giovedì 11 novembre 2010

Passata la festa e fatto il conto della serva, sembra proprio che avere come ospite il Papa in casa propria sia convenuto anche ai mangiapreti spagnoli (Di Giacomo)

Vedi anche:

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Sintesi dell’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” (Zenit)

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Il Papa: alziamo la voce per chiedere agli Stati la libertà religiosa. A tutti la Chiesa si sente debitrice di annunciare la Parola che salva. In nessun modo essa puo' limitarsi ad una pastorale di 'mantenimento', per coloro che gia' conoscono il Vangelo (Izzo)

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Il colloquio tra il Papa e il suo confessore ex-comunista. Presto in libreria l'intervista di Peter Seeward, rinato cattolico, al Santo Padre (Affaticati). Da assaporare!

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI VERBUM DOMINI

La Parola e la storia. Esortazione postsinodale "Verbum Domini" (Sir)

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Esortazione post-sinodale "Verbum Domini": il commento dell'Ansa

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Il Papa: "Ancora una volta desidero ribadire che la religione non può mai giustificare intolleranza o guerre"

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Pubblicata l’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI

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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:

Quanto vale un Papa

di Filippo Di Giacomo

Passata la festa e fatto il conto della serva, sembra proprio che avere come ospite il Papa in casa propria sia convenuto anche ai mangiapreti spagnoli.
Secondo i dati analizzati dall’istituto Kantar Media, agenzia specializzata di Madrid, se le autorità spagnole avessero programmato una campagna di promozione per le regioni e le realtà socio-economiche visitate durante i due giorni da Benedetto XVI, avrebbero dovuto spendere circa 67 milioni di euro.
Il consuntivo di Kantar Media è assai preciso: la visita del Papa ha generato un flusso di 6.026 notizie. Le quali, distribuite attraverso i canali della comunicazione (a Santiago e a Barcellona sono stati accreditate 327 testate del mondo intero), hanno generato un flusso di 66,59 milioni di euro. E la stessa agenzia precisa che il maggior ritorno economico lo hanno avuto le testate televisive (37,8 milioni), seguite dalla carta stampata (17,2 milioni) e dalla radio (11,5 milioni). E alla televisione bisogna pensare anche per stabilire il primato di accesso agli eventi: fonti della conferenza episcopale spagnola stimano che siano state oltre 150 milioni le persone che, in tutto il mondo, hanno seguito il viaggio grazie al piccolo schermo. Il momento clou durante la dedicazione della Sagrada Famiglia domenica scorsa, un evento che la televisione spagnola (TV3) ha reso memorabile con riprese tecnicamente sorprendenti (in 3D, con 32 telecamere, una che percorreva la parte superiore della navata centrale e le altre poste ad altezza d’uomo per captare i dettagli più intensi della celebrazione) e una regia strepitosa capace di cogliere tutta la portata simbolica ed estetica del rito.
Uno dei tormentoni ricorrenti durante le visite papali nel mondo riguarda i costi che gli spostamenti della carovana pontificia comportano a danno, si dice, del Paese ospitante. Come l’istituto madrileno, le agenzie di analisi anche di altri Paesi sanno che quando il Papa ti arriva in casa, porta bene a tutti, compresi coloro che devono occuparsi della spesa pubblica. Per comprendere i contenuti veri di una visita pastorale pontificia, bisogna dunque astrarsi da ciò che – prima, durante e dopo - viene detto anche da quella branca dell’informazione che si dedica all’attualità religiosa, e che fa di tutto per accreditarsi in servizio permanente e comandato senza scrostare la cronaca politica dalle vicende relative ad ogni visita pastorale papale. E sta già iniziando a trasformare la prossima giornata mondiale della gioventù di Madrid a metà agosto in una sorta di redde rationem tra le due Spagne, tra quella che prega con il Papa riempiendo le piazze delle città, e quella che manifesta contro di lui occupando la piazza virtuale offerta dai media.
In realtà, come notava un articolista di El Pais, in Spagna il governo socialista è ampiamente edotto sul fatto che una vera lite con la Chiesa, sarebbe un lusso da almeno due milioni di voti persi. Forse anche per questo José Montilla, segretario del partito socialista catalano e presidente della Generalitat, nei giorni della visita papale, quasi in contemporanea, è riuscito nell’incredibile esercizio di indire un meeting a sostegno delle “famiglie alternative”, a omaggiare il Papa con un dono e a partecipare a tutte le cerimonie programmate. E in un orizzonte dove anche Josep-Lluis Carod-Rovira, vicepresidente del governo catalano e leader di Esquerra Republicana de Catalunya (quindi discendente politico di coloro che nel 1931 andavano di chiesa in chiesa a cercare preti da appendere ai ganci del macellaio di quartiere) si è congratulato con il Pontefice perché, sentendolo pregare nella sua lingua, ha ritenuto che «il Papa ha fatto per il catalano più di quello che hanno fatto tutti i presidenti di governo spagnoli messi insieme», la visita del Papa ha evidenziato ciò che nei media non trova spazio. E cioè che (così come è successo dalla Turchia agli Usa, dall’Australia ad Israele e all’Inghilterra) il Papa incontra un popolo che ha al suo interno grandi tessitori di rapporti sereni e pacifici. E quando essi, come il presule di Compostela Julián Barrio e il cardinale di Barcellona Luís Martínez Sistach, sono anche vescovi, continuano ad esprimere la vera pastoralità della tradizione cattolica. Grazie alla visita del Papa, essi appaiono per quello che tanti vescovi dei nostri giorni riescono ad essere: testimoni fecondi di una Chiesa ratzingerianamente capace di proporre i grandi temi della fede senza alcuna tentazione di menare le mani e senza alcun bisogno di dialogare al ribasso con le culture della nostra modernità. Questo, forse, è uno dei paradossi al quale gli ultimi viaggi pontifici ci stanno abituando: per non sentirsi solo e inascoltato, a Papa Benedetto è sufficiente uscire dal Vaticano.

© Copyright L'Unità, 11 novembre 2010 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non ci credo che sia apparso sull'unità quest'articolo

Max

mariateresa ha detto...

Don Di Giacomo è diventato buono da un po' di tempo. Non me lo spiego.Ma meglio così.

Anonimo ha detto...

Anche all'Unità devono tener conto dei voti cattolici se non vogliono stare sempre a rimorchio di altri. Eufemia