria. Ne consegue che da Raffaello a oggi, la storia dell'arte ha subito un processo di decandenza".
Nel sedicesimo secolo lo storico dell'arte Giorgio Vasari aveva affermato che il culmine della perfezione ottenuta da Leonardo, Raffaello e Michelangelo era stato seguito da un periodo di decadenza dell'arte. Con il trascorrere del tempo, l'atteggiamento di Ruskin verso Raffaello passò da una totale ammirazione iniziale a un misto di approvazione delle sue prime opere e disprezzo di quelle del suo ultimo periodo.
Ricordò come già quand'era giovane "i Cartoni cominciarono ad assumere l'aspetto di un vago incubo e a suscitargli un senso di fastidio che da allora perdurarono" e criticò aspramente il tema della supremazia del Papa in quell'"infinita mostruosità e ipocrisia del Cartone di Raffaello che rappresenta Pietro che riceve il suo mandato".
Ciononostante, il compito di copiare i Cartoni rimase una costante nel corso di studi della Royal College of Art fino alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, nel 1950, quando i Cartoni furono di nuovo esposti al pubblico, per i giovani artisti Picasso aveva già soppiantato Raffaello come modello.

(©L'Osservatore Romano - 8 settembre 2010)

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