sabato 20 febbraio 2010

Curia Romana: al via gli esercizi spirituali con don Enrico dal Covolo. «Preti, una chiamata da riscoprire» (Cardinale)


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«Preti, una chiamata da riscoprire»

Curia Romana: al via gli esercizi spirituali con don Enrico dal Covolo

DI GIANNI CARDINALE

«Lezioni» di Dio e della Chiesa sulla vocazione sacerdotale. È questo il tema degli esercizi spirituali della Curia Romana, alla presenza del Papa , che si aprono domani – prima domenica di Quaresima – nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. A predicarli è stato chiamato quest’anno don Enrico dal Covolo, professore di letteratura cristiana antica alla Pontificia Università Salesiana, consultore della Congregazione per la dottrina della fede e postulatore generale dei figli di don Bosco. Avvenire lo ha intervistato.

Don dal Covolo, può spiegarci il titolo del tema delle meditazioni che proporrà a Benedetto XVI e ai suoi collaboratori?

Questo titolo racchiude sia la linea del metodo che quella dei contenuti. Il metodo sarà quello antico e venerando della lectio divina articolato nelle tappe tradizionali definite per ultimo da Guigo II priore della grande Certosa. E cioè: la lettura, la meditazione, la preghiera e la contemplazione. Insisterò molto sul fatto che la contemplazione nella lectio divina, così come la intendevano i nostri Padri, non è una preghiera particolarmente raffinata, ma l’impegno di conversione della vita. A questo approda la lectio divina, e a questo approdano anche gli esercizi spirituali.

E i contenuti, li ha scelti lei?

Il tema della vocazione sacerdotale nell’Anno del sacerdote mi è stato autorevolmente suggerito. Nella lettera di nomina per l’incarico che ho ricevuto, firmata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, era scritto che potevo svolgere un tema unitario, oppure anche illustrare dei medaglioni di sacerdoti esemplari. Ho pensato di accogliere entrambi i suggerimenti. Il tema unitario sarà quindi quello della vocazio- ne sacerdotale confrontata con i racconti biblici di vocazione, i quali hanno cinque tratti caratteristici: la chiamata di Dio, la risposta dell’uomo, la missione, il dubbio e la conferma rassicurante da parte di Dio. Ogni giornata, al mattino, passerò in rassegna sistematicamente questi cinque elementi tipici. Però mi riservo come ultima meditazione di ogni giorno, quella del pomeriggio, di illustrare un medaglione sacerdotale.

Quali ha scelto?

Si inizia con sant’Agostino, poi san Giovanni Maria Vianney, quindi, al termine della giornata penitenziale, mercoledì, illustrerò il profilo del curato di campagna di Bernanos. Il quarto profilo sarà dedicato al salesiano don Giuseppe Quadrio. L’ultimo medaglione sarà quello di Giovanni Paolo II, che ha restaurato la cappella nella quale si celebrano gli esercizi.

Con quali criteri ha scelto questi medaglioni?

Mi sembrava giusto partire dai grandi Padri della Chiesa. E la figura senza dubbio più significativa per questo è Agostino, tenendo conto dello straordinario impatto che egli ha avuto nel popolo cristiano; senza contare poi che – come è ben noto – la figura del santo vescovo di Ippona è particolarmente vicina al nostro Papa . Il Curato d’Ars era poi una scelta quasi obbligata, essendo stato preso – e giustamente – come figura esemplare per questo Anno Sacerdotale. Quello del curato di Bernanos è un profilo dolente di un sacerdote che passa attraverso il dubbio doloroso, il silenzio di Dio, le tenebre dello spirito, e mi pare che contenga in sé un messaggio molto importante e tutto sommato poco approfondito, cioè la solitudine, a cui deve formarsi il sacerdote: la solitudine non come vuoto esistenziale, ma come condizione per poter incontrare più in profondità il Signore.

Ha scelto una figura romanzata perché mancavano esempi concreti?

Sarebbe stato violare una intimità. Invece la figura creata da Bernanos permette di andare a fondo, senza svelare nessun segreto.

Don Giuseppe Quadrio è stato scelto perché salesiano?

Non solo per questo, ovviamente. Don Quadrio era un grande teologo, ed è in corso la sua causa di beatificazione. È l’esempio concreto che anche attraverso lo studio e l’insegnamento della teologia ci si può santificare. Inoltre, l’ampio epistolario di don Quadrio presenta un profilo pressoché ideale e completo del sacerdote, tale da poter essere proposto a ogni prete come modello.

E papa Wojtyla?

La sua figura verrà presentata al termine della giornata mariana, venerdì. E come tutti sanno la devozione di Giovanni Paolo II alla Beata Vergine Maria è veramente esemplare. È la devozione di un sacerdote alla Madre del sacerdozio.

Ma è così importante per un sacerdote, e anche per un Papa e per la Curia Romana, fare gli esercizi spirituali?

Secondo la tradizione della Chiesa gli esercizi spirituali sono importanti per tutti. Per un sacerdote sono addirittura obbligatori. Ogni anno il sacerdote è tenuto a fare un corso serio di esercizi spirituali. Perché, soprattutto nell’ambiente culturale in cui ci è dato di vivere, è fortissima la tentazione di dimenticare le motivazioni profonde della nostra vocazione sacerdotale, di appiattirci in qualche modo nel consumismo imperante. Gli esercizi spirituali sono sempre un « mettere ordine nella propria vita » , come diceva Ignazio di Loyola; ma in particolare per un sacerdote sono l’occasione provvidenziale per rifare nuovo l’innamoramento per Gesù e la dedizione al gregge che gli ha affidato. Tutto questo vale, a maggior ragione, per quei sacerdoti che la Chiesa, assistita dallo Spirito Santo, ha chiamato a compiti di responsabilità.

Quali sono gli elementi di spiritualità salesiana che inserirà nelle sue meditazioni?

Il salesiano può portare un’attenzione particolare all’aspetto educativo, a cui il Papa in questo momento è particolarmente sensibile. Ci ha richiamati con forza all’«emergenza educativa» del nostro tempo. Per loro natura, la spiritualità e la cosiddetta « santità salesiana » sono sempre molto legate al quotidiano. Al momento per momento. Al fare bene le piccole cose di ogni giorno. Anche in questi esercizi cercherò di mettere questa sottolineatura.
Come cioè le piccole cose di ogni giorno, fatte con fede e amore, conducono efficacemente il prete al traguardo della santità sacerdotale.

© Copyright Avvenire, 20 febbraio 2010

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