mercoledì 20 gennaio 2010

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente: abbattere i muri fra i popoli e fra le religioni (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

MO: SINODO, ABBATTERE MURI TRA POPOLI E TRA RELIGIONI

(AGI) - CdV, 19 gen.

(di Salvatore Izzo)

"Denunciare con coraggio la violenza, da qualunque parte essa provenga, suggerire una soluzione, che non puo' passare che per il dialogo", e contribuire "con la nostra amicizia con ebrei e musulmani, israeliti e palestinesi" a "far cadere il muro di paura, diffidenza e di odio".
Questo si propongono i vescovi del Medio Oriente, che sono preoccupati per i "diversi conflitti nati a partire dal focolaio principale che e' il conflitto israelo-palestinese".
Nel documento di base del Sinodo Speciale che celebreranno in Vaticano il prossimo ottobre, i presuli ricordano che "creare gruppi d'amicizia e di riflessione in vista della pace tra ebrei, musulmani e cristiani e' compito essenzialmente ed eminentemente cristiano". Secondo i vescovi del Medio Oriente, "l'occupazione da parte d'Israele dei Territori palestinesi e di qualche territorio libanese e siriano" la causa della "situazione d'ostilita' tra palestinesi e mondo arabo da un lato e Stato d'Israele dall'altro". E proprio la "situazione politica conflittuale" e' la causa del fatto che in Terra Santa il dialogo tra cristiani ed ebrei si e' "poco sviluppato": un confronto che viene comunque incoraggiato, distinguendo il piano "religioso" da quello "politico". Se sul primo "le religioni sono invitate all'incontro e al dialogo", sul secondo la relazione "e' ancora segnata" dalle ostilita' causate dalle occupazioni di Israele. "A questo livello - sostiene il documento - spetta ai capi politici coinvolti, con l'aiuto della comunita' internazionale, prendere le decisioni necessarie in accordo con le risoluzioni delle Nazioni Unite".
Ma non e' solo il rapporto con il governo israeliano e le sofferenze dei palestinesi a preoccupare i vescovi del Medio Oriente: "la liberta' religiosa e quella di coscienza "sono sconosciute nella mentalita' musulmana che riconosce la
liberta' di culto, ma non quella di proclamare una religione diversa dall'Islam e meno ancora di abbandonare l'Islam". "Con la crescita dell'integralismo islamico, aumentano un po' ovunque gli attacchi contro i cristiani", si legge nei "Lineamenta" presentati questa mattina in Vaticano. E' essenziale che i cristiani rimangano nel Medio Oriente e continuino ad offrire il loro contributo specifico alla costruzione di una societa' giusta, pacifica e prospera". ha affermato mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo, presentando alla stampa i Lineamenta dell'Assemblea. Sono scesi a 17 milioni i cristiani in Medio Oriente: tra orientali e latini, i cattolici sono 5 milioni, mentre i copti in Egitto che sono meno di due milioni, elenca il presule ricordando che "i cristiani sono stati tra le vittime principali della guerra in Iraq, in quanto rappresentano la comunita' irachena piu' esigua e debole, e la politica mondiale non ne tiene alcun conto".
"Troppo spesso - denuncia Eterovic - le difficolta' delle sempre piu' "esigue" comunita' cristiane in Medio Oriente giungono infatti da una visione, sia nell'islam che nell'ebraismo, che vede sovrapporsi religione a Stato e fa si' che i cristiani restino in una situazione di "non cittadini". Nel capitolo dedicato ai "rapporti con i musulmani", il documento di base del Sinodo rileva che le relazioni tra le due comunita' "sono, piu' o meno spesso, difficili, soprattutto per il fatto che i musulmani generalmente non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non- cittadini". Ma la situazione, affermano i vescovi nei "Lineamenta", non e' molto differente anche fuori dall'ambiente musulmano perche' liberta' religiosa, in Medio Oriente, non e' "liberta' di coscienza": cambiare religione, ad esempio, e' gesto ritenuto "un tradimento alla societa', alla cultura e alla nazione costituita principalmente si una tradizione religiosa.
La conversione e' vista come il frutto di un proselitismo interessato, non di una convinzione religiosa autentica. Per l'ebreo e il musulmano essa e' spesso vietata dalle leggi dello Stato". In alcuni Paesi islamici, poi, la "sharia e' applicata non soltanto nella vita privata, ma anche in quella sociale, ancheper i non musulmani. Cio' e' sempre discriminatorio e, pertanto, contrario ai diritti dell'uomo", denuncia ancora il documento. L'Islam e', in generale nei Paesi musulmani, "religione di Stato, principale fonte della legislazione, ispirata dalla sharia". La situazione dei cristiani in Medio Oriente, per i vescovi, e' legata sia "ad una questione di politica che ad una questione di fede". "Per il momento - si legge - questa fede e' vacillante e perplessa. I nostri atteggiamenti vanno dalla paura allo sconforto, perfino tra alcuni pastori. Questa fede - conclude il testo - deve diventare piu' adulta e fiduciosa mentre noi stessi dobbiamo prendere in mano il nostro avvenire".
Alcuni, denunciano i presuli, in nome del "ritorno all'Islam delle origini" "non esitano a ricorrere alla violenza". Secondo il documento, a favorire la diffusione dei gruppi fondamentalisti islamici sarebbe pero' anche un effetto secondario della "modernita'". "L'accesso alle reti televisive del mondo e a Internet ha introdotto, nella societa' civile e tra i cristiani, nuovi valori, ma anche una perdita di valori", alla quale "il potere risponde con l'autoritarismo, il controllo della stampa e dei media, mentre la maggioranza aspira a una vera democrazia". Serve dunque, ritengono i vescovi cattolici dell'area, una riflessione su una modernita' che "promette confort e benessere nella vita materiale, perfino una liberazione da tradizioni culturali o spirituali opprimenti" e anche il rispetto dei diritti umani ma che, "per il musulmano credente si presenta con un volto ateo e immorale". "La modernita' - del resto - e' anche un rischio per i cristiani".

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