domenica 12 settembre 2010

Proclamato Beato il Cappuccino Leopoldo da Alpandeire, il frate “delle piccole cose”


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Proclamato Beato il Cappuccino Leopoldo da Alpandeire, il frate “delle piccole cose”

È stata celebrata oggi a Granada, in Spagna, la cerimonia di beatificazione di fra Leopoldo da Alpandeire Marquez Sánchez, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, morto nella città andalusa all’età di 92 anni, nel 1956. Di nascita contadina, insieme alla terra coltivò da subito la virtù del distacco dai beni materiali e quando indossò il saio ricoprì per molto tempo l’incarico di elemosiniere. La celebrazione è stata officiata da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ascoltiamo quanto ha detto in questo servizio di Roberta Barbi.

“Carità, umiltà e devozione mariana sono i tratti distintivi della sua santità. Tutti i testimoni affermano che fra Leopoldo aveva un cuore d’oro. Come frate questuante, riceveva dai buoni l’elemosina materiale, dando in contraccambio la carità della sua bontà, della sua serenità, del suo consiglio. Questa sua grande carità era accompagnata da una straordinaria umiltà, che gli permetteva di correggere il prossimo, soprattutto i bestemmiatori”.

Un uomo permeato dallo Spirito di Dio, fra Leopoldo da Alpandeire Marquez Sánchez, che fece sua l’ammonizione di San Francesco “poiché l’uomo quanto vale davanti a Dio, tanto vale e non più”. Per lui, l’essere questuante tra gli uomini, significava incarnare la domanda dell’uomo che va alla ricerca di Dio, quel Dio che è stato la sua unica passione per tutta la vita, e al quale si dedicò completamente quando una frattura alla gamba gli impedì di uscire dal convento. Ma fu il contatto con gli uomini che ebbe grazie all’incarico di elemosiniere, il suo mezzo per raggiungere la santità: a chi gli faceva l’elemosina, donava la recita di tre Ave Maria, il suo modo per dispensare a tutti la bontà divina, la sua elemosina dell’amore:

“Le tre Ave Maria erano il suo Magnificat. Le tre Ave Maria avevano la missione di cambiare l’acqua del dolore e della tristezza nel vino del conforto e della gioia. Davanti alle mille domande e richieste di ogni genere, la risposta di fra Leopoldo non consisteva in molte parole, ma era semplice e concreta: caro fratello, cara sorella, recita con fede tre Ave Maria alla Divina Pastora”.

Un uomo semplice, che ha raggiunto la santità nelle piccole cose: la sua conversione non fu clamorosa, non costituì per lui un cambiamento radicale; non brillava per il suo sapere, non ha mai lasciato il convento per diventare missionario in terre lontane, ma proprio per questo, forse, un esempio che tutti sentono più vicino, che tutti possono capire. E la gente di Granada, in mezzo alla quale questo frate si confondeva, oggi come allora gli è profondamente grata:

“La Chiesa, quando parla di bontà non insegna un’idea astratta di bene, ma offre esempi concreti di donne e di uomini buoni, nei quali si può contemplare lo splendore della bontà. Fra Leopoldo era un giusto che, irradiando carità e umiltà, rendeva possibile una convivenza più umana nella Granada del suo tempo. I santi sono il valore aggiunto della nostra civiltà. Senza i santi una città è come un cielo senza sole e una notte senza stelle. I santi ossigenano l’atmosfera della nostra terra con il profumo della loro carità”.

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