domenica 20 dicembre 2009

Il Papa firma il decreto che renderà beato Pio XII (Vecchi)


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Il Papa firma il decreto che renderà beato Pio XII

di Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

Con sobrietà ecclesiastica, i due nomi compaiono oltre la metà di un lungo elenco, tra le «virtù eroiche» di Giacomo Illi­rico da Bitteto e quelle di Luigi Brisson: c’è il «Servo di Dio Giovanni Paolo II», e questo si sapeva, ma c’è anche il «Servo di Dio Pio XII», al secolo Euge­nio Pacelli, e questo è il colpo di scena che Benedetto XVI ha riservato al mondo ieri matti­na.
I decreti riconoscono anche il martirio di Jerzy Popie­luzsko, il prete polacco rapito ed ucciso da regime comuni­sta nel 1984. Se per Giovanni Paolo II l’attesa era unanime, nel caso di Pio XII le cose sono più complicate: le polemiche sui «silenzio» di Papa Pacelli, dalle leggi razziali alla Shoah, hanno accompagnato l’intera causa che Paolo VI, nel 1965, avviò assieme a quella di Papa Giovanni XXIII, beatificato nel 2000.
Per Pio XII come per Wojty­la, divenuti «venerabili», non è ancora la beatificazione ma un passo in avanti decisivo: a questo punto manca solo l’ulti­mo passaggio, il riconoscimen­to ufficiale di un miracolo otte­nuto per intercessione del futu­ro beato dopo la sua morte.
Nel caso di Wojtyla è già stato scelto, la guarigione improvvi­sa e inspiegabile di suor Marie Simon-Pierre, religiosa france­se, nel 2005: come lui, aveva il Parkinson. A Roma la procla­mazione potrebbe avvenire in­torno al 16 ottobre 2010, nel­l’anniversario dell’elezione (16 ottobre 1978) del Papa polac­co. Tutto molto rapido: la con­gregazione per le cause dei san­ti aveva approvato il decreto sulle «virtù eroiche» a novem­bre.
Per Pio XII i tempi sono stati più lunghi. Il decreto era stato approvato dalla congregazio­ne, con voto quasi unanime (è segreto, ma si parla di un con­trario su 27), nel maggio del 2007.
A dicembre di quell’an­no, più che le polemiche ester­ne, uno scontro interno (un membro della commissione contestava al postulatore di aver raccolto solo testimonian­ze a favore) convinse Benedet­to XVI a rinviare la firma e di­sporre un supplemento di in­dagine, affidato al domenica­no Ambrosius Eszer.
C’è chi diceva che Benedetto XVI non volesse irritare il mon­do ebraico. Ma la spiegazione, in effetti, è più interna e meno contorta: «Paradossalmente, hanno avuto più influenza gli atteggiamenti polemici dei di­fensori a oltranza di Pio XII che hanno suscitato contraccolpi altrettanto aspri», considera lo storico Giovanni Maria Vian, direttore dell’ Osservatore Ro­mano .
È stato Vian ad avviare un di­battito sul quotidiano e a svi­lupparlo in un libro, «In difesa di Pio XII» (Marsilio) che ave­va la sua chiave nel sottotitolo: «Le ragioni della storia». Stori­ci e teologi, ebrei e cattolici ­Paolo Mieli, Saul Israel, Andrea Riccardi, gli arcivescovi Fisi­chella e Ravasi — a discutere di storia oltre la «leggenda ne­ra » del «Papa di Hitler». Un li­bro «indicativo di un nuovo cli­ma », dice Vian: «Le stesse rea­zioni del mondo ebraico mi pa­re che rispondano all’auspicio del Segretario di Stato Tarcisio Bertone: rispettare un atto reli­gioso interno alla Chiesa. Sem­bra di cogliere una maggiore serenità, critiche che si posso­no non condividere ma vanno rispettate e anche posizioni fa­vorevoli ».
Ma il silenzio di Pio XII? «Il silenzio c’è stato, è indubbio. Ma non era il silenzio di chi ha paura o, peggio, è complice o addirittura simpatizzante del nazismo: è la scelta sofferta, re­ligiosa più che politica, di chi sente il dovere di salvare più vi­te possibili. È stato Pio XII a di­sporre che la Chiesa, i monaste­ri, nascondessero tanti ebrei. Pacelli, anticomunista, arrivò a convincere i cattolici america­ni della necessità che gli Usa si alleassero con Stalin contro Hi­tler. Aveva disposto che la reg­genza della Chiesa andasse al­l’arcivescovo di Palermo, libe­rata dagli Alleati, nel caso i na­zisti l’avessero deportato. La sua figura è consegnata alla storia, i documenti disponibili sono innumerevoli e altri ne ar­riveranno ». Oltre la leggenda nera, «e anche la leggenda ro­sa, altrettanto insidiosa: quella degli apologeti incondiziona­ti».

© Copyright Corriere della sera, 20 dicembre 2009 consultabile anche qui.

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