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Su segnalazione di Alessia ed Eufemia leggiamo:
Abusi: Strasburgo fa qualche passo
Dal Consiglio d’Europa sì al discusso testo sui minori
Ma in aula riconosciute le «buone pratiche della Chiesa»
Nel dispositivo prese in considerazione anche le istituzioni pubbliche. La relatrice Rupprecht: violenze anche a scuola, in carcere, nell’esercito
DAL NOSTRO INVIATO A STRASBURGO
PIERLUIGI FORNARI
Approvata ieri all’unanimità dall’assemblea parlamentare del Cosiglio d’Europa la risoluzione mirante a garantire la piena protezione per i minori vittime di abusi sessuali nelle istituzioni.
Il documento, di cui è relatrice la socialista tedesca Marlene Rupprecht, impegna tra l’altro il Comitato dei ministri del Consiglio a presentare all’assemblea un rapporto, dopo aver consultato i governi di ciascuno degli Stati membri (47) entro gennaio 2013 sui risultati ottenuti nella campagna contro gli abusi.
Con un emendamento proposto dal popolare olandese Pieter Omtzigt e dal suo capogruppo Luca Volontè (perfezionato con una modifica dalla relatrice) si è precisato che anche tutti gli “Stati osservatori” sono invitati a presentare un rapporto. Il senso di tale inclusione, che riguarda anche la Santa Sede, si spiega con quanto affermato dall’irlandese Ronald Mullen: la Chiesa è «passata ora nella zona delle migliori pratiche», da quella della «vergogna» provocata dall’emergere dei casi di pedofilia. Volontè ha avvertito che «l’azione di molti Stati si ferma al giorno del dibattito al Consiglio d’Europa, non traducendosi mai in modifiche legislative. La prescrizione dei reati per la Chiesa, invece, inizia solo dopo 20 anni dalla raggiunta maturità della vittima, mentre in vari Stati scatta già dopo 2 o 5 anni». Del resto anche la relatrice, sulla base della sua collaborazione con le istituzioni ecclesiali, ha riferito dei «passi compiuti in Germania», per cui la Chiesa «è molto meno fragile di quanto si ritenga». Volontè ha spiegato che il senso del suo documento aggiuntivo alla relazione esplicativa della risoluzione della Rupprecht non era negare quanto scritto dalla socialista tedesca, ma completare il quadro sulla base di ricerche laiche molto affidabili.
Nel testo presentato il capogruppo del Ppe aveva infatti espresso il timore che un rapporto concentrato prevalentemente sulla Chiesa, «redatto in fretta per diffonderlo in connessione con il lancio della campagna del Consiglio d’Europa contro gli abusi sui minori», conferisse un «tono generale anticattolico » alla campagna.
La Rupprecht comunque ha sottolineato che abusi sessuali sui minori sono perpetrati negli asili, nelle scuole, dalle materne alle superiori, nei carceri minorili, nelle associazioni sportive, nell’esercito, nelle zone di conflitto.
Non sono mancate punte polemiche nel dibattito, per esempio quando il socialista inglese John Austin ha criticato la presentazione della “dissenting opinion” da parte di Volontè, accusandolo di «fare come la Chiesa che continua negare gli abusi». E poi ha aggiunto che Benedetto XVI «avrebbe dovuto essere arrestato durante il suo viaggio nel Regno Unito ». «Non sono disposto a farmi trascinare in polemiche – ha risposto Volontè –, quello che ci interessa ora infatti è tutelare i minori». Numerose e bipartisan le conferme che questa strada è quella giusta. Il documento è stato apprezzato da Bernard Marquet (Adle, Monaco). Ad allargare l’ottica iniziale della relazione della Rupprecht, nel suo gruppo la ungherese Virag Kaufer ha parlato di istituti pubblici come «scatole nere», la russa Svetlana Goryacheva ha puntato il dito contro «la tratta di bambini per il trapianto di organi». Per il Ppe, la estone Mailis Reps ha ricordato il carcere per i minori e gli abusi sui bambini immigrati, impossibilitati a ricorrere a qualsiasi autorità.
© Copyright Avvenire, 6 ottobre 2010
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