domenica 24 gennaio 2010
Il Papa: «Internet sempre più utile per il ministero sacerdotale» (Bobbio)
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Il Papa: "Ai Presbiteri è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante "voci" scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi" (Messaggio)
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Ebrei e Cattolici ora sono più vicini (Francesco Antonio Grana)
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Il Papa e i nuovi media: il web va evangelizzato
Il Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali
«Internet sempre più utile per il ministero sacerdotale»
Alberto Bobbio
Città del Vaticano
E se Gesù un giorno bussasse anche alla porta del nostro laptop e chiedesse la password per entrare? L'immagine è suggestiva e la propone Benedetto XVI nel Messaggio per la 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Si intitola «Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola» e si tratta, praticamente del secondo capitolo di una riflessione, cominciata con il Messaggio dello scorso anno sull'evangelizzazione delle strade informatiche.
Il Papa cita l'Apocalisse, capitolo 3: «Ecco: io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me». Il nostro computer è come una nuova casa, il cyberspazio, spiega il Papa, e anche davanti agli «innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade informatiche» si può «affermare la cittadinanza di Dio». Vale per ogni epoca, insiste Joseph Ratzinger, anche nella nostra segnata dalla potenza delle Rete, strade nuove della città e «soglie delle case e dei cuori».
La Chiesa non teme internet. Anzi, ha spiegato ieri mattina ai giornalisti illustrando il testo del Papa con una presentazione in Powerpoint monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, si può adesso parlare di una «Chiesa digitale», con un proprio profilo missionario, per la quale c'è bisogno di «maggiore coordinazione e integrazione», perché possa esprimere la «grande saggezza della nostra tradizione». Il Vangelo nell'immensa Rete digitale ci sta da tempo e ci sta bene.
Il profilo del Papa viaggia su Facebook e da lì, cliccando su Praybook, si può anche pregare insieme ai navigatori di tutto il mondo e recitare la Liturgia delle ore. Le iniziative cattoliche su internet sono numerose e creative. Le notizie vaticane hanno anche un'applicazione per gli I.Phones. Il Papa nel Messaggio ricorda l'esortazione paolina «Guai a me se non annuncio il Vangelo» e osserva che queste parole oggi possono avere una «capacità di espressione pressoché illimitata» proprio a causa dei mezzi digitali. Essi hanno un influsso «notevole», che ne rendono «sempre più importante ed utile l'uso nel ministero sacerdotale».
Il Messaggio di quest'anno punta l'attenzione proprio sui sacerdoti che devono essere presenti «nel mondo digitale», fedeli «al messaggio evangelico», sapendo usare accanto agli strumenti tradizionali anche foto, video, animazioni, blog e siti web, definiti da Benedetto XVI «inedite occasioni di dialogo e utili mezzi per l'evangelizzazione e la catechesi».
Qualche anno fa fu il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Conferenza episcopale italiana, a scrivere alla Congregazioni religiose femminile, perché le giovani suore si impegnassero con passione nei blog per «mostrare ai giovani il vero Gesù».
Ieri il Papa ha ripreso l'intuizione di Ruini allargando la prospettiva dell'impresa a tutti i sacerdoti. Ratzinger, tuttavia, indica anche qualche rischio se i preti considerano «erroneamente» il web come «uno spazio solo da occupare». Invece c'è bisogno di una «solida preparazione tecnologica e una spiccata spiritualità sacerdotale» per «dare un'anima al proprio impegno pastorale» nel flusso comunicativo della Rete. Essi devono «spianare la strada a nuovi incontri», «tener conto anche di quanti non credono» o sono «sfiduciati», ma hanno nel cuore un «desiderio di assoluto». Inoltre occorre considerare la Rete come un mezzo per il dialogo ecumenico e interreligioso e per entrare in contatto con le altre culture. Benedetto XVI, qui, riprende un'immagine che ha proposto di recente. Spiega che la Rete può essere un altro, nuovo «cortile dei Gentili», uno spazio digitale, questa volta, dove ascoltare coloro che sanno le cose di Dio, dove parla il Vangelo, proprio come accadeva a Gerusalemme attorno al tempio dove c'era uno spazio, allora reale e non virtuale, dove i non ebrei potevano entrare per interrogare chi entrava e usciva dal Tempio. Adesso le domande si fanno sulla tastiera, funzioni digitali via web. Ma la sostanza non cambia.
Perché, spiega alla fine Benedetto XVI, «nessuna strada può essere preclusa a chi, nel nome di Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo». Anche con un clic sul mouse.
© Copyright Eco di Bergamo, 24 gennaio 2010
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