lunedì 25 gennaio 2010

I preti evangelizzatori e le insidie di Internet (Messori)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

I preti evangelizzatori e le insidie di Internet

VITTORIO MESSORI

Sbaglierebbe chi si allarmasse dopo aver dato un'occhiata ai titoli dedicati ieri al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali: cyber-preti, digital Church, web-gospel. Anche tra non praticanti - la maggioranza, ormai, degli italiani, eppure, in fondo, contenti che una Chiesa esista e che conservi il suo aspetto di sempre - qualcuno si è inquietato, pensando che un freddo schermo sostituirà il volto rubizzo del parroco o che le confessioni saranno via chat.
Non sarà così. Come diceva André Frossard , «il Dio cristiano sa contare solo sino a uno»: il messaggio di Gesù non è una ideologia come quelle moderne, rivolte alle masse, alla umanità, alla classe, alla nazione, al popolo, al partito. È una parola calibrata per ciascuno, non conosce l'anonimato, vuole venire in soccorso a figli di un Padre per il quale tutti hanno un nome, un cognome, una storia unica.
Il contatto umano, il tête-à-tête, l'ascoltare e il parlare, sono essenziali per la vita della Chiesa e non verranno mai meno.
È, tra l'altro, un aspetto del cristianesimo che è assai caro proprio a Benedetto XVI, grande intellettuale ma nemico della astrattezze ideologiche e fautore della riscoperta di una fede incarnata, concreta, «tattile»: a cominciare dalla liturgia che, per lui, deve tornare a dare emozioni e sensazioni del Sacro.
Ciò che il papa ribadisce, con questo documento, è che «anche nel cyberspazio Dio ha diritto di cittadinanza», che c'è qui una grande occasione di evangelizzazione, offerta da un nuovo strumento in grado di valicare ogni frontiera e di giungere subito a tutti.
Per secoli la Chiesa ha utilizzato il pulpito (soprelevato e munito di apposita tettoia per fare giungere la voce più lontano) e le pergamene vergate dai monaci negli scriptoria; subito, poi, si impadronì della stampa a caratteri mobili; appena la tecnologia lo permise munì le chiese di altoparlanti elettrici; utilizzò più a fondo possibile il cinema, tanto che la rete delle sale parrocchiali fu la più vasta in Italia; radio e, poi, televisione furono impiegati quanto possibile...
Non ci si è sgomentati di certo per l'arrivo di Internet: anzi, il fervore di iniziative è stato tale che ormai solo poche parrocchie non hanno un loro spazio apposito nella Rete ed è impressionante il continuo aumento dei «siti cattolici» schedati dai motori di ricerca.
Il tradizionale volontariato dei credenti si è riversato qui, mettendo a disposizione competenze e talenti per una presenza capillare.
È di questo lavoro che il papa si compiace, esortando a non diminuire l'impegno e ribadendone l'importanza per l'apostolato e, in generale, per i rapporti tra le persone.
Certo, come ogni cosa umana, Internet ha due facce: è possibile ad esempio, seguire ogni giorno il rosario in diretta, in molte lingue, dalla grotta di Lourdes o si può dialogare tra membri delle molte Confraternite di san Giuseppe. Ma, con il clic su un diverso indirizzo, si accede al maggior spazio pornografico del mondo e della storia, per giunta in parte gratuito, tanto da avere costretto alla chiusura giornali e sale cinematografiche hard.
La natura bifronte della Grande Rete è esemplificata dalle statistiche delle visite, per le quali hanno tre sole lettere le due parole più cliccate dagli internauti: God e Sex. Ma, per tornare alla prospettiva cattolica, vi è un aspetto che sembra sfuggire agli osservatori: Internet ha favorito un impetuoso ritorno a una «scienza» che sembrava dimenticata nella Chiesa stessa, mentre sin dagli inizi aveva avuto una grande parte nell'evangelizzazione. Parliamo della apologetica, intesa come difesa dell'accordo tra fede e ragione, tra storia e Bibbia, tra Chiesa e vangelo.
Dopo il Vaticano II erano spariti, nei seminari stessi, i vecchi manuali apologetici, giudicati inutili in un mondo dove la verità della fede si sarebbe testimoniata con l'impegno sociale e non con le dimostrazioni logiche o storiche. In realtà anche queste erano - e sono più che mai - necessarie e alla loro riscoperta ha dato grande incremento la Rete.
Qui, infatti, molti siti e molti blog e forum sono dedicati alla demolizione delle basi storiche delle Scritture e alla polemica sulla storia della Chiesa. Si va da studi universitari a sparate da Bar Sport, da insidiose critiche a bestemmie triviali.
Sta di fatto che, punti sul vivo, gli internauti cattolici (clero e laici, questi in gran numero) hanno reagito, rispolverando i testi apologetici per replicare al vecchio ma sempre rilanciato elenco di accuse: vangelo come mito orientale, miracoli come superstizione, Galileo, inquisizione, crociate, massacro dei catari, notte di San Bartolomeo, conquista delle Americhe, condizione della donna, simonia, rapporti tra cattolicesimo e totalitarismi...
E via sgranando il rosario consueto ma che ora ha una nuova, straordinaria visibilità. Ferve, sul web, la difesa dell'accordo tra fede e ragione, tra fede e storia: un rilancio di cui si compiace Joseph Ratzinger che proprio a questi temi ha dedicato la vita, prima come professore, poi come Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, infine come Pastore della Chiesa universale.

© Copyright Corriere della sera, 25 gennaio 2010

2 commenti:

laura ha detto...

Pienamente d'accordo. Credo che Messori abbia capito il senso del messaggio

Ben ha detto...

Vorrei condividere con voi una storia buffa. Quando fu pubblicato il famoso libro di Messori "Ipotesi su Gesù" un mio amico, che era stato in seminario e che ora insegnava religione nelle scuole, mi disse: "sì sì, è bello, ma non c'è niente di nuovo. Dice le stesse cose dei manuali di apologetica che avevamo in seminario...". Evidentemente erano scritti proprio male...