giovedì 22 aprile 2010

Lettera al teologo Küng di Pier Giordano Cabra (Osservatore Romano)


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Lettera al teologo Küng

Caro Hans

Pubblichiamo la lettera aperta al teologo svizzero scritta dal suo primo editore in Italia.

di Pier Giordano Cabra

Caro Hans, leggendo la tua lettera ai vescovi mi sono sentito d'accordo quando scrivi: "Se oggi in questa o in quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l'opera pastorale risulta inefficace, se manca l'apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete e al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia".
Qui trovo presente la coscienza del senso della complessità dei problemi, a partire dal non univoco concetto di "rinnovamento" della Chiesa.
Il rinnovamento è stato infatti inteso in questi anni in molti modi, secondo le preferenze personali e culturali, partendo da quella del cambio delle strutture a quella della conversione personale e comunitaria.
Dal resto della tua lettera mi pare che l'attenzione sia posta prevalentemente se non esclusivamente sulle riforme "strutturali". Mi sarebbe piaciuto trovare anche un cenno allo scandalo della Croce che rimane, dopo che tutti gli altri scandali sono stati tolti, quindi alla serietà della sequela di Cristo, sempre scandalosa, dell'amore di Dio da vivere e da diffondere spesso controcorrente, alla necessità della penitenza e dell'umiltà.
Sarà solo un'azione di ingegneria ecclesiastica che risolve il problema della testimonianza cristiana?
E poi: perché, proprio in nome della complessità, non rendere omaggio a Chi porta avanti il rinnovamento evangelico dei cuori prima e a preferenza di quello delle strutture?
C'è inoltre una questione di stile, che tradisce la sostanza, cioè il misconoscimento del primato della carità, o della carità nella veracità: "Se non ho la carità, sono un bronzo che rimbomba", dirà proprio Paolo nella prima lettera ai Corinzi.
La carità è magnanima, è benevola: bisogna leggere tutto l'inno alla carità, che è il programma della ecclesia patiens, della casta meretrix, capace di rinnovarsi e di superare tutte le bufere, perché "dove c'è carità e amore, lì c'è Dio".
Necessaria la veracità, ma "la più grande di tutte è la carità" (1 Corinzi, 13, 13), che riconosce generosamente il lavoro altrui, che non oppone né divide, che non maggiora le colpe, che è consapevole che ogni profezia è imperfetta.
Forse se la tua lettera avesse respirato un poco di più l'inno alla carità, sarebbe risultata un augurio più elegantemente evangelico all'antico Collega, in occasione dei suoi anniversari, e un contributo più fruttuoso per la Chiesa che sta soffrendo per le debolezze dei suoi figli.
Spero di non aver mancato di carità nel dirti questo, perché senza la carità non sarei nulla.
Mi dispiacerebbe essere considerato un pio ecclesiastico che fa pie considerazioni su affari seri, perché allora bisognerebbe distinguere tra i testi del Nuovo Testamento quelli destinati alle persone pie e quelli destinati alle persone serie.
Non considerandomi persona particolarmente pia o seria, chiedo la comprensione della tua carità. Sempre con stima per il tuo imponente lavoro.

(©L'Osservatore Romano - 23 aprile 2010)

Mah...mah...mah...molto piu' incisiva la lettera di George Weigel!
R.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

sai quale lettera sarebbe più incisiva: quella di scomunica!
Jacu

Anonimo ha detto...

Bello il riferimento a 1 Corinzi 13; attenzione pero' che se "l'inno alla Carita'" arriva solo al capitolo 13 e' perche' dall'1 al 12 si affrontano in modo molto specifico e preciso i vari problemi che poi sono riassunti al capitolo 13 con quell'Unicum che deve essere il punto di riferimento per tutti e cio' a cui tutti dobbiamo tendere.
Il servizio della "verita'" c'e' da 1 a 12, il 13 sottolinea il primato della "carita'".

Anonimo ha detto...

A me sembra un invito a stare dentro o fuori alla Chiesa, dove i primi cristiani si contraddistinguevano per quanto si volevano bene.E poi quell'"imponente", suona ironico. Eufemia

Caterina63 ha detto...

...cara Raffaella...se si continua ad usare (o peggio a separare) la Carità per NASCONDERE la Verità la quale, volente o dolente, deve essere detta e addirittura GRIDATA DAI TETTI....possiamo scrivere cento lettere a Kung e affini che nulla cambierà...

E' la Verità che cambia i percorsi, i cuori e le opinioni, non le nostre parole o le nostre idee o le nostre interpretazioni anche sulla crisi della Chiesa...
qui e maggiormente va detta la Verità senza se e senza ma...
ma comprendo l'OR che tenta di fare l'equilibrista, così come molti vescovi, giocano tutti d'equibrilismo, solo in pochi hanno il coraggio di parlare, ma nessuno da loro l'eco che meritano...

mariateresa ha detto...

beh, certo Weigel ha il peperoncino nella tastiera, ma se leggete bene Cabra sta dicendo a Kung che non si comporta come un cristiano. Detto a un prete non è un rilievo da poco.
Parla, parla pure, proponi le tue ingegnerie così acute, sembra dirgli , ma di che utilità sei alla Chiesa se non hai un briciolo di carità e rispetto umano?
Allora, per riformare la Chiesa tanto varrebbe affidarsi a una società di consulenza esterna.
Non è così leggerino il rilievo.
E' la stessa sensibilità che Kung dimostrò verso GPII morente.
Sono persone che la mattina quando si alzano e vanno davanti allo specchio si inchinano rispettosamente in segno di innamoramento della propria persona. E siccome non sono mai state confutate e sono abituati agli sviolinamenti dei media , con il tempo sono peggiorate e sono approdate al complesso napoleonico, con tanto di mignolo nell'orecchio.
Quando si aprirà la petizione "Kung vai a zappare i radicchi", mi precipiterò a firmare così veloce che sarò scambiata per un meteorite.

Leo X ha detto...

Exsurge Domine!

Anonimo ha detto...

No no no, altrimenti trasforma i radicchi in cavoletti di bruxelles. :)

sonny ha detto...

Applausi per Mariateresa!