giovedì 17 dicembre 2009

La dignità dell’uomo, la pace e l’ambiente al centro dei discorsi del Papa agli ambasciatori (Radio Vaticana)


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La dignità dell’uomo, la pace e l’ambiente al centro dei discorsi del Papa agli ambasciatori

Pace e dialogo, giustizia sociale, ruolo delle religioni nello sviluppo della società e, ancora, difesa dei più deboli e libertà religiosa: questi i temi forti affrontati da Benedetto XVI nei singoli discorsi agli ambasciatori che hanno presentato oggi le Lettere Credenziali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Al centro del discorso del Papa all’ambasciatore di Danimarca, Hans Klingenberg, il summit dell’Onu sui cambiamenti climatici, in corso a Copenaghen. Benedetto XVI ha affermato che “le decisioni politiche e diplomatiche in gioco nell'affrontare le esigenze di una materia così complessa mettono alla prova la volontà delle parti di rinunciare a presunti vantaggi nazionalistici o di breve termine a favore di benefici di lungo termine per l'intera famiglia umana”.
Quindi, il Papa ha ricordato che “mentre un certo consenso può senza dubbio essere raggiunto attraverso l'elaborazione di aspirazioni condivise, abbinate a politiche e obiettivi, il cambiamento fondamentale in ogni forma di comportamento umano, individuale o collettivo, richiede la conversione del cuore”. È importante, quindi, fare tutto il necessario in modo che le generazioni future possano chiamare “casa” l’intero Creato. Benedetto XVI ha sottolineato poi come “troppo spesso gli sforzi per promuovere una comprensione integrale dell’ambiente sono stati posti a fianco di un’interpretazione riduttiva della persona” ed invita a rispettare la dimensione spirituale dell’uomo e la famiglia, secondo il disegno di Dio.

Tutto incentrato sulla pace, il discorso all’ambasciatore del Sudan, Sulieman Mohamed Mustafa. La popolazione del Darfur, è stato il richiamo del Papa, “continua a soffrire grandemente”. Ed ha evidenziato che i negoziati tra le parti armate devono urgentemente essere sostenuti da tutti.
“Il rispetto della popolazione civile e dei loro diritti umani”, ha ribadito, “richiedono un rinnovato tentativo per ricercare degli accordi duraturi”. L’unica via per la stabilità nel Darfur e nel resto del Paese, ha aggiunto, è il dialogo e la risoluzione pacifica del conflitto, attraverso la giustizia, la verità e la riconciliazione. La pace e lo sviluppo, ha affermato ancora, non possono sussistere senza la salvaguardia dei diritti umani dei cittadini, senza eccezioni. Infine, il Papa ha sottolineato che i cattolici sudanesi chiedono il rispetto della propria missione ed identità, esortando le autorità a rispettare i diritti e la libertà religiosa delle minoranze.

Con l’ambasciatore dell’Uganda, Francis K. Butagira, il Papa si è soffermato in particolare sulla drammatica condizione in cui vive la popolazione nel nord del Paese, teatro di continue violenze che non hanno risparmiato i bambini perfino “costretti a commettere crimini deplorevoli”. Il Papa ha denunciato la “condizione di estrema povertà” degli sfollati, vedove ed orfani, che temono di ritornare nei propri villaggi. Di qui l’auspicio che “la mancanza di sicurezza sia alla fine sostituita da una pace stabile”, incoraggiando a mettere in pratica la Dichiarazione di Kampala in favore di quanti sono stati costretti a fuggire dalle proprie case. Il Papa ha così ribadito l’importanza dell’educazione, della protezione dell’ambiente e della lotta alla corruzione per favorire un ambizioso programma di sviluppo dell’Uganda.

Nel discorso al nuovo ambasciatore del Kenya, Elkanah Odembo, il Papa ha auspicato che il Paese africano ritrovi “pace e stabilità” dopo l’esplosione di violenza che è seguita alle elezioni di due anni fa. Il dialogo e il consenso popolare, ha sottolineato, sono il fondamento di un autentico governo democratico. Non ha poi mancato di riferirsi al recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa, ribadendo che è essenziale impegnarsi per risolvere quei mali, dalla fame al cambiamento climatico, che affliggono i popoli africani. Al contempo, il Pontefice ha messo l’accento sulla necessità della lotta alla corruzione e di un’equa distribuzione delle risorse, affinché sia promossa una globalizzazione della solidarietà.

