martedì 19 gennaio 2010

Il rispetto e la diffidenza per il Papa tedesco (La Nazione)


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Il rispetto e la diffidenza per il Papa tedesco

IL CLIMA DI FRONTE ALLA COMUNITA' EBRAICA BENEDETTO XVI SCONTA ANCHE LA SUA NAZIONALITA'

ROMA SCHIETTEZZA e cordialità hanno caratterizzato la visita del Papa alla sinagoga di Roma, nonostante che tra Ratzinger e gli ebrei non esista un idillio come è stato ampiamente dimostrato dalle diverse polemiche dei mesi scorsi. Nubi che non hanno mai messo in discussione, però, la volontà di entrambi di rafforzare i rapporti reciproci. E anche ieri, alla fine, ognuno è tornato a casa soddisfatto. Se prima della visita qualcuno temeva contestazioni e fischi da parte degli elementi più oltranzisti della comunità ebraica, Benedetto XVI è stato invece salutato da applausi e strette di mano dei leader della comunità. CERTO, nessuno dei protagonisti della giornata si è nascosto dietro la diplomazia delle parole. Questione di impostazione storica e di stile personale.
Teologo raffinato e carattere determinato, Ratzinger non è uomo che torni sulle sue scelte.
Prima di Natale ha deciso di fare avanzare il processo di beatificazione del Pontefice della seconda guerra mondiale accusato da molti ebrei di non aver denunciato apertamente la Shoah. Critiche ripetute, nel tempio di lungotevere de' Cenci', dal leader degli ebrei romani Riccardo Pacifici carattere schietto e lingua veloce e dal pungente rabbino Riccardo di Segni. Benedetto XVI ha ascoltato, ma ha poi ribadito la difesa del suo predecessore.
DI FRONTE al mondo ebraico e alla dolorosa memoria della Shoah, peraltro, Ratzinger sconta la sua nazionalità tedesca. Il Papa lo sa ed è tornato per questo a condannare il nazismo, in un discorso, peraltro, dal taglio più religioso che politico. Un ex deportato lo ha salutato nel tedesco imparato nei lager. Lui ha concluso il suo discorso recitando un salmo in ebraico. Sebbene il Papa abbia visitato già due sinagoghe, a New York e Colonia, sia andato ad Auschwitz e abbia compiuto un viaggio di successo in Terra Santa, ciclicamente, con il mondo ebraico, si riaccende una polemica.
NEI MESI scorsi la sua decisione di revocare la scomunica ai lefebvriani (tra di essi, il vescovo negazionista Williamson) e di liberalizzare il messale antico con la preghiera per la conversione per gli ebrei hanno suscitato un vespaio nel mondo ebraico. Di nuovo, ieri Benedetto XVI ha voluto mettere qualche paletto. E' tornato a fare mea culpa' per l'antigiudaismo cristiano e ha ribadito la validità del Concilio vaticano II tanto viturperato dai lefebvriani. Senza nascondersi che a volte ci sono «problemi e difficoltà», ma senza dimenticare che, con gli ebrei, «c'è un clima di grande rispetto e dialogo». r.r.

© Copyright La Nazione, 18 gennaio 2010

Il dato interessante di certi articoli e' che finalmente sta emergendo il vero problema: la nazionalita' del Papa.
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Già, Raffaella. e poi tutti a stracciarsi le vesti quando l'OR ci ha chiamati (noi italiani) razzisti. Maria Pia