martedì 26 ottobre 2010

La presentazione del Messaggio del Papa nella Sala Stampa della Santa Sede: per una cultura dell'incontro (O.R.)

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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA 97ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

Messaggio del Papa per la Giornata del Migrante e del Rifugiato: Anche nel caso dei migranti forzati la solidarietà si alimenta alla "riserva" di amore che nasce dal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico di Cristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e delle sorelle in umanità e, per chi crede, nella fede

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La presentazione nella Sala Stampa della Santa Sede

Per una cultura dell'incontro

Nel complesso fenomeno delle migrazioni occorre ristabilire i valori e la dignità delle persone attraverso la promozione di una cultura dell'incontro e del rispetto, per una maggiore integrazione, sicurezza e pace. È l'appello lanciato alla conferenza stampa di martedì mattina, 26 ottobre, durante la presentazione del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si svolgerà il 16 gennaio 2011, sul tema "Una sola famiglia umana".
L'opportunità di questo appello trova conferma nei dati allarmanti riferiti dallo scalabriniano Gabriele Bentoglio, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: alla fine del 2009 le persone sotto la protezione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) erano più di dieci milioni, i richiedenti asilo quasi un milione. Ma ciò che desta maggior preoccupazione è il numero degli sfollati all'interno del proprio Paese, un fenomeno che coinvolge oltre 27 milioni di persone e crea nuove problematiche. Nel solo Sudan sono quasi cinque milioni, in Colombia dai tre ai cinque milioni, in Iraq più di due milioni e mezzo e nella Repubblica Democratica del Congo circa due milioni. Questo dramma crea nuovi fronti di intervento non solo per gli Stati, ma anche per la Chiesa. Purtroppo, negli ultimi anni, si assiste al sorgere di nuovi ostacoli per i migranti che tentano di entrare in alcuni Paesi alla ricerca di asilo. Si tratta di numeri tali da consentire di parlare di un vero e proprio popolo in fuga con mezzi di fortuna, che cerca di raggiungere l'Europa o gli Stati Uniti d'America. Ma una volta superate spesso drammatiche condizioni di viaggio, si trovano davanti al pregiudizio dei Paesi d'accoglienza. Le loro richieste sono rigettate in blocco; non vengono esaminati i casi individualmente.
Padre Bentoglio ha richiamato l'attenzione sulla situazione delle migliaia di rifugiati costretti a rimanere nei campi di raccolta, soprattutto in quelli allestiti nei Paesi del sud del mondo. Spesso viene negato persino il diritto di muoversi anche all'interno. Nuove generazioni nascono e crescono nel campo. Non è permesso di uscire da quei confini così limitati. Abbandonare il campo di raccolta per rifarsi una vita nei centri urbani senza autorizzazione, significa violare le norme.
È ciò che interpella la coscienza dei cristiani e di tutti i cittadini, perché quale futuro - si è chiesto il sottosegretario - possono avere tanti rifugiati, in particolare i minori? Come è possibile tutelarne i diritti fondamentali? La Chiesa sta cercando risposte adeguate a questi interrogativi alla luce del magistero e della dottrina sociale della Chiesa.
Anche il messaggio del Papa di quest'anno - ha sottolineato il presidente del dicastero, arcivescovo Antonio Maria Vegliò - "rafforza nella comunità internazionale la percezione dell'importanza del dialogo e promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione". D'altra parte, è essenziale che il migrante si integri nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l'identità nazionale. Ogni flusso migratorio, ha evidenziato il presule, è collegato a molte variabili. I rapporti che si instaurano tra immigrati e le società di accoglienza, ha detto l'arcivescovo, possono ridursi a quattro schemi: quello dell'assimilazione, che spesso si riduce a spersonalizzazione; la ghettizzazione, che significa rifiuto, marginalizzazione e discriminazione; la fusione sincretica, il cosiddetto "melting pot", che implica la fusione di diversi modelli culturali; il pluralismo culturale, che tende a subordinare i modelli culturali a quelli della produzione e del consumismo.
Accanto a questi schemi, e nella linea del messaggio di Benedetto XVI ne è stato proposto un altro, quello dell'integrazione sociale, accompagnata dalla sintesi culturale. Esso comporta da un lato la reciprocità dello scambio, dall'altro, un'integrazione sociale che presuppone la partecipazione alla creazione e al cambiamento delle relazioni sociali. "La sintesi culturale - ha detto l'arcivescovo - presuppone l'elaborazione di modelli originali, scaturiti dalle culture presenti, senza per questo lasciarsi ridurre ad alcuna di esse; modelli che si inseriscono nella cultura di base che in questo modo si rafforza". In questo senso, solo l'ultimo processo "rappresenta il successo del pluriculturalismo ed è l'unico a permettere ai gruppi immigrati di dare vita a una "nuova cultura", il cui beneficiario è la società intera". Purtroppo, nella prassi quotidiana troppo spesso l'integrazione sociale non si realizza, ma al suo posto prendono campo l'assimilazione, la ghettizzazione, il "melting pot" e il pluriculturalismo che rappresentano il fallimento dell'acculturazione.
Occorre, pertanto, che gli Stati si assumano le rispettive legittime responsabilità, perché l'atteggiamento attuale di alcuni Paesi contraddice gli accordi sottoscritti. Si manifestano, infatti, certi comportamenti dettati più dalla paura dello straniero e dalla discriminazione che non dal rispetto degli impegni presi. È "sotto gli occhi di tutti - ha fatto notare ancora il sotto-segretario - il ricorso a vari modi per eludere la responsabilità di accogliere e sostenere coloro che cercano rifugio e protezione umanitaria".

(©L'Osservatore Romano - 27 ottobre 2010)

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