Nel discorso al nuovo ambasciatore della Lettonia, Einars Semanis, Benedetto XVI ha rammentato i pesanti effetti della crisi economica sulla popolazione lettone. Una crisi che ha generato povertà, disoccupazione e incertezza nel futuro. “Questi tempi – ha osservato il Papa – richiedono coraggio e risolutezza” ed ha espresso l'auspicio che le misure per ricostruire l’economia della Lettonia siano portate avanti “in uno spirito di genuina giustizia ed equità” con una speciale attenzione per i più vulnerabili. Non ha poi mancato di riferirsi alle radici cristiane della Lettonia, definita da Innocenzo III “Terra Mariana”. Promuovendo un umanesimo, aperto ai valori spirituali e trascendenti, ha affermato, la Lettonia diventerà sicuramente un modello di sviluppo sostenibile che difende la dignità della persona.

Con il neoambasciatore della Finlandia, Alpo Rusi, Benedetto XVI ha affrontato i temi dell’aiuto umanitario, specie verso gli Stati africani, e dell’immigrazione, campi nei quali - ha riconosciuto il Papa - la Finlandia si distingue da molto tempo. Quindi, il Pontefice si è soffermato sul “pericolo” di erosione subìto, ha detto, da “alcuni valori” a causa della secolarizzazione. Comprendo, ha affermato, le “pressioni che i governi devono affrontare quando”, in “nome della tolleranza”, si fanno portavoce di “richieste insistenti” da parte di vari gruppi per l’accettazione “di una gamma sempre più ampia di punti di vista e stili di vita”. Tuttavia, ha obiettato, la virtù della tolleranza non equivale a definire la “verità sulla dignità della persona umana”. Ed ha concluso esortando il governo finlandese a difendere i valori della legge naturale in modo che l’attenzione posta dallo Stato nordeuropeo nei riguardi della famiglia e del rispetto per la vita possa rispondere “alle delicate tematiche sociali, che hanno implicazioni a lungo termine per la salute di ogni società umana”.

Al nuovo ambasciatore del Kazakhstan, Mukhtar B. Tileuberdi, il Papa ha sottolineato la necessità di un “rafforzamento delle relazioni e della reciproca comprensione tra il mondo cristiano e islamico, a vantaggio di tutti”. Ha quindi ricordato l’invito della Santa Sede alle nazioni perché siano rispettati i diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla libertà religiosa. E ha ribadito che “le religioni hanno molto da offrire allo sviluppo soprattutto se Dio trova un posto nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”. Poi, riferendosi all’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ha affermato che “la Santa Sede è impegnata a consolidare le libertà politiche che hanno vinto venti anni fa in Europa, la cui espressione esterna può prosperare solo se il dono divino della libertà interiore è rispettata e promossa”.

Al nuovo ambasciatore del Bangladesh, Abdul Hannan, il Papa ha ricordato che l’istruzione dei giovani è alla base della lotta alla povertà che ancora affligge il Paese. “La Chiesa cattolica locale – ha detto - sta facendo la sua parte in questo settore attraverso la sua capillare rete di scuole e altre istituzioni educative”. Ha quindi apprezzato il successo delle iniziative di micro-credito e micro-finanza, che stanno gradualmente portando un nuovo livello di prosperità nel Paese, proteggendo inoltre i più deboli dal rischio dell’usura. La società, è stata l’esortazione del Papa, mostri un amore preferenziale verso i poveri e i sofferenti. “Io prego – ha concluso - affinché musulmani, indù, cristiani e tutte le persone di buona volontà nel vostro Paese diano la costante testimonianza di una coesistenza pacifica che resta la vocazione di tutto il genere umano”.

(Con la collaborazione di Sergio Centofanti, Alessandro De Carolis e Isabella Piro)

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