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VATICANO - M. ORIENTE
Papa: Il Sinodo per sostenere le Chiese del Medio Oriente e la missione universale
Al via l’Assemblea speciale con la messa presieduta da Benedetto XVI. È necessario potenziare la comunione e la testimonianza dei cristiani, rafforzando i legami fra le Chiese cristiane e il dialogo con ebrei e musulmani. Ma occorre garantire ai cristiani della regione “di vivere dignitosamente nella propria patria”, garantendo libertà religiosa, pace e giustizia. Occorre il contributo di tutti: della comunità internazionale; delle religioni perché rifiutino la violenza; della Chiesa universale perchè i fedeli sentano "la gioia di vivere in Terra Santa".
Città del Vaticano (AsiaNews)
L’Assemblea speciale per il Medio oriente che comincia oggi non ha motivi politici, ma pastorali. Essa deve riflettere “sul presente e sul futuro dei fedeli e delle popolazioni del Medio Oriente”, concentrandosi “sugli aspetti propri della loro missione”. Benedetto XVI ha spiegato così il valore del Sinodo dei vescovi che si raduna in Vaticano da oggi fino al 24 ottobre, alla presenza di 177 Padri sinodali e circa 70 sacerdoti dei diversi riti e tradizioni ecclesiali. A sottolineare la varietà dei riti e l'universalità della celebrazione, il vangelo è sttao cantato in latino e in greco. I cori hanno cantato in latino e in arabo.
Nella sua omelia durante l’odierna celebrazione eucaristica in san Pietro, Benedetto XVI ricorda di aver “accolto volentieri la proposta di Patriarchi e Vescovi di convocare un’Assemblea sinodale”, dopo aver personalmente visitato Turchia, Terra Santa - Giordania, Israele, Palestina - e Cipro “dove ho potuto conoscere da vicino le gioie e le preoccupazioni delle comunità cristiane”.
I circa 3 milioni di cattolici ( e 14 milioni di cristiani) di questa regione sono colpiti dall’inquieta situazione politica, da violenta persecuzione, da problemi economici che li spingono all’emigrazione. Il papa conosce tutte queste situazioni, ma chiede che i partecipanti al Sinodo vedano il Medio oriente da un punto di vista più specifico: “questa regione del mondo Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe ‘dall’alto’: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza”.
“Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio - ribadisce - significa riconoscere in essa la ‘culla’ di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta”.
Il Sinodo deve servire ad approfondire "comunione e testimonianza" delle Chiese, come recita anche il titolo scelto per l’Assemblea sinodale, “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”.
“Senza comunione – afferma il pontefice - non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione”. E ciò avviene anche se i cristiani di questa regione sono una minoranza. “I primi cristiani, a Gerusalemme, erano pochi – spiega Benedetto XVI. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che poi è accaduto. E la Chiesa vive sempre di quella medesima forza che l’ha fatta partire e crescere. La Pentecoste è l’evento originario ma è anche un dinamismo permanente, e il Sinodo dei Vescovi è un momento privilegiato in cui si può rinnovare nel cammino della Chiesa la grazia della Pentecoste, affinché la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutte le genti”.
Ravvivare la comunione fra tutti i membri della Chiesa (patriarchi, vescovi, sacerdoti, religiosi, persone di vita consacrata e laici”, produrrà frutti ecumenici “nei rapporti con le altre Chiese” e nel “dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani”.
“Tutti – ha aggiunto il papa - auspichiamo che i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa, terra benedetta dalla presenza e dal glorioso mistero pasquale del Signore Gesù Cristo. Lungo i secoli quei Luoghi hanno attirato moltitudini di pellegrini ed anche comunità religiose maschili e femminili, che hanno considerato un grande privilegio il poter vivere e rendere testimonianza nella Terra di Gesù. Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza”.
Ma perché ciò avvenga, i cristiani di questa regione hanno bisogno di vivere “un diritto umano fondamentale”: “vivere dignitosamente nella propria patria”. Per questo è necessario “favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione”.
“Tutti – afferma il pontefice - sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza. I cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione. In tale impegno essi avranno sempre l’appoggio di tutta la Chiesa, come attesta solennemente la presenza qui dei Delegati degli Episcopati di altri continenti”.
Benedetto XVI ha concluso l’omelia affidando ai santi e alle sante del Medio oriente e alla Vergine Maria, “affinché le prossime giornate di preghiera, di riflessione e di comunione fraterna siano portatrici di buoni frutti per il presente e il futuro delle care popolazioni mediorientali. Ad esse rivolgiamo con tutto il cuore il saluto augurale: ‘Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!’ (1Sam 25,6)”.
Il Sinodo per le Chiese del Medio Oriente è stato anche il tema della riflessione del papa all’Angelus con le decine di migliaia di pellegrini radunati in piazza san Pietro. Benedetto XVI ha ricordato il tema del Sinodo, quello della comunione e testimonianza, in Paesi “purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti”.
“Questo compito – ha aggiunto - è arduo, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: "Convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc 1,15). Nella mia recente visita a Cipro ho consegnato lo Strumento di Lavoro di questa Assemblea sinodale; ora che essa è iniziata, invito tutti a pregare invocando da Dio un’abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo”.
E dopo aver ricordato che il mese di ottobre è dedicato al rosario, Benedetto XVI ha concluso: “Cari amici, sappiamo quanto la Vergine Maria sia amata e venerata dai nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente. Tutti guardano a Lei quale Madre premurosa, vicina ad ogni sofferenza, e quale Stella di speranza. Alla sua intercessione affidiamo l’Assemblea sinodale che oggi si apre, affinché i cristiani di quella regione si rafforzino nella comunione e diano a tutti testimonianza del Vangelo dell’amore e della pace”.
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