sabato 27 marzo 2010

John Allen: "Ratzinger è l’eroe della battaglia contro la pedofilia ma il metodo scelto dal Vaticano per difendersi è vecchio, superato ed inefficace"


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Intervista a John Allen

“La sostanza è poca ma il danno enorme”

di Maurizio Molinari

Ratzinger è l’eroe della battaglia contro la pedofilia ma l’impressione è che non stia facendo abbastanza perché il Vaticano risponde tardi e male ad uno scandalo che minaccia di allargarsi sempre più».

John Allen, vaticanista del «National Catholic Reporter», è fra i più attenti osservatori di quanto avviene nella Santa Sede e parla di un «colossale disastro in atto».

Cosa pensa dell’attacco del New York Times a Ratzinger?

«Ha due aspetti, uno riguarda l’immagine e l’altro la sostanza».

Partiamo dalla sostanza.

«Ce n’è molto poca. Ratzinger viene a sapere del caso Murphy solo alla fine degli anni Novanta.
Poco tempo dopo Murphy muore. E’ troppo tardi per fare un processo canonico. Difficile contestare la gestione».

E sul piano dell’immagine?

«Per la Santa Sede è un colossale disastro. Lo scandalo della pedofilia investe il Papa. Loro non sanno o non vogliono difendersi. La valanga di notizie investe il mondo intero. Al punto tale che l’attenzione assomiglia a quanto avviene quando muore un Papa».

Significa che lo scandalo della pedofilia investe l’Europa?

«È quanto sta già avvenendo. In Irlanda, dove mi trovo, è in atto un’ebollizione superiore a quanto avvenuto in America. In Germania c’è grande tensione».

Gli attivisti dei gruppi «Snap» di ex vittime degli abusi scommettono sull’affiorare di molti scandali in Europa...

«È quanto avvenuto in America. Le vittime si fanno avanti solo quando la campagna è già avanzata.
Non fanno mai il primo passo. E’ verosimile attendersi la moltiplicazione delle denunce di abusi in Europa».

Che opinione si è fatto dello scaldalo sulla pedofilia nella Chiesa cattolica?

«È iniziato in America, poi è stato il turno di Australia, Gran Bretagna, Irlanda, Germania ed ora investe la Santa Sede. Stiamo parlando di numerosi Paesi ma attenzione: due terzi dei cattolici vivono in nazioni dell’Emisfero Meridionale delle quali non sappiamo ancora nulla...».

E dunque?

«Lo scandalo potrebbe essere tutt’altro che finito. Potrebbe allargarsi presto a nuove nazioni. Anche perché, diciamo la verità, a sospingerlo sono le battaglie legali di avvocati che cercano risarcimenti ingenti dalla Chiesa. Anche le carte pubblicate dal New York Times sono state ottenute dai legali delle vittime di Milwaukee».

Come giudica l’operato di Benedetto XVI in questa vicenda?

«Si trova in una situazione paradossale perché lui ha fatto molto di più di Giovanni Paolo II contro la pedofilia. L’ha condannata a chiare lettere, ha incontrato le vittime, si è detto a favore dei processi civili per i responsabili. Per chi osserva il Vaticano da vicino non c’è alcun dubbio sul fatto che Ratzinger è il vero eroe di questa battaglia all’interno della Chiesa. Ma ciò non toglie che per chi invece osserva da fuori Ratzinger non fa abbastanza, esita, dovrebbe essere più energico e così via».

Questo è quello che si diceva di Mikhail Gorbaciov quando iniziò la perestroijka in Urss...

«Sì, c’è un parallelo fra le due situazioni perché si tratta di svolte che avvengono dall’interno di sistemi difficili da penetrare. Ma con una differenza: non credo che la Chiesa cattolica crollerà come avvenuto all’Unione Sovietica».

Come giudica il metodo scelto dal Vaticano per difendersi?

«Vecchio, superato e inefficace. Accusare i media di complottare contro il Papa, attaccare la Chiesa e altre cose simili serve solo a indebolire ulteriormente l’immagine del Pontificato.
La Chiesa dovrebbe pensare a comunicare non con gli scettici, gli accusatori o gli avversari ma con i fedeli che, qualsiasi cosa avvenga andranno comunque domenica in Chiesa in dozzine di Paesi del mondo.
A questi cattolici la Chiesa deve dire la verità, spiegare in maniera limpida che si tratta di responsabilità singole che saranno punite. Servono poche parole ma molto chiare. Invece guardate quanto sta avvenendo, ad esempio, a Monaco.
Il Vaticano ancora non ha neanche parlato in maniera schietta sullo scandalo che tiene banco in Germania».

© Copyright La Stampa, 27 marzo 2010 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Maria R. ha detto...

Purtroppo non posso che essere d'accordo sulla "debolezza" dell'intervento chiarificatore del Vaticano. Ma ricordiamoci che non è solo il Vaticano che non si "difende", perchè il silenzio è molto più generale e parte dal basso....e sapete già come la penso sulle "gestioni parrocchiali" di queste vicende e di ciò che, in generale, riguarda il Papa. Il disinteresse sembra essere non solo delle alte gerarchie, ma di tutta la Chiesa.

massimo ha detto...

raffa leggi fino in fondo
http://querculanus.blogspot.com/2010/03/chi-e-senza-peccato-scagli-la-prima.html

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

In tutte le occasioni difficili, noto sempre come al Santo Padre manchi un Ratzinger! (e, forse, anche un Navarro Vals)

Anonimo ha detto...

Alcune carte del caso Murphy potrebbero essere state date dai legali delle vittime, ma, a processo penale concluso, quello che riguarda la Cdf,, e le affermazioni di Weakland sul mancato pentimento del prete pedofilo, può averle dato solo il vescovo preso in flagranza e cacciato dalle sue meravigliose cariche. Credo che fra i numerosi antiratzingheriani dentro la Chiesa, non ci sia solo Weakland a pensare che la vendetta sia il miglior perdono. Eufemia

Raffaella ha detto...

Concordo con Eufemia!
Questo e' un attacco intraeccelesiale in piena regola.
Chi non l'ha ancora capito apra gli occhi!
R.